Correva l’anno 1996 e Dragon Ball Z si era appena chiuso dopo 291 episodi. Il successo delle avventure di Goku e compagni era ormai planetario, ma il manga di Akira Toriyama aveva trovato una sua naturale conclusione dopo la saga di Majin Buu. Per poter continuare a sfruttare il franchise serviva un modo per mandare avanti la trama: e arrivò Dragon Ball GT.
Tuttora oggetto di aspre critiche e di discussioni tra i fan, Dragon Ball GT non si basava su nessun manga preesistente e il coinvolgimento dello stesso Toriyama era molto ridotto, al punto che non si poteva considerare un seguito ufficiale del manga originale. Andò avanti per 64 episodi, molti meno rispetto le due serie precedenti, e per anni rappresentò l’ultima incarnazione televisiva della saga, prima dell’arrivo di Super, che invece è considerato a tutti gli effetti la prosecuzione dell’opera di Toriyama.
Tuttavia nel 2013 sulla rivista Saikyō Jump della Shueisha, una sorta di sorella minore di Weekly Shōnen Jump e V Jump, ebbe inizio la pubblicazione di un anime comic tratto proprio da Dragon Ball GT, e per la precisione dalla saga finale. Ora finalmente anche il pubblico italiano può gustare questo lavoro grazie all’operato dell’editore nostrano Star Comics, che da anni porta in Italia tutte le novità riguardanti Dragon Ball. Nel 2019 è stato annunciato in Giappone anche un adattamento anime comic della prima parte dell’anime, quella riguardante la ricerca delle sfere del drago nello spazio e la lotta contro Baby, e chissà che Star Comics non porti anche quello in Italia in futuro.
I draghi malvagi
La trama non differisce per nulla da quella della serie andata in onda oltre vent’anni fa. All’inizio del volume c’è un sintetico recap di poche vignette per raccontare il viaggio di Goku, Pan e Trunks alla ricerca delle sfere del drago nella galassia, nonché un accenno alla minaccia di Baby, mentre si tace completamente della piccola saga di Super C-17 e si va direttamente al sodo con la riunione delle sette sfere del drago che dà il via alla saga dei draghi malvagi.
Purtroppo non appare il solito Shenlong, ma un drago dall’aria minacciosa che attacca i protagonisti prima di dividersi in altri sette draghi, che schizzano via ciascuno in una diversa direzione. Il mistero è presto risolto dall’intervento dei Kaioshin: l’uso eccessivo delle sfere del drago ha portato a un accumulo di energia negativa e dai principali desideri espressi nel corso degli anni hanno avuto origine i draghi malvagi, che vanno fermati prima di causare la (ennesima) distruzione della Terra.
Il primo volume copre una parte consistente della saga dei draghi, mostrando i combattimenti con i primi cinque draghi: Liangxinlong, Wuxinlong, Liuxinlong, Qixinlong e Suxinlong. Da notare che in questo adattamento si è optato per le forme cinesi dei nomi e non per quelle giapponesi, che invece suonerebbero rispettivamente Ryan Shenron, Wu Shenron, Ryu Shenron, Chi Shenron e Su Shenron. E’ una scelta che potrebbe confondere i fan di vecchia data, ma da un punto di vista “filologico” è corretta e anzi encomiabile.
Anche l’andamento degli scontri e la caratterizzazione dei personaggi seguono fedelmente l’anime, di conseguenza non ci sono sorprese per chi ha già apprezzato l’anime. Ciò non significa che Dragon Ball GT – La saga dei draghi malvagi sia una lettura superflua o noiosa: anzi, chi ha amato alla follia l’opera di Toriyama potrà constatare come tutta la freschezza e il dinamismo degli scontri visti su schermo siano stati trasposti fedelmente anche su carta.
Una storia non sempre all’altezza del predecessore
Gohan, Vegeta, Goten, Trunks sono ridotti poco più che a delle comparse nel momento in cui viene evocato Shenlong, mentre l’intero peso della lotta ai draghi malvagi poggia sulle spalle di Goku. Si tratta, purtroppo, di un Goku che ha fatto molti passi indietro rispetto allo splendido percorso di evoluzione compiuto nella serie precedente. Se infatti il protagonista di Dragon Ball Z aveva trovato un perfetto equilibrio tra l’eterno bambinone e l’eroe votato alla difesa della Terra fino all’estremo sacrificio, il Goku di GT è solo un bambino, nella mentalità prima ancora che nel corpo.
Come se non bastasse, gli viene affiancata Pan, personaggio nato forse col nobile intento di coinvolgere maggiormente il pubblico femminile con una co-protagonista ragazzina, ma che di fatto riesce solo a risultare irritante e poco incisiva nei combattimenti. Anzi, a voler dirla tutta, contro uno dei draghi rischia pure di complicare ulteriormente lo scontro.
Inoltre, i primi quattro combattimenti non sono affatto sofferti o epici, i draghi non sono avversari potenti. Addirittura Goku non ha bisogno di usare il suo massimo potenziale ed è già tanto se ricorre alla trasformazione in Super Saiyan di base. Tuttavia i primi draghi compensano la scarsa potenza con una certa astuzia e mettono in campo strategie insidiose che riescono comunque a far penare Goku e Pan. In questo senso, la saga dei draghi malvagi rappresenta una piacevole variazione rispetto ai soliti scontri di pura e brutale forza di cui Dragon Ball Z ha abusato, una sorta di ritorno alle origini, quando Dragon Ball era una serie meno “testosteronica” e con una certa dose di ironia demenziale.
Inoltre, già nel duello tra Suxinlong e Goku le cose si movimentano e il finale del volume, in cui fa la sua comparsa nientemeno che il Super Saiyan 4, fa presagire sviluppi più avvincenti. Del resto i prossimi due volumi copriranno la seconda parte della saga, quella più vicina agli standard di Dragon Ball Z e per questo più apprezzabile.