La testata Bonelli dedicata al Dylan Dog “classico” (pre-meteora e pre-reboot) propone questo mese Le pareti del cervello, scritta da Silvia Mericone e Rita Porretto, disegnata da Valerio Piccioni e Maurizio Di Vincenzo, e Il mostro dentro, con sceneggiatura di Giovanni Eccher e tavole firmate da Luigi Piccatto, Renato Riccio e Matteo Santaniello. Copertina a cura di Paolo Bacilieri e Giuseppe Montanari (che hanno sostituito di recente i fratelli Cestaro, passati alle cover della serie principale).
In edicola dal 12 febbraio a € 6,90, Dylan Dog Oldboy n. 11 ha 192 pagine in bianco e nero.
Le pareti del cervello
Il personaggio di Cora è apparso per la prima volta nella storia Il lago nero, contenuta nel Maxi Dylan Dog n. 26 (febbraio 2016), sempre a firma di Mericone, Porretto (testi), Piccione e De Vincenzo (disegni). Greta, figlia di Ellie, subisce l’influsso di quella che sembra un’amica immaginaria: la defunta Cora Annis, vissuta anni prima nella stessa casa – sulle rive del Lago di Datchet – con il marito Larry e le figlie, anch’esse chiamate Greta ed Ellie e uccise dalla madre, convinte che fossero “copie”. Dylan Dog indaga sulla morte di Cora, scoprendo che il responsabile è Larry, sconvolto per la tragedia delle figlie. Cora è stata gettata nel lago, ma torna in azione, pronta a prendersela con la “nuova” Greta.
Lo stesso team artistico aveva proposto una vicenda strettamente legata a Cora in Cuore cattivo (Dylan Dog Oldboy n. 2, agosto 2020): nella periferia di Londra un gruppo di ragazzini viene “ispirato” dalle gesta della donna e commette omicidi nel quartiere di Hackney. Dylan Dog s’imbatte dunque in un orrore che trova le sue radici in quanto accaduto sulle rive del Datchet.
Veniamo a Le pareti del cervello: Jenny Appefield, una dei giovani assassini Hackney, muore nel suo letto, apparentemente “annegata”. Dylan Dog si rivolge a Larry, vedovo di Cora: secondo l’Old Boy, la donna sta ancora cercando le figlie e chi gliele ha portate via, ma l’impostore di cui parla non è il marito, dato che non lo ha mai attaccato.
Le indagini proseguono nella struttura dov’era ricoverata Cora: oltre alla donna, Dylan Dog vede comparire pazienti “curati” nella struttura negli anni ’40. L’Old Boy capisce di essere finito in una dimensione tra la mente della donna e la storia dell’ospedale, e vuole impedire all'”impostore” di prendere le bambine. Dylan incontra May, la madre di Cora, rinchiusa nell’ospedale dal marito medico negli anni ’60. Riesce a trovare le piccole Edith e Cora, e a portarle alla madre, ma la stessa May è spinta dalla follia a far male alle bambine.
Una storia un po’ difficile da seguire, nonostante il riassunto dei precedenti racconti di Cora disponibile in apertura di volume. Affascinante e claustrofobico il “viaggio” di Dylan Dog fra i ricordi della giovane e le oscure vicende dell’ospedale, fino ad arrivare a capire l’origine dell’inquietudini della donna, di cui finora ignoravamo persino il nome.
Oltre al grande coinvolgimento di Dylan Dog, a lungo confinato in una sorta di zona morta, anche diversi elementi grafici adottati da Piccioni e Di Vincenzo rendono il senso di inquietudine della storia: l’uso dei chiaroscuri, alcuni elementi ricorrenti come i corvi e il disegno ad arabeschi, infine l’espressività dei volti, maggiormente valorizzata da alcune tavole con poche grandi vignette.
Il mostro dentro
La seconda storia affronta il tema dell’omofobia. L’attore Robert Horstman sta ottenendo un grande successo insieme alla collega Mary Sue Breathless, con cui il quale sembra esserci molto feeling: a breve annunceranno il matrimonio. Colto frequentemente da allucinazioni, l’artista si rivolge a Dylan Dog, sostenendo che queste abbiano corrispondenza con la realtà: ogni volta che sogna di essere aggredito da un mostro, successivamente scopre che nello stesso luogo della visione è avvenuto un omicidio apparentemente senza moventi.
Mentre Dylan Dog indaga sull’ultimo crimine, che potrebbe essere legato all’omofobia, Robert scopre che anche il suo amico pittore, Matt Cox, ha incubi simili ai suoi, con un mostro dallo stesso aspetto. L’attore ha una nuova allucinazione, in cui viene attaccato sui binari della metropolitana: a farne le spese è Katrina Snow, transessuale, incontrata poco prima.
Robert chiede ancora aiuto a Dylan Dog, rivelandogli di essere omosessuale, e che dunque il matrimonio è una farsa finalizzata al successo professionale: il suo vero compagno è Matt. Dylan chiede a Groucho di pedinare il pittore, mentre lui segue il suo cliente, arrivando appena in tempo per evitare che nel nuovo incubo la resistenza di Robert costi la vita al suo agente, Howard Jenseb. Nel frattempo, la giornalista Joy Higgins viene aggredita dal padre, che non accetta la sua omosessualità: nella colluttazione, l’uomo cade giù dalla finestra.
Per aver tempo di indagare, Dylan Dog chiede a Robert di isolarsi per qualche giorno, senza rivelare neanche a Matt la vera destinazione: il pittore si insospettisce e scopre i due nella casa fuori città dell’attore, costringendoli a metterlo al corrente delle indagini. La coppia viene assalita da un gruppo di omofobi, a questo punto è Dylan Dog ad avere una visione del mostro: intervenendo con la pistola, l’indagatore dell’incubo mette in fuga gli aggressori.
Robert decide di non nascondersi più, e alla presentazione del film, anziché annunciare il matrimonio con Mary Sue, chiede a Matt di sposarlo, consapevole che questo danneggerà la propria carriera.
Il coprotagonista è volutamente disegnato molto simile a Dylan Dog. Come spiegato nell’introduzione, Luigi Piccatto si è occupato della “regia”, delle matite, dell’inchiostrazione dei personaggi, mentre Renato Riccio ha curato le chine delle scenografie, infine sono di Matteo Santaniello i neri e le mezzetinte.