Se con il numero 407, L’Entità, di cui trovi qui la recensione, eravamo tornati alle origini, a un’indagine canonica al fianco di Dylan Dog e Groucho, con Scrutando nell’abisso veniamo travolti dall’orrore e trascinati nel più oscuro degli abissi. Gigi Simeoni, con la complicità dei bellissimi e intensi disegni di Marco Soldi, dà vita a una storia raccapricciante, che fa accapponare la pelle e che ricorda un po’ vecchie puntate di Doctor Who, dove terrificanti statue di angeli piangenti prendevano vita quando non viste. In questa nuova avventura, a Dylan Dog avrebbe fatto comodo il consiglio del Dottore: “Non battere ciglio. Se lo fai sei morto. Non voltare mai le spalle. Non distogliere lo sguardo. E non chiudere mai gli occhi“.
Probabilmente dopo aver letto questa storia lascerai una lucina accesa prima di andare a dormire, per paura che nel buio si nasconda qualcosa pronto ad uscire non appena avrai chiuso gli occhi…
Dylan Dog 408 – Scrutando nell’abisso
In prima di copertina vediamo Dylan Dog in compagnia di un vecchietto, che conosceremo dopo, che osserva con le mani intrecciate dietro la schiena dei giganti tentacoli da piovra che si alzano verso il cielo e avvolgono la città. Il bellissimo disegno, sempre realizzato da Gigi Cavenago, ci introduce alla storia e già i tentacoli, violacei e inquietanti, simboleggiano un qualcosa che avviluppa, che stringe fino a strozzare e da cui non ci si può liberare. Una sensazione che rimarrà per tutta la storia.
In seconda di copertina abbiamo la pubblicità del numero 409, Ritorno al buio, in uscita il 30 settembre, i credits e le informazioni sull’acquisto degli arretrati. In terza di copertina troviamo un numero di Dylan Dog Old boy, contenente due storie inedite, uscito il 13 agosto. Infine, in quarta di copertina viene pubblicizzato il nuovo Color Fest di Dyaln Dog, uscito l’8 agosto, con tre nuovissime storie a colori.
Nella prefazione Roberto Recchioni introduce brevemente Dylan Dog, a vantaggio soprattutto dei nuovi lettori, e presenta il disegnatore e lo sceneggiatore, rispettivamente Marco Soldi e Gigi Simeoni. Recchioni ci anticipa poi la storia, ispirata al genere thriller e crime da una parte e dall’altra alle atmosfere insane e angosciante di Lovecraft, e, come sempre, prima di augurarci buona lettura ci consiglia una nuova band da ascoltare: i Carpenter Brut e, in particolare, la loro Roller Mobster, che bene riesce a rendere le atmosfere cupe che ritroviamo poi nella storia.
La trama di Dylan Dog 408 – Scrutando nell’abisso
Sembra proprio che stavolta Dylan Dog e la polizia di Londra abbiano a che fare con un vero e proprio serial killer, quello che i giornali chiamano “il killer dei vecchi“. Nella capitale britannica, infatti, si aggira a piede libero un efferato criminale che uccide in modo atroce vecchietti innocui, in particolare i cosiddetti work-watcher, che vengono ritrovati squartati, con le membra divorate e gli occhi strappati. Inizialmente si pensa a un animale feroce, poi a un qualche rito mafioso, fino ad arrivare a macabri rituali… ma quale sarà la verità?
Struttura
La storia si apre nel dipartimento di polizia di Londra, dove il sergente Rania Rakim e l’ispettore Carpenter stanno interrogando un anziano signore nel tentativo di fare luce su un terribile omicidio avvenuto qualche giorno prima: un uomo era stato trovato nei pressi di un cantiere capovolto, sventrato, con gli occhi strappati e infilati in gola. I disegni delle primissime pagine di questo nuovo numero sono molto belli e suggestivi, così come le parole del vecchio Joe Grady che li accompagnano:
“Siamo vecchi senza nome, con più passato che futuro… eppure anche noi abbiamo la nostra utilità. Pensi a noi come degli uccelli migratori… voliamo insieme, ognuno a presidio della sua posizione, senza sbagliare mai. E’ lo stormo che sa cosa deve fare. Dove andare. Da sempre. Ma capita che qualcuno di noi rimanga isolato, si perda e impazzisca di paura. Capite? Insieme si vive… da soli si muore”.
Dall’interrogatorio viene fuori ben poco e la polizia brancola nel buio. Si comincia a pensare a un delitto di tipo mafioso, legato ad appalti truccati e taglieggiamenti, ma sono tante le cose che non tornano. Prima fra tutte i risultati della scientifica: i segni sul corpo della vittima sono irregolari, i bordi delle ferite frastagliate e sembrano essere state lasciate da zanne e artigli. Tutto fa pensare che la vittima sia stata sbranata viva.
A un corpo se ne aggiunge un altro, poi un altro ancora. Tutti signori anziani, tutti work-watcher, tutti uccisi seguendo lo stesso modus operandi. La polizia continua a indagare sulle famiglie mafiose più potenti di Londra, ma senza troppa convinzione. Il sergente Rania e l’ispettore Carpenter decidono così, anche se controvoglia, di rivolgersi a Dylan Dog.
Il nostro Old Boy inizia a indagare, anche se a modo suo, e fa subito la conoscenza di Joe, che gli appare come un vecchietto innocuo, anche se eccentrico e strampalato. Joe Grady sarà invece la chiave di volta per la risoluzione del caso, nonostante i suoi discorsi deliranti mandino inizialmente in confusione Dylan. Tra i due si instaura comunque una solida amicizia e Joe si rivela essere un bellissimo personaggio, ben costruito, a cui ci si affeziona nel giro di qualche pagina e che non dispiacerebbe incontrare di nuovo in qualche altra avventura. Joe racconta a Dylan di avere una missione, un compito al quale non può assolutamente rinunciare: deve sorvegliare i cantieri, deve rimanere sempre sveglio e vigile, con gli occhi ben aperti, affinché niente di terribile possa accadere:
Nonostante le iniziali titubanze, Dylan si convince che Joe non sia del tutto fuori di testa e che nelle sue parole ci sia qualcosa di vero. Così, una notte prende il posto di Grady e comincia a sorvegliare un cantiere, con gli occhi ben spalancati, tenuti aperti da tanti piccoli pezzi di scotch. Sarà così che il nostro Old Boy si troverà catapultato in un incubo, “dall’altra parte“, in “un luogo di angoscia e dolore insopportabili” e incontrerà qualcosa che lo cambierà per sempre. La sua angoscia si somma alla nostra, ingigantita dai meravigliosi disegni delle ultime pagine, intrisi di puro terrore.
Impressioni personali
Scrutando nell’abisso è una Storia con la S maiuscola, forse una delle più belle di quelle lette ultimamente. La trama è costruita alla perfezione, merito della sceneggiatura da brivido di Gigi Simeoni, ma anche degli stupendi disegni di Marco Soldi, che ho lodato più volte in questa recensione. Sfogliando le pagine si ha l’impressione di leggere un thriller e ci immergiamo in un caso cruento e misterioso, di quelli che piacciono a noi appassionati di serial killer e di storie raccapriccianti e un po’ macabre. Il finale, invece, avrebbe fatto rabbrividire (un po’ di terrore, un po’ di piacere) qualsiasi patito di horror, tanto spaventose sono le immagini.
La tensione viene spezzata dalle tante battute di Groucho, che in questo numero si susseguono numerose e che sono anche particolarmente divertenti. Più volte, immersa nella lettura nel cuore della notte, sono scoppiata a ridere rischiando di svegliare tutta la famiglia. Che dire, Groucho ci era sicuramente mancato e questo numero non ha fatto altro che riconfermare che senza Groucho le storie di Dylan Dog non sono belle neanche la metà.
Questa storia, oltre a ricordarmi alcuni episodi di Doctor Who, come dicevo all’inizio, mi ha anche riportato alla mente un libro che avevo letto da piccola, Vampiri – Storia di un cacciatore di creature infernali, che mi spaventò a morte. Non furono le immagini, né le storie raccontate a farmi così paura, ma una frase in particolare, pronunciata dal fantomatico Lord Vampyr: “Prima di poter risorgere, dobbiamo farci dimenticare, ridurci a una di quelle storie che si usano per spaventare i bambini. Dobbiamo attendere un mondo dove chiunque oserà additarci come vampiri dovrà essere considerato pazzo“. Il numero 408 di Dylan Dog mi ha ricordato quei momenti di intensa paura, in cui promettevo alla me stessa di sei o sette anni di credere sempre nei vampiri e mi assumevo il compito di ricordarli ogni giorno, affinché sulla Terra ci fosse sempre qualcuno disposto a credere alla loro esistenza, affinché non potessero mai risorgere per dominare il mondo. In qualche modo mi sono rivista in Joe, così come mi sono rivista nelle parole che Dylan pronuncia quasi alla fine della storia:
“Loro si fanno avanti un passo alla volta, dalla notte dei tempi, quando abbiamo tutti quanti gli occhi chiusi per un brevissimo istante… e lentamente, nel volgere di strani eoni, si avvicinano sempre di più”.
Con il dubbio che là fuori si nasconda effettivamente qualcosa di terribilmente malvagio, pronto a uscire non appena noi esseri umani ce ne saremo dimenticati o avremo chiuso gli occhi, ti lascio, caro lettore, invitandoti a leggere la recensione di Dylan Dog numero 409 – Ritorno al buio.