Cosa faresti se fossi intrappolato sottoterra, mentre nel mondo che conoscevi si scatena l’apocalisse? L’opera di cui andremo a parlare oggi è una lettura molto poco rilassante e felice, in generale.
Dietro il manga di Dragon Head c’è Minetaro Mochizuki. L’artista vince con la sua opera la 21esima edizione dei Kodansha Awards. La pubblicazione inizia nel 1995, sulla rivista Young Magazine, e si conclude 5 anni dopo, contando 10 volumi.
In italiano, viene prima preso in carica da Magic Press Edizioni nel 2001, ma dopo l’uscita del sesto volume il progetto si interrompe. Nel 2014, viene poi ripresa da Panini Comics.
Nel 2000, Dragon Head viene nuovamente premiato durante la quarta edizione del Premio Osamu Tezuka. È stato anche realizzato un live action ispirato all’opera che esce nel 2003. A dirigere il film c’è Joji Idia, che collabora con Mochizuki, Masa Nakamura e Hiroshi Saito tutti alla sceneggiatura.
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La trama di Dragon Head
Ritrovarsi completamente avvolti dal buio, quando si dovrebbe essere tranquillamente in viaggio, potrebbe sembrare a molti solo un brutto sogno, per Teru, invece, è realtà. Quando il ragazzo apre gli occhi, dopo essersi addormentato sul treno di ritorno da una gita scolastica, tutto quello che vede è oscurità e distruzione.
A circondarlo, ci sono i cadaveri dei suoi compagni di classe, con cui solo poco prima aveva scambiato quattro chiacchiere. Ben presto, si scopre che il treno in cui si trovava è deragliato mentre attraversava un tunnel. Un terremoto ha colpito la città e ha causato la catastrofe con cui ora si trova a fare i conti.
Con solo una torcia e un accendino, Toru si incammina per cercare una via d’uscita, ma quello che si trova davanti è un’uscita bloccata da sassi e macerie. Non è, però, l’unico sopravvissuto, presto trova altri due ragazzi, Nobuo e Ako.
I tre passano insieme interminabili giornate all’interno del tunnel, con poco cibo e l’aria che diventa sempre più calda. Ad un certo punto, da una delle radio, sentono delle frasi annunciare che nel mondo esterno qualcosa sta succedendo. Qualunque cosa sia ha portato il governo a dichiarare lo stato di calamità e la situazione dei 3 giovani sopravvissuti peggiora ancora di più.
Nessuno andrà a cercarli, se vogliono uscire vivi dalla tomba sotterranea in cui sono intrappolati, devono farlo da soli, ora ne sono consapevoli. Ma gli equilibri mentali iniziano a vacillare, la disperazione ha la meglio e lentamente si cade in un vortice di follia.
Analisi e opinioni su Dragon Head
Partiamo dall’elefante nella stanza, Dragon Head non è un manga per tutti. Fantascientifico e dai toni decisamente horror, l’opera sin da subito introduce elementi che non sono adatti né a lettori deboli di cuore né ad una lettura leggera.
Il punto di forza del manga sono sicuramente i personaggi. Infatti, se la storia ad un certo punto diventa troppo lenta nella sua narrazione, i protagonisti della storia continuano a crescere e non si può fare a meno che empatizzare sempre di più con loro.
Forse è proprio questo che Mochizuki chiede a chi legge la storia. Non di avere un favorite character, non di prendere le parti di qualcuno, ma di comprendere le reazioni e lo stato mentale di Toru, Ako e Nobuo.
Da tre ragazzini spensierati, passano all’essere gli unici sopravvissuti ad un disastro, che li ha lasciati traumatizzati e circondati solo da macerie e corpi senza vita. Quando Ako si risveglia, non può fare altro che piangere per 4 giorni, pensando alla morte dei suoi amici e alla casa in cui non è riuscita a tornare.
Anche Toru, che si sente in un qualche modo il ‘leader’ del gruppo, mostra spesso le sue debolezze ed immaturità, soprattutto nei primi capitoli. Tutto ciò che risuona nel tunnel, sono le urla e i lamenti dei ragazzi, vorrebbero tornare a casa e riabbracciare le loro famiglie. Invece, sono intrappolati sottoterra, senza cibo, circondati dall’oscurità e consapevoli di essere da soli.
Nobuo è il primo a dare dei segni di cedimento, ma anche quando lo si vede impugnare una lama e minacciare i suoi unici compagni, non si può non capire e quasi giustificare. La sua unica colpa è forse solo quella di avere una mente più fragile degli altri. Inizia a manifestare comportamenti strani subito dopo aver scoperto che entrambe le uscite sono sbarrate, da quel momento è una discesa nella pazzia.
Inizia a sentire voci nell’oscurità, allucinazioni e alla fine perde completamente la testa. C’è una parte nei primi capitoli, in cui si definisce “più forte” degli altri e sostiene che, essendo gli unici sopravvissuti, probabilmente sono stati scelti da Dio. Tutti questi sono segnali, anche per gli altri due protagonisti, che qualcosa in lui ormai non funzioni più. Toru lo definisce attratto dall’oscurità come un demone e, solo qualche pagina dopo, questo si tramuta in realtà.
Quando Nobuo riappare, ha volto e corpo ricoperti da strani disegni, che hanno un che di tribale e spaventoso allo stesso tempo.
Nel corso della storia di Dragon Head, altri eventi negativi si susseguono quasi a ruota. Sia per i personaggi che per i lettori è difficile liberarsi da quel senso di ansia e di angoscia costante, che sembra permeare ogni capitolo del manga. Non c’è via di fuga né dentro né fuori dal tunnel, Toru e Ako se ne rendono conto nel peggiore dei modi.
Parlando delle illustrazioni invece, non possono di certo essere definite belle. Non perché il mangaka manchi di talento, anzi, ma sono proprio le sue scelte stilistiche ad aggiungere qualcosa in più a tutto Dragon Head.
I disegni rispecchiano il mood generale di tutta la storia, le cose belle sono poche, mentre i dettagli e le espressioni più brutte e terrificanti sono zoomate.
Per gli amanti del genere, questo manga è un must read. Si è portati a domandarsi cosa si farebbe in una situazione simile, se e chi impazzirebbe per primo. A farla da padrone è la disperazione, anche le piccole vittorie sono in poco tempo corrotte dal senso generale di angustia.
Dragon Head non è una lettura piacevole, nel miglior senso possibile.