La storia fittizia di un vero protagonista
Salve a tutti iCrewers, e bentornati con l’ultimo appuntamento della rubrica dedicata a Miyazaki e allo Studio Ghibli. Ebbene sì, a nostro malincuore dobbiamo informarvi che questo sarà l’ultimo appuntamento di questa rubrica. E quale miglior titolo per dirci addio se non l’opera di ritiro di Miyazaki? Parlo di Si alza il vento.
Il film, uscito nel 2013, venne annunciato come l’ultima opera del regista prima del suo ritiro definitivo, anche se nel 2017 egli stesso ha annunciato il suo ritorno sulla scena (o forse è meglio dire dietro la scena?). Come quasi tutte le opere di Miyazaki, il film ha ricevuto molti premi e si è candidato al premio Oscar e al Golden Globe come miglior film d’animazione.
Il film nasce come progetto manga, che Miyazaki intendeva intraprendere come puro diletto. Subito dopo Ponyo sulla Scogliera, l’autore iniziò a delineare una storia sulla vita di Jiro Horikoshi, ingegnere giapponese e progettista del caccia Mitsubushi A6M Zero, il caccia più temuto e letale mai comparso sullo scenario della Seconda Guerra Mondiale.
Da appassionato di aerei, Miyazaki voleva evidenziare quanto fossero meravigliosi, sebbene gli umani li utilizzino come armi. Ciò che ne uscì fu un lavoro ancora incompleto, ma che Miyazaki decise di trasporre in una sua pellicola sotto l’incitamento dell’editore Toshio Suzuki.
Sinossi
La storia rielabora, aggiungendo elementi di fantasia, un periodo della vita di Jiro Horikoshi, mettendo in risalto i suoi sentimenti, i suoi desideri e le sue passioni. Jiro è un ragazzo che desiderava diventare pilota di aerei, ma questo fu impedito a causa della sua miopia. Una notte, al ragazzo compare in sonno Giovanni Battista Caproni, pioniere dell’industria aeronautica, che lo esorta a coronare i suoi sogni costruendo aeroplani, invece di pilotarli.
Jiro, una volta raggiunta l’età, parte per l’università di Tokyo per studiare ingegneria aeronautica. Nel viaggio sul treno conosce Naoko, una ragazza bellissima, e dopo averla aiutata si congeda con lei senza averle detto il suo nome. La incontrerà nuovamente anni dopo e si innamorerà di lei.
Il confine tra realtà e finzione
Jiro Horikoshi è un personaggio storico realmente esistito, e Miyazaki ha potuto attingere informazioni sulla sua vita tramite l’autobiografia da lui scritta. Ma non è finita qua. Per la creazione del suo protagonista, il genio di Miyazaki non si è fermato a trasporre un personaggio reale, ma ne ha fusi due insieme. Si è ispirato anche allo scrittore giapponese Tatsuo Hori, da cui ha preso il titolo del film ispirandosi ad un suo romanzo.
Mettendo insieme questi due personaggi storici, Miyazaki ha dato vita ad un protagonista malinconico, ma pieno di sogni e di speranze, ed una gran volontà di realizzarli. Inoltre, creando il personaggio totalmente fittizio di Naoko ha creato anche una scintilla di passione nel cuore del suo protagonista, che non svanirà mai fino alla fine del film.
La biografia del personaggio come i suoi studi, la sua carriera lavorativa sono fedeli a quella reale, ma ogni aspetto della sua vita sentimentale è pura finzione, inventato dalla mente e dalla fantasia di Miyazaki.
Cosa ci vuole dire Miyazaki?
Nel film vediamo molte delle tematiche ricorrenti nella filmografia di Miyazaki, come il volo, la natura. Ma quello che il maestro voleva trasmetterci era la sua visione della vita. Passioni, sogni, paure, incertezze. Il sogno, quello di un giovane ragazzino, e la sua realizzazione, sebbene non nel modo sperato. La bellezza del sogno, e come guida l’uomo. Per il maestro una vita senza sogni è incompleta, poiché ci costringe a fermarci dove siamo. Anche se le cose vanno diversamente da come vogliamo, si deve continuare a sognare.
Anche se a malincuore, devo rinnovare i miei saluti di addio per questa rubrica. Ho cercato di chiudere in bellezza, facendo meno spoiler possibili per darvi la possibilità di godervi l’opera appieno. Come insegna Miyazaki, non smettete di sognare.