Non poteva mancare la recensione di Dylan Dog 406, il fumetto Bonelli prosieguo del numero 405, di cui potete leggere la recensione cliccando sul questo link.
In L’ultima risata continuano le avventure dell’indagatore dell’incubo che nel numero 405, L’uccisore, avevamo lasciato con Gnaghi fuori dalla sua casa, in Craven Road pronti per partire alla ricerca dell’assassino.
Gnaghi, preparati. Credo di sapere dove si nasconde il nostro assassino. Andiamo a prenderlo.
Gnà!
Dylan Dog 406 L’ultima risata
In prima di copertina abbiamo il volto di Groucho, sorridente ma oscuro, nei cui occhiali si riflette il viso di Dylan Dog, spaventato, disegnato da Gigi Cavenago.
In seconda di copertina troviamo la pubblicità della graphic novel di Tiziano Sclavi, Zardo, i credits e le informazioni sull’acquisto degli arretrati, e in terza di copertina la pubblicità del numero 407, L’entità, in uscita il 30 luglio, con Dylan e Groucho in copertina.
In quarta di copertina abbiamo la pubblicità di Dylan Dog Old Boy, che riparte dal numero 1, con una nuova formula, due storie in ogni albo con uscita bimestrale. Avventure inedite per chi lo ama come era un tempo, di cui potete leggere la recensione al seguente link.
Nella prefazione Roberto Recchioni nel paragrafo Da dove veniamo ci parla del nuovo Dylan, in Dove siamo in questo momento fa brevemente il punto della situazione, trattandosi appunto di una storia iniziata nel numero precedente, mentre in Dove stiamo andando ci indica che il volume ci porta verso la conclusione del ciclo 666. In Con chi ci accompagniamo parla brevemente dell’illustratore Corrado Roi e poi consiglia come musica di accompagnamento alla lettura In-A-Gadda-Da-Vida brano del 1968 degli Iron Butterfly.
La trama di Dylan Dog 406
Abbiamo lasciato nel numero 405 l’indagatore dell’incubo e Gnaghi pronti a partire alla ricerca dell’assassino. Ma qual è il luogo in cui Dylan è così sicuro che si trovi l’assassino? Li ritroviamo ai cancelli dell’Harlech Asylum, dove l’altoparlante ne annuncia l’arrivo agli ospiti della struttura, chiedendo di riservare all’ospite una calda accoglienza. E inizia l’orrore…
Struttura e citazioni
La storia inizia con una bambina che salta la corda in un giardino cantando La casa di Sergio Endrigo.
Era una casa molto carina, senza soffitto, senza cucina, non si poteva entrarci dentro perché non c’era il pavimento! Non si poteva andare a letto, in quella casa non c’era il tetto! … Ma era bella bella davvero, in via dei Matti al numero zero!
Poi la scena si sposta su sul fido maggiolino targato 666 guidato da Dylan accompagnato da Gnaghi che giungono all’ingresso dell’Harlech Asylum, i cui ospiti vengono avvisati della visita e dall’altoparlante si sente un pezzo del monologo di Mercuzio, quello sulla Regina Mab, in Romeo e Giulietta.
Vedo che la regina Mab è venuta a trovarvi! Lei, che tra le fate è la levatrice, e viene, non più grande di un’agata al dito di un consigliere, tirata da un equipaggio di invisibili creature fin sul naso di chi giace addormentato…
… e il suo cocchio è un guscio di nocciola lavorato dallo scoiattolo falegname o dal vecchio lombrico, da tempo immemorabile carrozzieri delle fate!
Su di esso, notte dopo notte, galoppa nelle menti degli amanti riempiendole di sogni amorosi, oppure sulle ginocchia dei cortigiani, che subito sognano di riverenze, o sulle dita degli avvocati, che sognano allora parcelle; sulle labbra delle donne, che sognano baci…
Nell’opera di Shakespear il monologo fa quasi presagire come si concluderà la storia d’amore tra Romeo e Giulietta, una storia d’amore dolce e delicata che si tinge di inquietudine e violenza, finendo tragicamente. In Dylan Dog il monologo recitato agli ospiti del manicomio funge da richiamo e lascia presagire l’orrore.
L’incontro con il primo ospite del manicomio è accompagnato da un’altra citazione, da Moby Dick di Herman Melville, infatti il pazzo rinchiuso nel manicomio chiamato Harlech Asylum paragona la balena bianca alla pazzia, parafrasando un breve periodo dell’opera.
Lascio una scia bianca e inquieta, acque pallide, facce più pallide, dovunque passo. Le onde invidiose si gonfiano ai lati per sommergere la mia traccia: facciano, ma prima io passo.
Si susseguono poi i terribili incontri con gli ospiti del manicomio e la follia e l’orrore pervaderanno le varie scene. Incontriamo anche un personaggio del numero 404, Anna, in combutta col misterioso assassino e convinta che Dylan abbia vinto solo qualche battaglia ma non la guerra.
Quando l’indagatore dell’incubo incontrerà l’assassino, questi reciterà delle frasi della Ballata della Morte, presente in Dylan Dog 101 Attraverso lo specchio e citerà anche Star Wars con la frase di Dart Vader (in Italia Dart Fener) quando vuole spingere Luke a tentare di ucciderlo perché passi così al lato oscuro.
Una storia dal finale un po’ triste e drammatico che però ci conduce verso un nuovo ma vecchio e conosciuto inizio.
La trama è fluida e scorrevole, ricca di citazioni, non scontata anzi ricca di colpi di scena. Una storia ricca di orrore, mistero e follia. L’incubo è strettamente collegato alla follia ed entrando nel manicomio anche Dylan e Gnaghi non ne saranno immuni.
Corrado Roi con le sue sfumature riesce a dare l’idea dell’orrore e mistero, il tratto è pulito e i disegni ricchi di particolari. Sono molte le scene d’azione e con le sue illustrazioni rende bene l’idea del movimento. Nei primi piani sono molto particolareggiati i volti e ben delineate le espressioni del viso che esprimono al meglio le emozioni dei personaggi.
Impressioni personali
Il giudizio finale per la seconda parte della storia è più che buono, sia per la trama sia per le illustrazioni.
La trama è fluida e presenta dei colpi di scena, coerente con la prima parte del racconto presente nel volume 405 L’uccisore. Vanno in crescendo la follia e l’orrore iniziati nel volume precedente.
Il volume è ricco di citazioni e autocitazioni, alcune espressamente indicate altre facilmente riconoscibili per la notorietà delle opere citate. Una cosa che ho sempre apprezzato in Dylan Dog è proprio la ricchezza di citazioni che mi permette di divertirmi a ricercare tutti i riferimenti.
Le illustrazioni ben si adattano alle situazioni, tratti chiari e decisi nelle scene “normali”, ricchi di sfumature nelle scene di follia, orrore e mistero. Disegni ben particolareggiati, soprattutto nei primi piani sono ben curate le espressioni del volto dei personaggi.