Disponibile dal 17 marzo il terzo volume della collana de Il pianeta dei Morti, che ripropone in ordine cronologico la saga di Dylan Dog creata da Alessandro Bilotta. I volumi sono cartonati di 168 pagine, in formato 23×30 cm, disponibili in libreria e fumetteria a 19 euro. L’idea nasce nel 2008 sul secondo Dylan Dog Color Fest, come ultima storia del personaggio, ambientata in un futuro distopico in cui un virus trasforma l’umanità nei terribili Ritornanti.
Nel primo volume, uscito a gennaio 2021, abbiamo riletto le due storie del 2013 con cui Alessandro Bilotta ha raccontato l’inizio del contagio: Addio, Groucho, pubblicata sul Color Fest n. 10 e Il tramonto dei vivi-morenti, uscita sull’ultimo Dylan Dog Gigante, il n. 22.
Dal 2015, la saga viene pubblicata sullo Speciale annuale: il volume 2, pubblicato lo scorso ottobre, ha riproposto proprio il racconto contenuto nello Speciale Dylan Dog 29, dove Dylan Dog, vicino al licenziamento, indaga sulle Oasi dove gli immemori dimenticano la proprie sventure tragedia che ha colpito la Terra. Grazie all’aiuto di Skye, l’Old Boy entra in una struttura e conosce il visionario fondatore Werner, ma diventa a sua volta un immemore e si lega a Sybil Browning (protagonista con lui de L’alba dei morti viventi).
Nel terzo volume, dal titolo La fine è il mio inizio, pubblicato nel settembre 2016 sullo Speciale n. 30, i testi sono come sempre di Bilotta, i disegni di Giulio Camagni, la copertina e le illustrazioni della prefazione di Marco Mastrazzo.
Trama di Dylan Dog, Il pianeta dei morti volume 3
Assumendo le apposite compresse di fumo, Dylan Dog vive da immemore in un Oasi, dimenticando il mondo esterno e l’epidemia che trasforma gli uomini in zombi. Abita con Sybil Browning (coprotagonista del primo numero della serie, L’alba dei morti viventi) e, cercando di ricreare la vita precedente di cui ricorda poco, sta cercando di ottenere la licenza di investigatore per aprire uno studio, nella copia di Londra creata da Werner, ideatore delle Oasi. I due conversano sulla malvagità umana: Dylan dice di non conoscerla, e ipotizza che Werner filmi tutta la propria vita alla ricerca di un senso.
Dylan ha diverse allucinazioni legate al suo passato, in particolare a Groucho, così come Sybil crede di vedere il suo ex marito. Il protagonista nota che Werner non fuma e scopre con orrore che, per scoprire se dimenticando tutto è possibile non commettere gli stessi errori, il creatore delle Oasi ha rapito quello che considerava l’uomo più malvagio del mondo. Herbert Simon, un predicatore televisivo, incuriosisce Dylan, dichiarando che il fumo annebbia la mente e che bisogna liberarsene per recuperare il passato, tornare alla realtà e alla vita vera, con gioie e dolori.
Dylan stringe amicizia con Simon, che gli fa notare come i confini della Londra di Werner siano presidiati da soldati. Anche Sybil rimane affascinata dalle teorie di Simon, prova a smettere di fumare e inizia a ricordare la vita passata: dice a Dylan di essere sicura di essere rimasta incinta di lui quando si sono conosciuti nella vera Londra, ma l’indagatore la prende per pazza.
Werner si ritiene superiore agli uomini, che giudica destinati al fallimento, ma nel suo delirio vuole dar loro una seconda possibilità. Simon coinvolge Dylan nel progetto di fuga dall’Oasi, ma anche lui manifesta segni di delirio: una volta tornati fuori, si imbattono nei Ritornanti.
Seppur abbandonato da Simon, l’indagatore riesce a tornare a Londra: è ancora confuso, ma dopo un breve ricovero ad Harlech torna a casa, dove l’ispettrice Jenkins lo aiuta a ricordare e lo informa che Groucho, paziente zero dell’epidemia, sta iniziando a recuperare le funzioni cerebrali. Dylan si interroga su quante realtà ci siano e a cosa debba credere.
Il primo ministro Lynwood, che vuole costringere i Ritornanti in schiavitù rimane intrappolato in un museo insieme all’unica giornalista che lo contesta: ma si tratta di uno dei tanti sosia del premier (probabilmente prigioniero di Werner). Simon riesce a entrare in contatto con Groucho e, irritato per il suo miglioramento, gli re-inietta il virus. Dylan Dog inizia a capire che si tratta di una sua vecchia conoscenza.
Sviluppo
Ne Il Pianeta dei Morti, Dylan Dog non è più un eterno trentenne: è un uomo di mezza età, invecchiato e disilluso, gravato dal senso di colpa per aver causato l’epidemia dei ritornanti. Prevalgono dunque il pessimismo e alcuni temi cari a Sclavi, in particolare la ripetitività e la banalità della vita quotidiana come vero orrore (la vita sempre uguale, senza drammi e senza gioie, è un elemento importante in questo terzo capitolo), la ricerca d’identità di Dylan Dog. L’introduzione del volume, firmata dallo stesso Billotta, è una riflessione sul male, fatto, subito o raccontato: altro un tema su cui si interrogheranno gli stessi protagonisti della storia.
Il racconto rimanda, visivamente e verbalmente, agli albori di Dylan Dog, in particolare al “mitico” L’alba dei morti viventi: Sybil, già introdotta alla fine del volume precedente, diventa coprotagonista. Alcune tavole richiamano esplicitamente quelle del numero 1, in particolare quella di apertura ripropone il finale della prima avventura: sia un ulteriore conferma della natura della saga del Pianeta dei Morti, una sorta di vera continuazione del Dylan Dog sclaviano, sia una rappresentazione grafica del titolo del volume, La fine è il mio inizio.
Nel corso della storia, compare una valigetta con una bomba che solo il proprietario può innescare, quindi un viaggio in treno molto simile a quello che portò l’indagatore dell’incubo a incontrare Xabaras nel primo albo. Un’altra comparsa non richiama il numero 1 ma fa parte della “mitologia sclaviana”: il gatto Cagliostro (cui era dedicato n. 18), che aveva portato Dylan nel dal XIX al XX secolo per allontanarlo da Xabaras.
Le analogie con il passato si intrecciano al tentativo del protagonista di ricostruire la propria vita, attingendo da quel poco che ricorda, soprattutto inconsciamente, dal suo passato. Il racconto ricorda frequentemente che si tratta di un recupero tardivo: Dylan Dog ha le rughe, si tinge i capelli e teme la paternità non perché si sente un eterno adolescente, ma perché ultracinquantenne.
I disegni di Giulio Camagni, nonostante alcune anatomie un po’ incerte o volutamente irregolari, portano avanti egregiamente la sceneggiatura. L’Oasi “londinese” e il Pianeta dei Morti si differenziano anche cromaticamente, con una prevalenza, rispettivamente, del bianco e del nero (ma anche quando scopriamo gli aspetti più inquietanti di Werner viene usato abbondantemente il nero).
Gli autori di Dylan Dog – Il pianeta dei morti 3
Collaboratore da tempo di Sergio Bonelli Editore, Alessandro Bilotta è uno dei principali talenti del fumetto italiano. Esordisce nel 1999 con Povero Pinocchio, disegnato da Emiliano Mammucari e pubblicato da Star Comics. Con il disegnatore Carmine Digiandomenico realizza le graphic novel La Dottrina, manifesto futurista del fumetto italiano, Le strabilianti vicende di Giulio Maraviglia e Romano.
Per Star Comics, Bilotta ha creato la serie a fumetti Valter Buio. Ha ricevuto numerosi premi nel 2018/2019 per la serie Mercurio Loi, e nel 2019 il Romics d’oro per i 20 anni di carriera. Per Bonelli ha scritto sei numeri de Le Storie.
Per Dylan Dog ha appunto creato l’acclamata saga Il pianeta dei morti: nel 2008 il primo racconto autoconclusivo per la testata “sperimentale” Color Fest, ipotetica conclusione della serie sul personaggio, ha ottenuto un notevole successo. L’idea viene sviluppata sul Color Fest n. 10, sul Dylan Dog Gigante n. 22, trovando poi collocazione sullo Speciale Dylan Dog a partire dal n. 29, la cui testata viene appunto integrata con il nome Il pianeta dei morti.
Giulio Camagni per Bonelli Editore ha disegnato 10 storie di Napoleone, 3 di Jan Dix, 4 di Martin Mystère, il volume n. 39 de Le Storie, Neogenesi. Per Dylan Dog ha realizzato Non umano, n. 377 della serie principale, Il luogo oscuro, Dal mio sangue e Sweet little doll per i Magazine 4, 5 e 6, Il nuovo mondo per il Maxi n. 37, Il nemico geniale per l’Oldboy n. 3.