Demon Slayer: Infinity Castle è l’inizio della fine per il leggendario franchise shonen. Ambientato quasi immediatamente dopo la fine della quarta stagione, Tanjiro e i suoi amici si trovano ad affrontare sfide enormi in questa pellicola da oltre due ore e mezza. Uscito in Giappone all’inizio di quest’anno, il film arriverà nelle sale il 12 settembre.
Il film si apre subito con Tanjiro, gli Hashira e i giovani alleati del Corpo Ammazzademoni che precipitano letteralmente nella tana di Muzan. Quasi ogni eroe ha un momento dedicato, ma alcuni spadaccini ricevono molto più spazio di altri. Zenitsu affronta un demone legato al suo passato, Shinobu si scontra con il malvagio Doma, mentre il “main event” è l’attesissima rivincita tra Tanjiro e Akaza, dopo le tragiche vicende viste in Mugen Train. Fortunatamente, Tanjiro non è solo: al suo fianco c’è Giyu Tomioka, il Pilastro dell’Acqua. E mentre i combattimenti si infiammano, il signore dei demoni Muzan osserva dall’ombra con un ostaggio nelle sue grinfie.
Il lato positivo
Uno dei più grandi punti di forza di Demon Slayer è sempre stato il mix tra coreografie di combattimento spettacolari e lo stile artistico incredibile di Studio Ufotable. Infinity Castle non solo mantiene queste qualità, ma forse le porta al livello più alto mai visto nella saga. I combattimenti sono probabilmente tra i migliori che il 2025 abbia offerto nel panorama anime: veloci, fluidi, brutali e con una messa in scena che amplifica al massimo ciò che funzionava già nel manga.

L’ambientazione stessa, il Castello Infinito, è una meraviglia visiva. Le sue strutture in continua trasformazione diventano quasi un personaggio a sé, costringendo eroi e villain ad adattarsi. Alcune inquadrature sono mozzafiato, in particolare una sequenza finale che offre una panoramica spettacolare della dimora di Muzan. Non è un caso se Demon Slayer è diventato un colosso: l’animazione fluida e l’impatto visivo sono le sue armi vincenti, e Infinity Castle lo dimostra ancora una volta.
Anche il doppiaggio è di altissimo livello. I cast riescono a trasmettere con forza tanto le emozioni più intime quanto l’intensità dei combattimenti. Non tutti, tra eroi e nemici, sopravvivono al film, e le interpretazioni sanno rendere perfettamente la drammaticità di certi momenti.
Il lato negativo
Non mancano però i difetti. Il paragone più immediato è con Mugen Train, il primo film della saga che è diventato il più grande successo anime di sempre al botteghino. Quello che funzionava in Mugen Train era la sua completezza: una storia autonoma, comprensibile anche senza conoscere a fondo l’intera trama. Con Infinity Castle è impossibile: chi non segue l’anime non capirà quasi nulla di ciò che accade. È un difetto minore, certo, ma resta.
Il vero problema è che questo film sembra più una stagione di serie TV compressa in un’unica pellicola. I flashback, ad esempio, spesso occupano troppo tempo e spezzano il ritmo. Nella tradizione di Demon Slayer, i retroscena dei demoni poco prima della loro morte servono a umanizzare i villain. Qui però funzionano meno, interrompendo la tensione anziché arricchirla.
La storia si concentra su tre grandi scontri principali, ma inevitabilmente alcuni personaggi vengono messi da parte. È un limite già presente nel manga, ma la frustrazione rimane: alcuni eroi attesi da tempo hanno un ruolo marginale o assente. Senza fare spoiler, due personaggi chiave risultano clamorosamente sottoutilizzati.
Tra le battaglie, la più debole è quella che coinvolge Zenitsu. Non per colpa dell’animazione o della regia, che restano eccellenti, ma perché il legame emotivo con l’antagonista poteva e doveva essere costruito meglio in precedenza. Un dettaglio accennato nella Hashira Training Arc non basta a dare profondità a uno scontro che meritava di più.
Demon Slayer: Infinity Castle, le conclusione
Demon Slayer: Infinity Castle è un colosso dell’animazione, capace di esaltare al massimo i pregi della saga… ma anche i suoi difetti. C’è tantissimo da amare, soprattutto per i fan storici, ma non si può definirlo né il miglior film anime dell’anno né il miglior capitolo del franchise.
Una pellicola potente, emozionante e spettacolare, ma che avrebbe funzionato meglio come una stagione TV.