In uscita il 15 luglio, L’isola dai 2 soli è l’albo 442 bis della serie regolare di Dylan Dog. Il “raddoppio estivo” delle testate Bonelli è giunto al terzo anno: l’iniziativa è nata nel 2021 con le celebrazioni degli 80 anni della casa editrice. La sceneggiatura è di Davide La Rosa, i disegni di Franco Saudelli.
L’Old Boy è in trasferta in Scozia per cercare un uomo scomparso durante una battuta di pesca. Il viaggio per mare non comporta solo i consueti malesseri per Dylan Dog: dopo aver fatto naufragio, l’indagatore dell’incubo arriva su un’isola dove la natura e le sue leggi sembrano stravolte. Con tanto di due soli in cielo.
Trama di Dylan Dog 442 bis, L’isola dai due soli
Dylan Dog viene chiamato per indagare sulla scomparsa di Norval Kelley: il caso lo porta, con suo grande dispiacere, in mezzo al mare. Kelley è infatti sparito dopo essersi avventurato su un’isola venti miglia a nord-est di Sandhaven (Scozia settentrionale), che non risulta sulle mappe.
Ad accompagnarlo in motoscafo, il giovane Kinnel, il quale gli fa sentire la registrazione della richiesta d’aiuto dell’amico, che parla di un’isola dove le leggi di natura sono stravolte e niente è vivo… Per evitare un grande motoscafo in rotta di collisione, la loro imbarcazione finisce contro uno scoglio: Kinnel non sopravvive, mentre Dylan raggiunge l’isola a nuoto, deciso a scoprire la verità. Vede due soli in cielo e pensa di avere, oltre a uno stramo mal di testa, le allucinazioni.
Arrivato sul promontorio dell’isola, l’Old Boy scopre un grande edificio e incontra personaggi che non fanno caso alla sua presenza e vivono drammi personali su cui il protagonista non riesce a intervenire: Roald si butta tra gli scogli con un bambino piccolo in braccio, Faustine, disperata, rientra in casa e si uccide con un colpo di pistola.
Nel tentativo di recuperare il corpo del bambino, Dylan trova un’imbarcazione, la Nutshell, con una radio non funzionante e insanguinata: ipotizza che sia quella usata da Kelley. Tornato nell’edificio, Dylan Dog rimane stupefatto, trovandolo in stato di abbandono decennale. C’è ancora la pistola, ma arrugginita, ma Faustine è scomparsa.
Esplorando il palazzo, l’Old Boy trova un enorme macchinario, che fa aumentare drammaticamente il suo mal di testa. Intanto Groucho, che attenda a Sandhaven, viene informato dalla guardia costiera che il mezzo su cui viaggiava l’amico è naufragato, e difficilmente Dylan Dog verrà ritrovato vivo…
Dylan vede sulla spiaggia le persone che ha visto morire: Kinnel è arrabbiato con lui, ma Roald si prende la colpa di tutto. Ripresa conoscenza, Dylan si ritrova vicino al macchinario, e vede arrivare Roald (senza i segni della caduta sugli scogli): sembra intenzionato a sparargli, ma si ferma. La casa sembra avere due versioni, una concreta ma decadente, l’altra nuova ma impalpabile.
Trovato il cadavere di Kelley, Dylan vede nuovamente Roald e Faustine, ma questa volta assiste al suicidio della donna, anch’essa impalpabile. L’Old Boy inizia a capire il mistero della casa, ma sente che ciò che uccide tutti sull’isola sta togliendo la vita anche a lui. Proseguendo l’indagine, trova la cartella medica del bambino: rivela una malattia che gli lascia poco tempo di vita, ma è datata 1971!
Al tramonto, la casa torna in rovina. Dal progetto del macchinario, Dylan scopre che è progettato per “catturare le anime e sconfiggere la morte” e che funziona a energia solare, dunque è attivo solo di giorno.
Gli appare la morte, che gli consiglia di seguire ancora la donna. Al risveglio, l’Old Boy nota che gli stanno cadendo i capelli e di avere strane macchie sulle mani: sintomi di avvelenamento da radiazioni.
Arriva Faustine in motoscafo, seguendola Dylan Dog capisce finalmente che cosa è successo. Roald confessa alla donna che il macchinario, grazie alle lenti disseminate sull’isola, riprende e proietta fedelmente tutto quanto accade: lo scopo dell’uomo era consentire a lui e Faustine di vivere per sempre gli ultimi momenti con Dominic, ma il macchinario emette radiazioni che avvelenano tutti e hanno ucciso il bambino, già debilitato.
In qualche modo la macchina avrebbe dovuto inserire l’anima, come si prefiggeva Roald, o la coscienza, nel flusso delle scene registrate e riprodotte. Ma l’esito si è rivelato tragico, oltre che destinato a ripetersi ogni giorno.
Dylan, stremato, prova inutilmente a distruggere il macchinario a bastonate. Fortunatamente arriva in suo soccorso Groucho, con tanto di pistola.
Sviluppo
La storia scritta da La Rosa, grazie alle tavole efficaci di Saudelli, rende molto bene lo straniamento, l’inquietudine e l’orrore crescente che trova Dylan Dog sull’isola.
L’albo, come precisato nel Dylan Dog Horror Club, prende spunto dal romanzo di fantascienza L’invenzione di Morel, scritto da Adolfo Bioy Casares nel 1940 e oggetto di una trasposizione cinematografica di successo, firmata da Emidio Greco nel 1974. Spiega Davide La Rosa, sceneggiatore del 442 bis:
“Alla sua base c’è un’idea geniale e folgorante. C’è un velo di orrore (anche se sottile e mai palese) e proprio per questo ho sempre pensato fosse un ottimo spunto per un’avventura del nostro Dylan”.
La storia riprendendone diversi punti essenziali del romanzo, dagli scopi e gli effetti collaterali del macchinario, alla distanza temporale fra il protagonista e gli eventi trasmessi ai suoi aggiunge diversi elementi nuovi, ma aggiunge diversi elementi nuovi, a partire dalla tragica vicenda familiare, che trova nel finale un ulteriore dettaglio “nostrano”, inserito dallo sceneggiatore comasco.
Per l’occasione, Dylan Dog rinuncia alla sua versione sul metodo d’indagine, dichiarata ne L’alba dei morti viventi (“[…] scartare tutte le ipotesi possibili. Ciò che resta è molto più divertente, e guarda caso è il mio mestiere: l’incubo”) per citare l’originale di Sherlock Holmes (“Una volta scartato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità” da “Il segno dei quattro”].
C’è un graditissimo ritorno, che non avremmo voluto spoilerare ma viene sostanzialmente rivelato dalla curatrice Barbara Baraldi nella presentazione dell’albo:
“Questa storia vede il cameo di un personaggio molto amato della serie, noto ai più per le sue bizzarre invenzioni e per l’abbigliamento non sempre appropriato alle circostanze”.
Il ritmo non risente della sostanziale solitudine di Dylan Dog: pur essendo incentrata su pensieri e soliloqui del protagonista, che lascia Groucho sulla terraferma, prova a interagire con persone che si rilevano proiezioni o vive esperienze allucinatorie, la storia scorre piacevolmente.
A dare vivacità alla lettura, anche la varietà dell’impostazione delle tavole: diverse splash page d’impatto, numerose tavole dalla griglia poco convenzionale, frequente ricorso alle vignette scontornate o parzialmente contornate in mezzo a quelle tradizionali.
Lo stile di Sabelli, abbastanza di casa dalle parti dell’indagatore dell’incubo, risulta efficace. Il nero è usato con moderazione ma in modo mirato e apprezzabile.
Le fisionomie del disegnatore di Latina molto espressive (anche se quella di Dylan Dog sembra subire qualche variazione nel corso delle scene, aldilà degli effetti del macchinario di Roald), in particolare quella di Groucho che, aldilà delle consuete battute recitate anche nel sonno, manifesta visibilmente la sua angoscia quando gli viene detto che probabilmente il suo amico è annegato.
Gli autori
Alla seconda prova su Dylan Dog dopo il suo esordio nel Color Fest 38 – Groucho Terzo, Davide La Rosa ha iniziato con autoproduzioni e ha raggiunto la notorietà con i “fumetti disegnati male” pubblicati sul blog Mulholland Dave. ha scritto Suore Ninja per Star Comics, Paco Lanciano (E il Fagiano Crononauta) (testi e disegni) per Edizioni NPE, Beobachten per Tatai Lab, 4 hoods per Sergio Bonelli Editore, Samuel Stern per Bugs Comics.
Ha scritto e disegnato Ugo Foscolo: Indagatore dell’incubo, Ballo Excelsior, Leopardi e Ranieri: Veri detective e Giuseppe Parini: naufrago delle stelle – L’impero colpisce Ancona per Salda Press
Franco Saudelli ha esordito disegnando prevalentemente fumetti erotici e trasgressivi. Tra le sue prime collaborazioni, quella di fine anni 70 con Lanciostory, per il quale ha scritto Tornerò da oriente e disegnato la serie Giorno senza fine e numerose storie autoconclusive.
Di Sabelli anche i disegni de L’ultimo colpo, pubblicato su Skorpio. Come autore completo ha pubblicato Il canto su Alter Linus, per Milano Libri. Numerose collaborazioni anche con Orient Express, Edizioni L’isola Trovata, e Comic art (in particolare la serie La bionda, come autore completo). Ha scritto Acquanera per Granata Press.
Sabelli ha disegnato per Dylan Dog diversi numeri della serie regolare: L’occhio del gatto, (119), Il cane infernale (145), Il discepolo (177), Ucronìa (240), Il feroce Takurr (256), Tra moglie e marito… (295), L’autopsia (309), Nessuno è innocente (380).
Ha scritto inoltre Serial Killer, Duello all’alba e Blatte, Dylan Dog Gigante nn. 5 , 7, 18, Baba Yaga, Color Fest 19, Charles non vuole andare, Dylan Dog Magazine n. 7. Sempre per Sergio Bonelli Editore ha disegnato Le Storie e Zagor.