Disponibile dal 4 novembre, si intitola La morte è un dandy il primo numero di Eternuty, nuova opera di Alessandro Bilotta.
Ambientata in una Roma immersa nella nostalgia, la storia vede uomini e donne alla ricerca di un’immortalità terrena o celeste: un viaggio negli ambienti del cinema, dell’arte, della televisione, della politica, parti della Babele di una Città che si dichiarava eterna.
Alceste Santacroce, in arte Sant’Alceste, scrive per il settimanale scandalistico l’Infinito ma è alla ricerca del senso dell’esistenza, forte della sua abilità a trovare accessi impensabili. Quando conosce Lucrezia è combattuto tra il lavoro e l’amore. La vicenda si conclude nel secondo numero, pubblicato questo mese, Rovine metaforiche visitate dai turisti.
“Eternity è soprattutto il ritratto di un’ epoca che è esistita e che allo stesso tempo non esiste ancora, popolata da personaggi accecati dalle illusioni, a cominciare dal decadente protagonista”
Disegni e copertina di Sergio Gerasi, colori di Adele Matera per un cartonato di 72 pagine a colori in formato 22 x 30 cm, in vendita a 17 euro, in promozione a 16.15 su Amazon.
Trama di Eternity 1
A una festa in maschera, il giornalista scandalistico Alceste Santacroce – che si firma Sant’Alceste e ama definirsi cronista mondano – va in overdose e viene ricoverato in ospedale. Tornato a casa, trova la compagna a letto con Tiberio Porpora, che il giornalista conosce in quanto “cacciatore di vecchie coi soldi”: anziché adirarsi, gli chiede se può raccontargli qualcosa dell’anziana contessa Cardarelli, sua ex compagna, scatenando le ire della compagna infedele.
Sant’Alceste va in redazione di Infinito a parlare con il direttore, l’inquietante Quinto Serafini: l’uomo, ex-attore affossato dalle voci sulla sua omosessualità, gli annuncia la probabile chiusura della rivista.
A un evento mondano, ad Alceste viene proposto di abbandonare lo scoop sulla Contessa Cardarelli per seguirne uno più grande, una storia che riguarda il Ministro della Famiglia e l’influencer Lucrezia. È presente anche la donna, che doveva essergli presentata nella festa di qualche tempo prima: gli si avvicina quando capisce che l’uomo sta andando via, lasciando intendere un certo interesse per lui. Al successivo incontro, di fronte all’Eternity, locale una volta di moda e ora abbandonato, Lucrezia lo bacia.
A cena, i due conversano allegramente sui metodi di suicidio. Alceste dichiara che la donna è stata una sorpresa che ha scombinato i suoi piani, ma pubblica comunque lo scoop sull’influencer e il ministro, mettendo in difficoltà entrambi. La donna chiede un ultimo incontro: si fa trovare dentro la teca della performance effettuata giorni prima, che in teoria si apre solo dall’interno. Si suicida con un’iniezione, davanti ad Alceste, che scopre troppo tardi che in realtà la teca era aperta. Arrivato sotto casa, vede fiamme uscire dalle sue finestre, e sembra preoccupato più che altro per i numeri del suo amato fumetto Falco Blu.
Sviluppo
La morte è un dandy si apre con un’introduzione autobiografica e introspettiva di Alessandro Bilotta – unico contenuto extra del volume, a parte brevi biografie dello sceneggiatore e di Gerasi- in cui parla di malinconia e mal di testa, sindrome dell’abbandono, mancanza di senso di appartenenza, necessità di riempire o tenere libero il tempo. Legata a questi aspetti, la passione per il fumetto, rinforzata dalla reputazione di sottoprodotto culturale destinato ai bambini.
Elementi che ritornano nella storia: Alceste Santacroce e il direttore dibattono sulla mancanza e l’uso del tempo, la passione di Alceste per i fumetti emerge più volte, il protagonista e molti comprimari sono persone malinconiche e sole – o in una relazione che presto o tardi rivela la sua vacuità o la sua fragilità.
Nel gioco di rimandi e (auto)citazioni, al ristorante Alceste incontra una persona identica a Mercurio Loi (altro personaggio inventato da Bilotta).
La vicenda si svolge in una Roma in cui sono tornati di moda gli anni 60 (ma Alceste usa un avveniristico cellulare trasparente): abiti, pettinature, oggetti, televisori in bianco e nero, paparazzi con macchine fotografiche d’epoca. Il tutto sembra una ricerca dell’edonismo della Dolce Vita, anche se in certi momenti l’impressione è di trovarsi ne La grande bellezza.
“Lo snob diventa pazzo per essere invitato a una festa, il dandy fa l’impossibile per essere cacciato”. Salvador Dalì
L’ambientazione, il fascino di una Roma “anni 60”, le espressioni dei personaggi, il tono della storia, il contrasto tra apparenze e sofferenze interiori sono resi magnificamente da Sergio Gerasi, coadiuvato dai colori attenuati di Alice Matera, abile anche nel gestire luci e ombre delle tavole. Anche l’espressività dell’epilogo viene reso in tutta la sua drammaticità.
Alceste, solitamente cinico, pronto a sfruttare la propria salute e le relazioni personali più intime, viene affascinato da Lucrezia che si rivela invece molto fragile, timorosa di venire dal nulla e diventare nulla dopo una vita senza significato: Alceste sembra incapace di rassicurarla. Il racconto è disseminato di dettagli che solo inizialmente sembrano irrilevanti. Dà invece nell’occhio l’attore del fotoromanzo Cuori in volo, disegnato in bianco e nero.
Ricorrono alcune dinamiche, come il tentativo di Alceste di spiegare che la maschera indossata alla festa e alcuni suoi volumi non riguardano Anonymous, bensì il celebre fumetto V for Vendetta di Alan Moore: puntualmente il protagonista interrotto da qualcuno che esclama “Quinto Serafini!” dopo aver riconosciuto il direttore di Infinito.
Per la carriera e il prestigio, Alceste è disposto a mettere tutto in secondo piano: scopriamo che è stato lui a scrivere l’articolo che ha rovinato la carriera da attore di Serafini. Anche l’overdose con cui si apre la storia potrebbe essere stata deliberata?
Le profonde differenze tra Alceste e Lucrezia risaltano particolarmente quando il gioco di apparenze che li coinvolge crolla, portando a un finale drammatico, all’insegna del binomio amore e morte.
I tanti dettagli rivelatori arricchiscono un’opera complessa, caratterizzata da una scrittura stratificata e piacevolissima da leggere – anche grazie alla bellezza dei disegni.
Gli autori
Collaboratore da tempo di Sergio Bonelli Editore, Alessandro Bilotta è uno dei principali talenti del fumetto italiano. Esordisce nel 1999 con Povero Pinocchio, disegnato da Emiliano Mammucari e pubblicato da Star Comics. Con il disegnatore Carmine Digiandomenico realizza le graphic novel La Dottrina, manifesto futurista del fumetto italiano, Le strabilianti vicende di Giulio Maraviglia e Romano.
Tra il 2011 e il 2015 ha firmato 18 numeri di Corsari di classe Y, pubblicati su Il Giornalino (Edizioni San Paolo), con disegni di Oskar. Nel 2006 ha pubblicato con tre editori francesi: Delcourt (Daisuke et le Géant – Le trente et unième jour, disegni di Alberto Pagliaro), Glénat/Vents d’Ouest (Romano – Un automne de dix secondes, disegni di Carmine Di Giandomenico) e Les Humanoïdes Associés (La Lande des Aviateurs – Ceux qui restent, ancora disegnato da Di Giandomenico).
Per Star Comics, Bilotta ha creato la serie a fumetti Valter Buio. Per Bonelli ha creato e firmato la serie Mercurio Loi, per la quale ha ricevuto numerosi premi, in particolare nel 2018/2019. Nel 2019 il Romics d’oro per i 20 anni di carriera.
Per Dylan Dog, Bilotta ha creato l’acclamata saga Il pianeta dei morti: nel 2008 il primo racconto autoconclusivo per la testata “sperimentale” Color Fest, ipotetica conclusione della serie sul personaggio, ha ottenuto un notevole successo. L’idea viene sviluppata sul Color Fest n. 10, sul Dylan Dog Gigante n. 22, trovando poi collocazione sullo Speciale Dylan Dog a partire dal n. 29, la cui testata viene appunto integrata con il nome Il pianeta dei morti fino al numero 35. Sempre per Bonelli ha scritto sei numeri de Le Storie.
Sergio Gerasi ha esordito nel mondo del fumetto nel 2000 con Lazarus Ledd (Star Comics), di cui ha disegnato 14 numeri. Ha realizzato inchieste a fumetti per programmi televisivi nazionali (in particolare Servizio Pubblico di Michele Santoro), mentre per Bonelli ha disegnato la serie Mercurio Loi e l’albo L’ultima trincea, all’interno della collana Le Storie.
Attivo anche in altri ambiti artistici, Gerasi nel 2003 ha fondato il gruppo punk rock 200 Bullets, in cui suona la batteria e scrive i testi, e con il duo Formazione Minima porta sul palco spettacoli di teatro-canzone ispirati a Giorgio Gaber.
Per Dylan Dog Gerasi ha disegnato L’assassino della porta accanto, Gli spiriti custodi, Remington house, La macchina che non voleva morire, Non con fragore…, …Ma con un lamento, numeri 307, 345, 360, 384, 436 e 437 della testata principale, Il Principe d’inverno, in Almanacco della Paura n. 24, Nemico Pubblico n. 1, Speciale n. 31.
Nel 2009 Gerasi ha realizzato con Davide Barzi il libro a fumetti G&G, dedicato a Giorgio Gaber, pubblicato da ReNoir Comics.
Come autore completo ha disegnato Le Tragifavole (ancora per l’editore delle trasposizioni di Don Camillo), volume che contiene l’omonimo album dei 200 Bullets, quindi con Bao Publishing sia In Inverno le mie mani sapevano di mandarino sia Un romantico a Milano, premio Andrea Pazienza 2018, infine, di recente, L’Aida (ancora per Bao).
Gerasi ha inoltre disegnato per diverse testate Star Comics: Nemrod, Cornelio – Delitti d’autore, Trigger, Valter Buio e San Michele. Infine per Gribaudo ha illustrato Orange Chronicle, su testi di Tito Faraci.
Adele Matera ha colorato Capitan Venezia (Venezia Comix), Fottuti musi verdi a chi? (Bao Publishing), Doctor Who: The Tenth Doctor – The Thirteenth Doctor (The Good Companion – Titan Comics), Dragonero, Sam e Orfani, Il Confine, Zagor/Flash, Nero, Mr. Evidence (Sergio Bonelli Editore), Rey e Han Solo (IDW Publishing),