È disponibile dal 31 gennaio, il numero 437 di Dylan Dog, …Ma con un lamento, capitolo finale della trilogia che si collega ai recenti Color Fest e Speciale, ma soprattutto chiude in qualche modo il percorso di sperimentazione e ammodernamento iniziato nel 2013 sotto la guida di Roberto Recchioni.
Lo stesso curatore ha definito la storia “una crisi dei Dylan Dog infiniti” (con riferimento al celebre crossover Crisis on infinite Earths che nel 1985 sconvolse il multiverso DC, divenuto troppo complesso, riconducendolo a un unico universo narrativo).
Per la prima volta due titoli successivi della serie formano un’unica frase (Non con fragore… ma con un lamento). Nell’albo precedente Dylan Dog ha affrontato “la paralisi del sonno”: chi la patisce è immobilizzato e si vede aggredito da inquietanti creature d’ombra. Nel capitolo finale, la transizione verso il nuovo mondo di Dylan Dog passa dallo scontro con il misterioso Faccia d’ossa.
Dieci anni di esperimenti
Ripercorriamo quel che è successo all’indagatore dell’incubo negli ultimi 10 anni. Al timone del personaggio dal 2013, Recchioni aveva iniziato il nuovo corso con il numero 325, Una nuova vita: nel primo anno c’erano stata la revisione delle storie già in produzione e alcune modifiche formali, con copertine più iconiche e il passaggio dal “voi” al “lei”.
La seconda fase del rilancio era iniziata con il numero 337, Spazio profondo, una metafora fantascientifica delle vicende editoriali del personaggio: i cloni di Dylan Dog, che ne enfatizzavano singoli aspetti, rappresentavano i tentativi falliti di ridare vitalità al personaggio, l’astronave era la testata, i prigionieri i lettori. Da lì in poi, per ritrovarsi, occorreva distruggere per ricostruire: il personaggio deve perdere i punti di riferimento.
Nei numeri successivi vien introdotta una leggera continuity, cicli annuali di episodi autoconclusivi. Inoltre Groucho introduce lo smartphone ma soprattutto Bloch va in pensione e si trasferisce a Wickedford, dove ritrova Jenkins.
L’ispettore viene sostituito da Tyron Carpenter, che ostacola e tratta da ciarlatano Dylan Dog: fugge dal paranormale che vede nell’indagatore e non sopporta che, nonostante le apparenze, l’Old Boy risulti spesso innocente e fondamentale per risolvere il caso. Viene introdotta Rania Rakim, poliziotta musulmana con cui Dylan sviluppa un rapporto complicato.
Un nuovo antagonista prende di fatto il posto di Xabaras: l’imprenditore John Ghost, spietato proprietario dell’azienda tecnologica Ghost Enterprises, è in grado di dirigere gli eventi individuando all’interno del caos gli elementi su cui intervenire.
La terza fase è caratterizzata dal ciclo della meteora, in cui un oggetto celeste in rotta verso la Terra provoca strani avvenimenti sul pianeta. Al centro delle vicende, John Ghost, che continua a tramare ma ha bisogno dell’Old Boy:
“Un giorno non lontano, l’universo avrà bisogno del tuo sacrificio, Dylan. Ma quel giorno non è ancora arrivato e, fino ad allora, io devo vegliare su di te”.
Nel frattempo le altre testate del personaggio hanno acquisito una caratterizzazione più marcata: il Maxi è diventato il quadrimestrale Maxi Dylan Dog Old Boy, poi il bimestrale Dylan Dog Old Boy, che ospita storie del vecchio Dylan Dog. L’Almanacco della Paura è stato sostituito dal Dylan Dog Magazine, inizialmente dedicato alla nuova vita rurale di Bloch.
Lo Speciale ha ospitato fino all’anno scorso la saga distopica de Il Pianeta dei Morti. Il Color Fest è diventato ancora più sperimentale e l’Albo Gigante ha chiuso i battenti.
Il ciclo della meteora si chiude con i numeri 399 e 400, mettendo fine in qualche modo all’universo di Dylan Dog, che si ritrova in uno nuovo. Fa seguito in breve ciclo di reboot, che rivisita i primi numeri della testata per gestire i grandi cambiamenti del nuovo universo e riportare progressivamente il personaggio alle sue origini.
La restaurazione di Dylan Dog
Il curatore ha spiegato di recente che, dopo questi 10 anni di sperimentazioni e sconvolgimenti, Tiziano Sclavi, creatore del personaggio, ha scelto di riportare Dylan Dog a “una dimensione più ‘casalinga’ e consueta per i lettori”.
La trilogia che si è aperta con il n. 435, ideata Claudio Lanzoni, è sceneggiata dallo stesso Recchioni e da Barbara Baraldi: il curatore ha scritto il primo numero, con disegni di Giorgio Pontrelli, mentre la romanziera ha sceneggiato i numeri 436 e 437, disegnati da Segio Gerasi.
Il curatore spiega più dettagliatamente lo scopo della trilogia:
“sfare ordine nel caotico multiverso dylaniato, rimettendo al centro della scena gli elementi autentici & certificati di quello che potremmo definire come il ‘Dylan Dog originale’, togliendo di mezzo tutte quelle componenti spurie che nel corso degli ultimi dieci anni ci hanno portato in posti anche molto interessanti, ma, in alcuni casi, troppo lontani dallo spirito dei primi passi della serie, che diedero un volto e un carattere inconfondibile al nostro eroe.
Un ritorno alle radici, insomma, ma anche l’inizio di un nuovo viaggio che speriamo vi appassioni”.
I tre numeri si collegano a due recenti albi fuori esterni rispetto alla serie principale. Lo speciale ha sospeso la saga de Il Pianeta dei Morti per ospitare un racconto esplora il mito di Dylan Dog, approfondendo il passato di due personaggi storici della testata, fondamentale per la saga dello stesso Bilotta (l’esperimento di Esaù Hicks darà il via all’epidemia), e collegando il mondo infestato dai Ritornanti e a quello in cui ci affacciamo sul numero 435.
Il Color Fest invece, dove il protagonista si ritrova in una sorta di mondo Ikea, ha fatto in qualche modo da ponte tra il n. 399, ultimo del ciclo della meteora, prima del reboot, e il numero appena uscito in edicola.
La trilogia del ritorno
Il capitolo finale della “trilogia del ritorno” ha il compito di chiarire come si sarebbe arrivati ad “azzerare” i cambiamenti nella continuity di quest’ultimo decennio della testata. L’apertura era molto metanarrativa, con i riferimenti al fumetto e agli spazi tra le vignette, e sembrava spiegare “la fine del mondo di Dylan Dog” come il collasso di una sovrastruttura digitale ideata da John Ghost e rivelatasi imperfetta.
Il secondo capitolo si divideva tra le indagini sulla paralisi del sonno (e un presunto complotto a base di rapimenti da parte degli alieni e cancellazione dei ricordi) e la drammatica esperienza nel bosco, dove il tentativo di fermare il killer “Faccia di Teschio” si è concluso con la morte di Rania. E da qui riparte il capitolo conclusivo.
Trama di Dylan Dog 437
Dylan Dog sembra in preda alla paralisi del sonno: risvegliatosi, pensa di aver solo sognato la morte di Rania (avvenuta nel numero scorso). A riportare Dylan alla realtà è Carpenter, che è venuto a prenderlo per portarlo proprio al funerale della donna, cui entrambi sono molto legati.
Dylan Dog viene avvicinato dalla dottoressa Heche. Alla richiesta di spiegazioni, la donna risponde che l’indagatore ha viaggiato nello spazio e nel tempo, muovendosi sul tessuto della realtà, procurandosi ustioni dovute alle radiazioni presenti nello spazio profondo.
A questo punto troviamo l’Old Boy nuovamente nella clinica del sonno della Heche, legato come gli altri pazienti. Irrompe Carpenter per liberarlo, ma Faccia di Teschio, la figura misteriosa che abbiamo visto nei due albi precedenti, lo picchia a morte.
Dopo un viaggio in cielo sul galeone, insieme a Groucho e Morgana (che lo rassicura sul fatto che non stia sognando, e sia anzi ora di addormentarsi… poco prima di affrontare minacciosi pirati-ombra), Dylan Dog si ritrova in clinica, ma liberato: scopre però che Carpenter e la Heche sono stati uccisi brutalmente. Visionando i filmati ha la conferma che l’assassino è “Faccia di teschio”.
Nonostante i consigli di Bloch, Dylan Dog decide di indagare per vendicare Carpenter. Negli archivi della polizia scopre che Faccia di Teschio è lo stesso Jesper Kaplan, e che in 40 anni non ha cambiato aspetto.
Una dei pazienti della Heche va in analisi e discute con la psicoanalista se gli esperimenti siano ricordi o sogni. La dottoressa spiega i cambi di personalità o la rimozione di ricordi importanti come amnesia dissociativa con fuga psicogena. Poco dopo però conclude che la paziente sta tornando al luogo cui appartiene, e le chiede – così come Oliver a Rania alla fine del numero precedente – se è pronta a lasciare andare questo.
Ma a questo punto prendono il sopravvento le ombre e soprattutto i glitch che annunciano i cambiamenti della realtà. E il finale è riservato all’incontro con (l’ex) Jesper Kaplan, il quale spiega a Dylan Dog che cosa sta accadendo. Solo che l’Old Boy non ricorderà nulla, così come sta già dimenticando chi era Rania, pur sapendo di averla amata. E allo stesso modo, le altre vittime “dell’entropia” non possono essere identificate perché non risultano in alcun archivio.
Sviluppo
Il numero 437 è un albo in cui spesso si confondono “realtà” (ammesso che in questo momento di passaggio si possa usare questo termine) e sogno. Mentre Dylan passa misteriosamente dal funerale di Rania alla clinica della Heche, molte persone incrociano le loro “ombre” o scompaiono (ma risultano dimenticate, mai esistite 0 scomparse da anni).
Vediamo ancora il tempo e la realtà alterarsi nei famigerati due minuti che precedono la mezzanotte: il poliziotto che ha dato accesso all’archivio all’Old Boy, poco dopo non lo riconosce più. Vediamo inoltre un passaggio su Bloch che presumibilmente inciderà sul futuro del personaggio: tra le 23.58 e mezzanotte, da sovrintendente torna ad essere ispettore, come ai vecchi tempi.
Nell’albo non mancano tocchi di comicità, come il sogno di Groucho in cui l’assistente immagina di giocare a poker con i cani dei famosi quadri di Coolidge.
Come detto, è Jesper Kaplan, il misterioso personaggio che si rivela essere il misteriosa Faccia di teschio, a spiegare che cosa sta capitando al mondo di Dylan Dog. Si qualifica come emissario dell’entropia (“il naturale disordine dell’universo, una forza contro cui lottiamo ogni giorno”) e precisa che le recenti anomalie (incubi, blackout, salti spazio-temporali) sono causate “dalla realtà che sta riprendendo il suo posto dopo che è venuto il caos”: il tutto provoca qualche scossone e la morte di qualcuno.
Il discorso si può estendere alle modifiche apportate in questi anni e ora accantonate. In particolare, il processo riguarda anche i personaggi introdotti in epoca recente. Il primo, John Ghost, presunto artefice dei cambiamenti – e in qualche modo portavoce del pensiero del curatore – è scomparso sul numero 435, presumibilmente disgregato insieme al suo sistema rivelatosi difettoso.
Per gli altri due, un destino analogo, legato a Kaplan: così come nel numero scorso aveva eliminato Rania Rakim, nell’albo che chiude la trilogia Jesper ha ucciso Tyron Carpenter. Per entrambi i poliziotti, una vita editoriale che sfiorato i 100 numeri (avevano esordito insieme sull’albo 339, Anarchia nel Regno Unito).
Riguardo Carpenter: nella prima parte dell’albo vediamo un abbraccio con Dylan Dog, che ha sempre maltrattato: oltre a sottolineare l’importanza e la drammaticità del momento, racconta il rapporto tra i due, più sfumato e complesso di quello che traspariva esteriormente. Carpenter stimava Dylan Dog ma lo spaventava l’irrazionalità che l’Old Boy dimostrava, e lo irritava la sua sospetta – ma quasi sempre innocente – presenza sul luogo del delitto.
Esaurita la sua funzione, Kaplan viene raggiunto da numerosi colpi di pistola da Dylan Dog, ma annuncia un nuovo incontro (“Dall’altra parte dell’incubo”) prima di sparire tra i glitch, le imperfezioni digitali.
La sceneggiatura di Barbara Baraldi è accattivante, benché non molto venga svelato del nuovo Dylan Dog, e alcune sottotrame della trilogia si perdano nel “collasso generale”. La storia è valorizzata dal dettagliato e affascinante stile realistico/naturale di Sergio Gerasi, che si adatta abilmente a ogni situazione e in particolare è pronto a “intorbidirsi” per le scene più salienti.
Il tratto dettagliato, i giochi di ombre, l’alternanza tra realtà e sogno (una caratteristica molto frequente nel Dylan Dog classico), le interferenze del mondo digitale, la consueta espressività del disegnatore milanese: le tavole rendono efficacemente la resa dei conti tra Dylan Dog, Kaplan e il passato recente da cancellare.
Come sarà Dylan Dog
Nella sua vaghezza, è l’annuncio della Bonelli a dirci meglio come sarà il Dylan Dog post “trilogia del ritorno”
“il character creato da Tiziano Sclavi riprenderà i binari di un tempo, pur rimanendo ancorato al presente. Lo vedremo quindi ripresentarsi sulla serie regolare fedele allo status quo originario, ma alle prese con i temi, i demoni, i conflitti, le ossessioni della contemporaneità. Il Dylan Dog com’era stato concepito inizialmente dovrà confrontarsi più che mai con quella rivoluzione digitale che ha sconvolto il mondo negli ultimi decenni.”
Dunque avremo due Dylan Dog “classici”, uno rimasto negli anni ’80 (nell’Old Boy) e uno immerso nella contemporaneità (nella testata principale). Per quanto riguarda il prossimo numero, La città senza nome, in copertina si nota il ritorno dell’ampia ombreggiatura della testata. Recchioni annuncia una trasformazione anche nella forma e nella struttura della rubrica che apre gli albi.
Il ritorno alle origini ridarà splendore a Dylan Dog? Risolverà la crisi, se di crisi si può parlare? Il discorso è molto complesso. I famosi primi 100 numeri erano stati scritti da un Tiziano Sclavi in uno stato di grazia e si giovarono di una serie di elementi non ripetibili. La creazione del personaggio e del suo mondo, l’introduzione e lo sviluppo dei comprimari, il mito del rapporto con Xabaras, l’omaggio ai grandi personaggi, temi, libri e film horror: tutto ciò ha caratterizzato la prima fase della testata, che dopo ha necessariamente dovuto seguire le dinamiche della serialità.
Aldilà del successivo contributo di Sclavi, quel che è venuto dopo i numeri storici non poteva che essere ripetizione o innovazione, le quali inevitabilmente scontentano qualcuno. Aggiungiamo che molti hanno iniziato a leggere Dylan Dog nell’Età dell’oro, non solo della testata ma della loro vita, dunque ora hanno, inevitabilmente, 3 decenni in più sulle spalle: sono cambiati i gusti, la sensibilità, le aspettative.
Quel che rimane, insieme alla nostalgia per l’adolescenza, è l’affetto per il personaggio, che si può declinare in tanti modi. Ma la ri-lettura dei famosi primi 100 potrebbe confermare a tanti “fedelissimi” che a cambiare non è stato solo il fumetto, ma anche il lettore e la sua capacità di stupirsi.
Gli autori
Barbara Baraldi ha scritto per la serie regolare di Dylan Dog i numeri 348, La mano sbagliata, 364, Gli anni selvaggi, 367, La ninna nanna dell’ultima notte, 385, Perderai la testa, 389, La sopravvissuta, 393, Casca il mondo, 407, L’entità, 417, L’ora del giudizio, 420, Jenny.
Sempre per l’indagatore dell’incubo: Il bottone di madreperla e Ballando con uno sconosciuto, numeri 9 e 20 del Dylan Dog Color Fest, infine La solitudine del serpente, Buongiorno tenebra e Malestorie, Dylan Dog Oldboy nn. 1, 8 e 15.
Autrice di romanzi thriller, Barbara Baraldi ha firmato inoltre Il regalo, n. 810 di Diabolik, 8 storie della serie Torture Garden per Edizioni Inkiostro, infine Nel nome del sangue, n. 5 di The cannibal family Book.
Sergio Gerasi ha esordito nel mondo del fumetto nel 2000 con Lazarus Ledd (Star Comics), di cui ha disegnato 14 numeri. Ha realizzato inchieste a fumetti per programmi televisivi nazionali (in particolare Servizio Pubblico di Michele Santoro), mentre per Bonelli ha disegnato la serie Mercurio Loi e l’albo L’ultima trincea, all’interno della collana Le Storie.
Attivo anche in altri ambiti artistici, Gerasi nel 2003 ha fondato il gruppo punk rock 200 Bullets, in cui suona la batteria e scrive i testi, e con il duo Formazione Minima porta sul palco spettacoli di teatro-canzone ispirati a Giorgio Gaber.
Per Dylan Dog Gerasi ha disegnato L’assassino della porta accanto, Gli spiriti custodi, Remington house, La macchina che non voleva morire, numeri 307, 345, 360 e 384 della testata principale, Il Principe d’inverno, in Almanacco della Paura n. 24, Nemico Pubblico n. 1, Speciale n. 31.
Nel 2009 Gerasi ha realizzato con Davide Barzi il libro a fumetti G&G, dedicato a Giorgio Gaber, pubblicato da ReNoir Comics.
Come autore completo ha disegnato Le Tragifavole (ancora per l’editore delle trasposizioni di Don Camillo), volume che contiene l’omonimo album dei 200 Bullets, quindi con Bao Publishing sia In Inverno le mie mani sapevano di mandarino sia Un romantico a Milano, premio Andrea Pazienza 2018, infine, di recente, L’Aida (ancora per Bao).
Gerasi ha inoltre disegnato per diverse testate Star Comics: Nemrod, Cornelio – Delitti d’autore, Trigger, Valter Buio e San Michele. Infine per Gribaudo ha disegnato Orange Chronicle, su testi di Tito Faraci.
Autrice di romanzi thriller, Barbara Baraldi ha firmato inoltre Il regalo, n. 810 di Diabolik, 8 storie della serie Torture Garden per Edizioni Inkiostro, infine Nel nome del sangue, n. 5 di The cannibal family Book.
Sergio Gerasi ha esordito nel mondo del fumetto nel 2000 con Lazarus Ledd (Star Comics), di cui ha disegnato 14 numeri. Ha realizzato inchieste a fumetti per programmi televisivi nazionali (in particolare Servizio Pubblico di Michele Santoro), mentre per Bonelli ha disegnato la serie Mercurio Loi e l’albo L’ultima trincea, all’interno della collana Le Storie.
Attivo anche in altri ambiti artistici, Gerasi nel 2003 ha fondato il gruppo punk rock 200 Bullets, in cui suona la batteria e scrive i testi, e con il duo Formazione Minima porta sul palco spettacoli di teatro-canzone ispirati a Giorgio Gaber.
Per Dylan Dog Gerasi ha disegnato L’assassino della porta accanto, Gli spiriti custodi, Remington house, La macchina che non voleva morire, numeri 307, 345, 360, 384 e 436 della testata principale, Il Principe d’inverno, in Almanacco della Paura n. 24, Nemico Pubblico n. 1, Speciale n. 31.
Nel 2009 Gerasi ha realizzato con Davide Barzi il libro a fumetti G&G, dedicato a Giorgio Gaber, pubblicato da ReNoir Comics.
Come autore completo ha disegnato Le Tragifavole (ancora per l’editore delle trasposizioni di Don Camillo), volume che contiene l’omonimo album dei 200 Bullets, quindi con Bao Publishing sia In Inverno le mie mani sapevano di mandarino sia Un romantico a Milano, premio Andrea Pazienza 2018, infine, di recente, L’Aida (ancora per Bao).
Gerasi ha inoltre disegnato per diverse testate Star Comics: Nemrod, Cornelio – Delitti d’autore, Trigger, Valter Buio e San Michele. Infine per Gribaudo ha illustrato Orange Chronicle, su testi di Tito Faraci.