Bentornato in questa nuova recensione! Quest’oggi parleremo di un anime di pochi anni fa che, quando uscì, ottenne un notevole successo: si tratta di Gakuen Babysitters.
Gakuen Babysitters è un’anime che trae vita dal manga di Hari Tokeino, la cui pubblicazione è ancora in corso. Dalla serie di manga è stato tratto un adattamento animato, con episodi generalmente divisi in due parti, ognuna delle quali indipendenti l’una dall’altra, eccezione fatta per quelle che introducono nuovi personaggi. Il manga attualmente si compone di 22 volumi ed è ancora in corso. Proprio perché è così lungo, gli episodi tratti nell’anime sono decisamente meno del manga e mancano effettivamente anche diversi personaggi secondari che appaiono nelle fasi successive.
La serie purtroppo è inedita in Italia.
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La trama di Gakuen Babysitters
In loro soccorso arriva però una donna, un’anziana proprietaria di una scuola e anche lei vittima della perdita di suo figlio e di sua nuora, che dopo aver notato che i due erano gli unici a non piangere alla riunione che si era tenuta con tutti i parenti delle vittime, decide di adottarli, a patto che Ryuuichi si occupi del club dei babysitters, dove le insegnanti e il personale della scuola lasciano i figli più piccoli. E così inizia la nuova vita dei due fratellini.
Impressioni su Gakuen Babysitters
Dal punto di vista grafico, c’è una netta distinzione tra i personaggi adolescenti e quelli bambini. Nonostante i bambini debbano avere intorno ai 3 anni, come si può vedere dall’immagine di sopra, il modo in cui sono disegnati in realtà li rende molto più simili a degli infanti di non più di un anno. Anche le proporzioni sono le stesse di bambini di quell’età.
Eccezion fatta per alcune puntate, la storia non ha un vero e proprio filo narrativo, ed è piuttosto un insieme di tanti eventi che fanno vedere le esperienze di vita sia dei due piccoli come studenti, che dei due che si adattano in una nuova famiglia.
Per essere una serie con una trama così leggera, ha una storia di fondo davvero tragica.
Ryuuichi e Kotaro sono infatti orfani dei genitori, morti entrambi in un incidente aereo. Durante un incontro fatto in seguito all’incidente, i due vengono visti dalla madre di una delle vittime, una direttrice di una scuola, che notando che i due bambini, nonostante siano i più piccoli all’interno di quella stanza, non versano lacrime, decide di adottarli, facendo sdebitare il più grande attraverso il lavoro nel “club dei babysitters”, una specie di asilo nido dove i docenti lasciano i loro figli.
La signora è inizialmente, almeno all’apparenza, molto burbera, ma inevitabilmente si affeziona ai due piccoli fratellini, sentimento ricambiato anche dai due.
La storia è piena di scene comiche che arricchiscono la narrazione. Ai personaggi principali, si inseriscono numerosissimi personaggi secondari, sia sul versante degli adolescenti che su quello degli adulti. Anche se sono secondari, i personaggi sono tutti molto ben caratterizzati.
Scene particolarmente comiche sono quelle piene di fraintendimenti, per esempio Inui, un senpai di Ryuuichi, che, dopo aver soppresso i suoi sentimenti per una docente, scambia il ragazzo per una ragazza dopo che un altro dipendente dell’asilo (Usaida) gli aveva messo una parrucca, oppure le scene in cui la madre di Karin, la bambina più grande, appare all’improvviso da posti inaspettati con qualche citazione comica.
Tenerissime sono anche le scene che vedono come protagonisti Takuma e Kazuma, i due gemelli del club, identici nell’aspetto ma decisamente opposti nel comportamento, tratto che i due hanno ereditato dai loro genitori: la madre, infatti, insegnante di educazione fisica, è una persona sempre allegra e solare, mentre il padre, un attore alquanto affermato e popolare, è invece un frignone.
Nell’anime è presente anche Taka, il bambino dai capelli neri, fratello minore di uno dei migliori amici di Ryuuichi, che ha un atteggiamento completamente opposto rispetto a Kotaro: è infatti estremamente vivace e un gran rompiscatole, cosa che causa non poche seccature al fratello maggiore.