Il numero 409, Ritorno al buio (qui la recensione), aveva sancito il grande ritorno di un vecchio e temibile nemico, Mana Cerace, affrontato per ben tre volte dall’indagatore dell’incubo (numeri 34, 68 e Color Fest 3), ma mai definitivamente sconfitto. Il numero di settembre ci aveva lasciati impauriti e con il fiato sospeso, ad assistere inermi alla scontro mortale tra l’uomo del buio e Dylan Dog, uno scontro di cui, però, non sapevamo l’esito. Con il numero 410, La notte eterna (qui la recensione), la storia era andata avanti e ci eravamo immersi in una Londra dove regnavano il buio e il panico e dove nessuno sembrava sapere cosa fare. L’indagatore dell’incubo era l’unico che poteva risollevare la città e salvare tante vite umane e l’unico modo per farlo era affrontare nuovamente il suo nemico. Eppure, ancora una volta, Dylan era rimasto sconfitto.
Con questo numero, Il terzo giorno, si conclude il terzo atto della storia di Dylan Dog e Mana Cerace, una storia fatta di lotte all’ultimo sangue, di scontri tra oscurità e luce, di battaglie tra male e bene. Dylan affronterà per l’ultima volta l’Incubo, ma riuscirà a sconfiggerlo? Saranno gli elaborati marchingegni di John Ghost ad aiutarlo a intrappolare l’uomo del buio definitivamente? O sarà qualcosa di più potente e di invincibile a concludere per sempre la storia di Mana Cerace?
Dylan Dog 411 – Il terzo giorno
In seconda di copertina abbiamo la pubblicità del numero 412, Una pessima annata, in uscita il 30 dicembre, i credits e le informazioni sull’acquisto degli arretrati. Infine, in quarta di copertina vengono pubblicizzati i tre numeri de I racconti di domani, scritti da Tiziano Sclavi, Dylan Dog – Vampiri e Dylan Dog – Gli orrori di altroquando.
Nella prefazione Roberto Recchioni introduce brevemente Dylan Dog, a vantaggio soprattutto dei nuovi lettori, e presenta i disegnatori e lo sceneggiatore, rispettivamente Piero Dall’Agnol e Francesco Cattani e Claudio Chiaverotti, nomi che dovrebbero ormai suonare familiari agli appassionati di Dylan Dog. Dall’Agnol e Chiaverotti hanno collaborato in moltissime occasioni, dando vita a tante storie dell’indagatore dell’incubo, tra cui proprio quelle relative a Mana Cerace. Cattani ha invece realizzato i disegni degli ultimi quattro numeri e si è occupato anche del graphic novel Luna del mattino e dell’albo L’uomo orizzontale di Mercurio Loi.
Prima di augurarci buona lettura, Recchioni ci consiglia, come sempre, un nuovo brano da ascoltare per immergerci completamente nella storia: Fear of the Dark degli Iron Maiden. Colonna sonora perfetta per una storia di paura e tenebre come questa:
https://www.youtube.com/watch?v=J0N1yY937qg
La trama di Dylan Dog 411 – Il terzo giorno
Dopo un estenuante caccia alla tenebra, sembra che per Dylan Dog e Mana Cerace sia arrivato il momento di affrontarsi un’altra volta, l’ultima. Come riuscirà l’indagatore dell’incubo, ferito e più in difficoltà che mai, ad avere la meglio ancora una volta sul suo storico avversario? Ci riuscirà davvero questa volta?
Struttura
Il terzo capitolo della “trilogia del buio” non si apre con Mana Cerace, ma con la sua sposa, il suo primo e unico amore, Kimberly Adams. Kimberly, vecchia compagnia di classe di Philip Crane, era stata una delle tante che si era presa gioco del ragazzo, che l’aveva umiliato, che l’aveva lasciato da solo ancora una volta, più ferito che mai. La vita, però, non è clemente con nessuno e che sia per colpa del fato o del karma, la vita di Kimberly non si rivela certo tra le più felici: tradita più volte dal marito, una sera lo uccide e riesce anche a farla franca. E’ così che il suo destino si lega nuovamente a quello di Crane, ora Mana Cerace. Mana Cerace si nutre della rabbia e del dolore delle persone e vede in Kimberly la preda perfetta. I due iniziano così una storia d’amore malata e morbosa, un rapporto che vive solo di odio e violenza, una perfetta folie à deux.
Proprio come Mana Cerace, anche Kimberly comincia a vendicarsi di tutte le persone che le hanno fatto un torto nella vita, a partire dall’amante del marito. Da questo momento, ogni passo della donna sarà in realtà guidato dalle parole cattive dell’uomo nel buio, ogni azione dettata dall’odio. Grazie ai bellissimi disegni, sono ancora una volta i volti dei nostri due antagonisti a impressionarci; man mano che si va avanti con la storia, i loro lineamenti si fanno sempre più deformi, più duri, più cattivi. Fino a sembrare maschere demoniache.
Dylan, intanto, si sta riprendendo, anche se a fatica, dal suo ultimo scontro con il suo acerrimo nemico. Si risveglia in ospedale, circondato da infermieri e flebo, stanco e dolorante. Sa, però, che non c’è un secondo da perdere e che a Londra serve il suo aiuto per sconfiggere non più un solo mostro, ma due, resi ancora più forti dal loro terribile amore.
“Tutta questa non è che una folle storia d’amore… due cuori neri… e un’oscura danza di morte”
L’indagatore dell’incubo sa che se vuole vincere deve chiedere aiuto alla stessa persona, a John Ghost. Insieme, i due vanno a trovare Jeremy Badland, figlio di una delle tante vittime dell’uomo del buio, che aveva dato inizio a tutta questa storia chiedendo aiuto a Dylan Dog. Bibliomane miliardario, Badland è entrato in possesso dei libri tenebrarum, “i libri dell’oscurità, testi dannati, rilegati con i capelli di donne morte suicide, scritti con il sangue di bambini innocenti su pergamene di pelle umana“. Dylan sembra l’unico in grado di leggerlo e su quelle pagine rivede tutti i crimini e gli omicidi di Mana Cerace, ma non solo. Dylan incontra anche le tenebre e capisce che per entrare nel regno del buio bisogna che una persona rineghi la sua appartenenza alla specie umana, che si abbandoni ad atti turpi. E l’indagatore dell’incubo, grazie al suo intuito infallibile, capisce che questo è proprio ciò che farà Kimberly e che deve essere fermata il prima possibile:
Così, grazie all’aiuto di John Ghost, Dylan riesce a rintracciare la donna e, di conseguenza, anche Mana Cerace. L’indagatore dell’incubo riesce a sconfiggerlo, o almeno così crede. Purtroppo le cose non sono mai così semplici e Dylan deve farsi forza e lottare ancora una volta, stavolta davvero l’ultima, contro l’uomo dell’oscurità. Ma non sarà lui a uccidere Mana Cerace, ma qualcosa di incredibilmente più forte, indistruttibile.
Impressioni personali
Voglio iniziare parlando della fine, proprio delle ultime pagine, che sanciscono la degna conclusione alla lunga storia tra Dylan Dog e Mana Cerace. Ovviamente non farò spoiler, per non rovinarti il gusto di leggere questa bella storia, ma devo necessariamente citare una scena.
Per quanto siano quasi sempre i buoni a conquistare la simpatia del pubblico, per ovvie ragioni, ci sono volte in cui sono invece i cattivi a rimanere impressi nella nostra memoria, sono i cattivi quelli con cui ci immedesimiamo di più, forse perché sono imperfetti, proprio come noi. Mana Cerace non è uno di questi cattivi, non può piacerti, non può suscitare né simpatia, né compassione. E’ la cattiveria allo stato puro, è la vera malvagità che contamina tutto quello che incontra. Magari simpatizziamo con Philip Crane, ricordiamo la sua triste storia e la sua vita priva di amore e di affetti e condanniamo tutti quelli che, intorno a lui, hanno compiuto crimini ancora peggiori dei suoi, dettati dalla noncuranza e dall’egoismo. Mana Cerace, dunque, non può piacerci, ma è un bel cattivo ed è proprio la sua fine a renderlo ancora più indimenticabile.
Proprio nel momento della sua morte, Mana Cerace sembra cambiare. Cambia il suo volto, meno mostruoso e animalesco, cambiano le sue parole, che da dure diventano quasi tragiche. E sembra che, pur essendo stato circondato da cattiveria e pur avendo commesso gli atti più turpi e terribili, un po’ di luce abbia contaminato la sua oscurità. Prima di farsi catturare per sempre dal buio Mana Cerace fa pace con quel mondo che l’ha sempre deriso e umiliato, abbandona, anche se per un breve momento, l’odio che ha sempre fatto parte della sua vita.
Il suo addio e le sue parole finali mi hanno ricordato un’altra scena altrettanto indimenticabile di uno dei fumetti più belli, o forse il più bello di tutti: Watchmen di Alan Moore. In una vita contraddistinta soltanto da solitudine e dolore, quel che resta, se non gli amici, sono le lacrime dei nostri nemici, è la consolazione di sapere che almeno i nostri nemici ci ricorderanno.
Perché, alla fine, è questo che fa paura a tutti noi ed è questo che faceva paura anche a Mana Cerace. E’ la paura del buio, di quel buio che ci attende quando tutto svanisce. Nell’oscurità, nel nulla.