Il mondo del fumetto italiano è molto particolare, per una lunga serie di motivi che è complicato elencare in breve tempo.
Da lettore pluriennale di fumetti (e non solo), uno degli elementi che spesso mi ha lasciato spaesato nella produzione nostrana è quello che definirei una sorta di equivoco sugli autori talvolta generato, in buona fede il più delle volte, dalle stesse case editrici.
Un esempio, per me, lampante è proprio Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ. L’autore romano è senza dubbio un visual artist di assoluto valore; il suo stile può piacere o meno, ma la sua abilità nel passare senza troppi problemi dalla carta, al design industriale, all’animazione va sicuramente riconosciuta.
Purtroppo, già dai tempi di Golem, Ceccotti scrive anche alcune sue opere, che personalmente ritengo i suoi lavori meno riusciti e che mi lasciano molto perplesso davanti alle ovazioni che puntualmente ricevono. E questo è anche il caso di Geist Maschine di cui è da poco uscito per Bao il primo volume di quella che sarà una trilogia che ci terrà compagnia per qualche tempo.
La particolarità di Geist Maschine è che si tratta di un fumetto che arriva in volume dopo essere stato creato in diretta su Twitch; un esperimento interessante, che ha sfruttato anche la peculiare condizione in cui viviamo da ormai più di un anno per dare vita ad un’opera in cui i lettori fossero in qualche modo partecipi e in cui le possibilità per l’autore di creare, cancellare e ricreare fossero quasi azzerate.
Scendendo più nel dettaglio di Geist Maschine, appare immediatamente evidente come le tematiche affrontate siano quelle care a LRNZ come il rapporto tra natura e tecnologia, con un rovesciamento rispetto quanto visto in Golem.
Se nella prima opera di LRNZ, era la tecnologia a farla da padrone e la natura diventava via di fuga dalla quotidianità asfissiante, in Geist Maschine ci troviamo in un mondo post apocalittico in cui la civiltà è stata spazzata quasi del tutto via da una non meglio specificata catastrofe che intravediamo nelle prime tavole.
Come da cliché, l’umanità si è divisa tra chi sopravvive in mezzo alla natura ormai selvatica e in cui l’uomo da predatore è diventato preda e quelli che, teoricamente più fortunati, abitano le ultime città esistenti in cui è possibile intravedere un pizzico di normalità.
I protagonisti della storia, che inizia in medias res e rimane sempre un po’ confusa sullo sfondo, sono due giovani fratelli Len e Sol che conosciamo mentre con la madre e il suo compagno sono in marcia per raggiungere Otan, una città della cui esistenza non sono nemmeno sicuri ma che sperano possa offrire a tutta la famiglia un futuro più sicuro e tranquillo dell’angosciante presente.
Ma ricordi che il presente è una selva oscura? Ecco, nemmeno il tempo di fare la conoscenza di questa strana famiglia che Len e Sol si ritrovano orfani e probabilmente incapaci di sopravvivere contando solo sulle loro forze, se non fosse per Aiden un giovane bizzarro che pur essendosi scontrato con i genitori dei ragazzi decide di salvarli da una muta di lupi sanguinari e costituire con loro una sorta di nucleo familiare di cui, nonostante le apparenze, sente evidentemente il bisogno.
L’equilibrio precario venutosi a creare viene sbilanciato dalla comparsa di Eirene, una ragazza che scopriremo provenire proprio dalla città di Otan che finirà per mettere involontariamente in pericolo il gruppo composto dai suoi nuovi amici.
Nonostante il contesto molto ampio in cui è calata la storia di Geist Maschine, LRNZ ha deciso di dedicarsi quasi esclusivamente (almeno in questo primo volume) alla porzione di mondo occupata dal terzetto protagonista; l’idea è probabilmente quella di svelare, all’interno della trilogia, lo sviluppo e la crescita di Sol, Len e Aiden in un mondo del tutto ostile.
Questo purtroppo fa si che tutto quello che avviene in torno ai ragazzi è poco comprensibile e sfumato, dal momento che sappiamo che c’è stato un cataclisma, che l’umanità è sull’orlo dell’estinzione e che esiste (ennesimo cliché) una pandemia di quello che viene denominato mundomorbo, di cui poco sappiamo se nonché trasforma gli esseri umani in soggetti brutti ma innocui, come ci avverte lo stesso Aiden.
Ed in effetti i pericoli vengono da chi è di bell’aspetto ed in apparenza ultimo baluardo della civiltà, altro elemento che (spiace dirlo) ma è l’ennesimo cliché che abbiamo visto dozzine di volte nei fumetti, anche italiani come Bacteria, e non solo.
Proprio dalla città di Otan parte quello che dovrebbe essere l’ultimo Geist, il cui nome richiama il gusto dei mangaka per le parole occidentali, strano mecha gigante dal design tanto bizzarro quanto interessante, incaricato di riportare a casa la piccola Eirene e condurla al destino che qualcuno ha già deciso per lei da tempo.
Il ritmo della storia è molto sincopato, con pochi (ma importanti) momenti in cui l’azione lascia lo spazio alla riflessione e alla scoperta dei pensieri più intimi dei personaggi. E’ un modo di narrare la storia molto efficace, va riconosciuto, ma viene il dubbio che sia “studiato a tavolino” per nascondere il vuoto che si cela dietro le tavole.
Probabilmente è un aspetto imputabile ad una storia ad ampio respiro, ma di certo non agevola la lettura di questo primo numero, che risulta poco avvincente e troppo poco originale e lascia troppi interrogativi che potrebbero anche scoraggiare il lettore nel proseguire.
Segnali di stile
Quello che emerge chiaramente in Geist Maschine è lo stile di LRNZ che potremmo quasi definire euromanga: le influenze dei grandi sensei giapponesi sono chiare, con la palette colorata e il tratto pulito che richiamano in special modo il Miyazaki degli esordi, quello di Mirai shonen Konan (meglio noto come Conan il ragazzo del futuro) e conferiscono vitalità alle tavole.
Molto interessante è il contrasto visivo tra gli umani e la natura e tra questa e i resti della tecnologia terrestre; il risultato riesce ad esprimere il contrasto tra tutti gli elementi, restituendo la sensazione di un ambiente impervio e pericoloso.
Non giova particolarmente, specie nella lettura su device elettronici, il lettering manuale a cui ricorre LRNZ nel tentativo di creare qualcosa di particolare (che può anche funzionare su carta) ci troviamo davanti ad un font che diventa un po’ pasticciato nella lettura su tablet (nel mio caso ho usato il fido Fire che riservo alle letture digitali).