Un manga che promette profonde riflessioni. “Girl from the other side” è ciò che viviamo ogni giorno, è il ricordo di una visione del mondo priva di pregiudizi, quella che solo un bambino può avere
I manga seinen (considerati adatti ad un pubblico che abbia raggiunto la maggiore età) sono soliti affrontare tematiche importanti ed impegnative. Al contrario di ciò che accade, spesso, negli shounen, che pure possono trattare argomenti importantissimi, i temi vengono trattati in modo meno diretto ed esplicito ma implicano, solitamente, uno sforzo in più, da parte di chi legge, per poterli carpire. Siamo abituati, ad esempio, a vedere i protagonisti degli shounen tirare in ballo sentimenti di amore ed amicizia ma anche rivalità ed odio in maniera tutt’altro che criptica. Questo, nei seinen, accade molto di meno. La “morale” di un racconto seinen è il prodotto che il lettore ricava dalla sua sola interpretazione. Le differenze di vedute e tra le interpretazioni tendono a generare, quindi, anche dei vivi dibattiti sul senso di una storia o di un manga.
La premessa è doverosa per contestualizzare, da un punto di vista narrativo, il manga Girl from the other side. L’editore italiano J-pop (che ha gentilmente messo a diposizione di iCrewPlay un’anteprima dell’opera) ha da poco inziato la serializzazione di “Girl from the other side” nel Bel Paese ma l’opera del mangaka Nagabe vide la sua prima uscita giapponese nel 2015.
La ragazza dell’altro lato
Ci ritroviamo in un mondo diviso in due: l’interno e l’esterno. Questa suddivisione è dovuta all’esistenza di “esseri maledetti” che con la loro influenza e con il loro tocco, possono rendere i “normali” come loro. “Esseri maledetti” e “normali” sono termini afferenti al punto di vista di chi, spaventato dalla possibilità di essere “maledetto”, ha scelto di rintanarsi nella propria roccaforte creando, di fatto, l’interno. In quest’ottica, l’esterno coincide con un mondo allo sbando, popolato da demoni. Il punto di vista del racconto, però, è vicino a una di queste creature esterne e ad una bambina, Shiva, che vive con lui. La bambina è l’unica abitante rimasta in un villaggio in cui l’arrivo degli estranei (così sono definite le creature che popolano l’esterno) ha spinto la gente che ci viveva ad abbandonarlo. Il mostruoso essere, però, si prende cura della bambina e, evitando di toccarla per non renderla come lui, instaura con lei un rapporto di affetto.
I temi
Già da questo primo volume, risulta evidente come nel manga vibrino corde che richiamano domande e temi come, ad esempio, la paura di ciò che non si conosce ed il pregiudizio. Il “mostro” genera repulsione in chi lo vede, eppure lo sguardo innocente e puro di Shiva vede in lui un compagno di giochi, un amico ed un maestro. Come in ogni seinen che si rispetti, però, è difficile che il tutto si sintetizzi nel semplice “loro erano buoni ma non sono stati capiti”. La paura verso gli estranei potrebbe non essere del tutto ingiustificabile. Tuttavia, solo arrivando fino in fondo alla storia, ognuno potrà trarre le proprie conclusioni e, probabilmente, degli insegnamenti.