Le pubblicazioni Image Comics hanno una costante che, volenti o nolenti, finisce per contraddistinguerle: la durezza dei protagonisti, tanto nei tratti quanto nella caratterizzazione. Fear Agent, chiaramente, non fa eccezione: al di là della percezione, cosa può esserci di più duro di un texano alcolizzato dal grilletto facile in cerca di vendetta?
Heath Huston, personaggio alle cui vicissitudini è dedicata l’opera, risponde perfettamente a questa descrizione. Tuttavia, non si tratta, come potresti pensare, di un pistolero del vecchio West, bensì di uno spiantato viandante iperspaziale un tempo membro dei Fear Agent, un corpo di vigilantes d’élite nato in Texas all’indomani dell’invasione e devastazione della Terra da parte di un impero alieno dominato dalla razza nota come Dresseniani.
Questo primo volume raccoglie i primi due archi narrativi dell’opera, ‘Ripartenza‘ e ‘La mia guerra‘, originariamente pubblicati negli Stati Uniti in formato spillato tra il 2005 e il 2006, che insieme all’undicesimo furono l’unica sezione della serie ad essere pubblicata da Image prima del passaggio di testimone a Dark Horse Comics, che si occupò dell’edizione dei restanti venti numeri (la serie si è conclusa nel 2011). Oggi possiamo gustarla in lingua italiana grazie, ancora una volta, a saldaPress.
Sceneggiatore dell’opera è Rick Remender, la cui mano traspare in larga parte delle vicende narrate in questo primo volume, mentre alle matite, un arco dopo l’altro, si sono alternati Tony Moore (artista dietro ai primi sei numeri di The Walking Dead e collaboratore di vecchia data di Robert Kirkman) e il filippino Jerome Opeña, collaboratore di fiducia di Remender e prolifica matita Marvel.
Fear Agent, una vendetta ai confini dello spazio e del tempo
Heath Huston, dopo un imprecisato periodo di tempo passato nel corpo dei Fear Agent, cerca ora di sbarcare il lunario lavorando come disinfestatore di alieni in maniera totalmente freelance.
Tra un contratto e l’altro, e spesso anche durante lo svolgimento delle proprie mansioni, annega i suoi dolorosi ricordi trangugiando compulsivamente alcool. Egli ha infatti perduto la moglie Charlotte e il figlio Kent durante l’invasione dresseniana poc’anzi menzionata. L’unica compagnia a dargli un po’ di conforto è costituita da Annie, l’intelligenza artificiale che regola i sistemi della sua astronave.
Un contratto finito male sul roccioso e decadente pianeta Frazterga lo rende testimone di uno strano evento. Il mistero si infittisce ulteriormente quando trova la medesima forma di vita da lui epurata su una stazione spaziale in rovina, dove fa la conoscenza di Mara Esperanza, una scienziata warp impiegata in loco e rimasta l’unico essere senziente sopravvissuto all’invasione.
Un breve dialogo è sufficiente a Heath per spiegarsi cosa sta succedendo: i Dresseniani stanno usando la forma di vita incriminata, un’informe e insaziabile specie aliena note come Divoratori, come arma biologica onde approntare una nuova espansione per il proprio impero.
La prova delle conclusioni dell’ex-Fear Agent si palesa quasi subito, allorché un manipolo di Dresseniani costringe lui e la sua nuova compagna di sventure ad una rocambolesca fuga che si conclude in un modo inaspettato. Un modo che tuttavia potrebbe costituire l’opportunità di una vita per Heath, garantendogli finalmente l’agognata rivalsa sulla sua nemesi intergalattica.
Tratti classici e temi classici, forse inflazionati
Il primo aggettivo che viene in mente sfogliando le numerose pagine di questa prima raccolta degli spillati di Fear Agent è ‘classico‘: non c’è elemento grafico che non tradisca l’influenza delle storie di fantascienza come venivano raffigurate nella prima metà del secolo scorso.
La tenuta di Heath, le sue armi e la sua stessa astronave ricalcano tali canoni, per un risultato che a conti fatti risulta piacevole alla vista, specie per coloro che amano la fantascienza com’era un tempo, vale a dire più ‘fantasia‘ che ‘scienza‘ (senza tutte quelle complicate aderenze alle verità scientifiche come è stato ad esempio per un Interstellar (2014), un’opera filmica fantascientifica talmente verosimile da sconcertare chi guarda, rendendolo edotto sulla triste verità che viaggiare nello spazio equivale giocoforza a perdere o guadagnare tempo.
Il tempo, quasi per coincidenza, è proprio un altro dei punti focali dell’opera, oltreché un ulteriore marcatore di classicismo. Nello specifico si parla di reiterati viaggi nel tempo. Una tematica, questa, trita e ritrita dalla narrativa contemporanea, fantascientifica e non, con risvolti quindi abbastanza prevedibili (in questo caso viene da chiedersi se chi ha scritto la sceneggiatura della serie televisiva Loki non abbia letto un po’ troppe volte Fear Agent).
Un altro sintomo del suddetto classicismo, sempre a livello di sceneggiatura, è rappresentato da un’altra tematica abbastanza costante (ma forse un po’ meno invasiva durante lo scorso decennio rispetto al passato): la clonazione. Tra pecore nella realtà e intere razze senzienti nella fantasia/fantascienza, anche la clonazione risulta eccessivamente frequente come elemento da inserire all’interno di un’opera, qualunque sia il medium.
C’è da dire, tuttavia, che al di là di queste tautologie la sceneggiatura rimane comunque degna di chi l’ha scritta (dopotutto stiamo parlando della penna dietro a quel capolavoro di terrore cosmico che è Dead Space del 2007, una delle opere horror videoludiche che ha segnato la prima decade di questo secolo). Parimenti i personaggi trovano ciascuno il giusto spazio, ricevendo una caratterizzazione meritevole di essere definita tale.
Tornando a discutere del versante puramente grafico ed estetico, anche i disegnatori hanno saputo conformarsi ai canoni classici dell’opera, con un’organizzazione abbastanza nella norma tanto delle vignette quanto di didascalie e balloon. Il character design, lo ribadiamo, oltre a risultare anch’esso ‘classico’ aderisce senza se e senza ma ai canoni Image di durezza già esplicitati a inizio recensione.
Se quanto ti abbiamo raccontato su Fear Agent ti ha invogliato a recuperare l’opera, puoi trovarla su Amazon al seguente link.