Scritto da Paola Barbato e disegnato da Corrado Roi, il numero 418 di Dylan Dog si intitola Sally e inaugura un trittico di albi ispirati alle canzoni di Vasco Rossi, che proseguirà con Albachiara e Jenny (con la parentesi del numero 418 bis a metà luglio).
Sally è una canzone del 1996, scritta da Vasco Rossi a bordo di una barca a Saint-Tropez, dopo essere stato in un locale pieno di donne bellissime. Sally, per fare una sintesi, è una donna che è già stata punita per ogni debolezza e ormai guarda la gente con aria indifferente.
Trama di Dylan Dog 418
Dopo il lungo incubo conclusosi il mese scorso, Dylan Dog non è intenzionato a lavorare, perché è in crisi con l’ultima fiamma. Groucho cerca di metterlo di fronte alla realtà: è finita, una relazione senza futuro come la altre.
La discussione viene interrotta dall’arrivo di Sally Blair, cliente che non subisce il fascino dell’indagatore ed espone un caso particolare: il fidanzato l’ha lasciata per una gelosia immotivata e lei si sente morta, non prova più niente. Anche Sally mette l’Old Boy di fronte all’evidenza – è a terra perché è stato lasciato – poi lo incarica di verificare, per 400 sterline al giorno, se è davvero morta.
Dylan Dog interroga il fidanzato di Sally, Marvin Chambers: conferma la versione della donna e assicura di non averle fatto niente. Nel frattempo, Rania e Carpenter trovano due testimoni scomparsi da settimane: riescono a parlare ma all’esame medico risultano morti da giorni.
Chiamato per indagare, Dylan scopre che i due uomini sono stati torturati per giorni, perché rivelassero l’ubicazione delle prove incriminanti, finché sono state somministrate loro due sostanze: morti e tornati in qualche modo in vita, ma privi di sentimenti, ora dicono la verità.
L’indagatore spiega ai due poliziotti il probabile collegamento con il caso di Sally. Le indagini portano nuovamente a casa di Marvin Chambers, che era consulente di Scotland Yard, ma era stato allontanato dopo aver proposto un siero della verità post-mortem. Le sue ricerche sono proseguite, presumibilmente finanziate da criminali interessati all’invenzione. In casa la polizia non trova l’uomo, ma un cappio.
Le persone che hanno subito il trattamento di Chambers si percepiscono e si cercano fra di loro. Lo stesso Marvin si è iniettato il siero ed è alla ricerca di Sally e di tutte le vittime. Quando ha scoperto che Sally non l’ha tradito, anche la sua vita è finita: è pentito e vuole mettere fine a quello che ha iniziato, anche se Dylan e la polizia cercano di fermarlo.
Un effetto collaterale del siero è vedere la forma delle emozioni degli altri: Marvin sa che Dylan ha pietà di lui ed esiterà a sparargli. Alla fine, anche le vittime del siero ritrovano le emozioni. L’umanità di Dylan Dog, ancora una volta, fa la differenza: “forse la vita non è stata tutta persa, forse qualcosa s’è salvato”.
Sviluppo
L’albo di questo mese si contraddistingue per la doppia copertina e i contenuti extra. La cover “classica” mostra Dylan Dog camminare sotto la pioggia, unico senza ombrello tra la folla, sovrastato da una Sally “tentacolare”. La quarta di copertina, stampata in modo da poter sembrare la prima, vede invece l’indagatore dell’incubo affiancato a Vasco Rossi.
L’operazione Vasco è naturalmente commerciale: i numeri in uscita in estate, presumibilmente quello in cui si vende di più, godono della pubblicità portata dal coinvolgimento di uno dei più noti e apprezzati cantanti italiani.
Con il contorno delle consuete polemiche, pretestuose in quanto precedenti l’uscita dell’albo: come se gli abbinamenti bizzarri fossero una novità (vedi Dylan Dog e Baglioni, sulla rivista Tutto, 1996) o come se cercare di vendere un prodotto fosse un delitto.
La differenza la fa, appunto, la qualità della storia, e Sally raggiunge sicuramente l’obiettivo, grazie agli autori coinvolti. La sceneggiatura di Paola Barbato regala una storia avvincente, dove le virtù e le debolezze di Dylan Dog si intrecciano con le suggestioni di una delle canzoni più amate di Vasco Rossi.
In crisi con l’ultima fidanzata, messo di fronte alla sua condizione di single disperato perennemente perso in relazioni senza futuro, Dylan viene a contatto con chi si sente morto, ormai privo di sentimenti.
Il dramma raccontato da Vasco Rossi, la punizione per una colpa inesistente, la disillusione, prendono le forma degli incubi dylaniati, con la morte interiore e l’apatia che in modo sovrannaturale diventano una zona grigia tra la vita e la morte.
Le tavole di Corrado Roi, affascinanti ed evocative come sempre, ci portano ancora una volta in un mondo oscuro e inquietante, con Dylan, Groucho e Sally che spiccano graficamente in un contesto di persone simili tra loro ma terribili nell’espressione, i sentimenti e gli incubi che prendono letteralmente forma per il lettore e le persone sottoposte al siero.
Le tre storie ispirate a Vasco Rossi sono introdotte da una corposa sezione di approfondimenti: intervista di Luca Crovi al cantante, il testo della canzone cui è ispirato l’episodio, l’editoriale di Michele Masiero. Per Sally ci sono due approfondimenti in più, scritti da Tiziano Sclavi e Davide Bonelli, direttore della casa editrice.
Michele Masiero, direttore editoriale di Sergio Bonelli Editore:
“E’ curioso come gli aggettivi che si possono usare per Vasco e per Dylan siano facilmente intercambiabili tra i due: ribelle, insofferente agli schemi, determinato eppure fragile, disilluso eppure vitale. Insomma, umano, molto umano. Inevitabile, quindi, che fossero destinati a incontrarsi”
Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog:
“Una volta ho fatto un sogno. Di solito i miei sogni sono incubi paurosi e disperati, ma quello, caso più unico che raro, era felice. Non ricordo come si svolgeva, so solo che a un certo punto cantavo ‘Voglio una vita spericolata’. Era indubbiamente un segno. Segno che qualcosa di Vasco mi era entrato nel profondo“.
Vasco Rossi ama i fumetti e Dylan Dog in particolare:
“Ho sempre amato la sintesi e i fumetti in questo son perfetti: il racconto si dipana per immagini e poche parole ma quelle che bastano a farti capire un mondo intero di cose. Il mio percorso direi che va da Nembo Kid a Tex Willer per arrivare fino a Dylan Dog, il più colto, raffinato e impegnato, il suo mondo visionario mi ha affascinato. Ancora oggi è per me un mito e sono strafelice di incontrarlo. A proposito, da Dylan Dog sono passato direttamente ai libri di filosofia”.