Sergio Bonelli Editore continua il proprio sodalizio con Maurizio De Giovanni e il suo Commissario Ricciardi, proponendo ai suoi lettori la versione a fumetti di Rondini d’inverno, decimo romanzo uscito originariamente nel 2017.
Anche in questa storia ritroviamo i temi che accompagnano spesso le storie del commissario malinconico, ovvero amore, arte, morte e i loro intrecci. Sullo sfondo, le vicende personali di Ricciardi che in questo volume fanno un importante passo avanti.
Come di consueto, tutto comincia con un omicidio; siamo sul finire del 1932 e uno dei modi migliori per passare la serata è quello di assistere allo spettacolo di uno dei tanti teatri di rivista che animavano le notti italiane di quel periodo.
Proprio durante lo spettacolo in uno di questi teatri, lo Splendor, il pubblico è pronto ad assistere al numero più popolare: una ballata che parla di tradimento ed è messa in scena dalla coppia composta dal maestro Gelmi e dalla più giovane moglie Fedora.
Quando la scena prevedere che il marito tradito spari alla moglie, avviene l’impensabile e Fedora rimane a terra, colpita a morte da un proiettile che sarebbe dovuto essere a salve.
Il caso, con l’omicidio avvenuto sotto gli occhi di tutti, sembrerebbe essere chiuso ma Ricciardi non è del tutto convinto dello svolgimento dei fatti e come nella sua natura continua ad indagare.
A questo primo fatto di sangue se ne aggiunge uno con risvolti ancora più drammatici: il dottor Modo, l’anatomopatologo della serie, viene raggiunto in ospedale da Lina,, una donna conosciuta presso una casa chiusa e per cui il dottore nutre un profondo affetto e che è stata brutalmente malmenata e ridotta in fin di vita.
In questo intreccio di amore e morte, Ricciardi continua a pensare all’insignificante Enrica, che vorrebbe frequentare ma ancora respinge per non coinvolgerla in un’esistenza destinata ad essere sconvolta dal Fatto.
Nonostante tutto, i due giovani si avvicinano sempre di più al punto che la giovane interrompe la frequentazione con l’ufficiale tedesco Von Brauchitsch nella speranza di scalfire la corazza del giovane delegato di polizia.
Ma, dato che Ricciardi non è destinato ad avere pace, il suo avvicinarsi ad Enrica gli crea ulteriori problemi dal momento che il maggiore tedesco è una pedina chiave per l’OVRA e che una sua fuga da Napoli complicherebbe di molto i piani della polizia segreta fascista che a quel punto non si farebbe scrupoli ad uccidere lo stesso Ricciardi.
L’unica a provare ad impedirlo è Livia Lucani, da sempre innamorata del protagonista, che dal canto suo decide di non tenere conto dell’avvertimento e andare per la sua strada.
Ma l’Italia del ventennio è anche l’Italia dei reduci di guerra, mutilati e non, le cui vite sono state rovinate dalla Grande Guerra; uno di loro è il marito della signora Erminia, dipendente del teatro che era stata assunta per intercessione di Gelmi il quale era sotto le armi con il marito che lo scoppio di una granata lasciò orribilmente sfigurato e mutilato, per quanto senza rancori verso il suo ex superiore o nei confronti della Patria stessa.
Parlando con Gelmi, Ricciardi si convince definitivamente che non è lui il colpevole, almeno non intenzionalmente; portando avanti le indagini, il commissario scopre che la signora Fedora aveva effettivamente un amante, più per ricatto che effettiva passione.
E’ questo l’elemento chiave dell’indagine: appurato che si tratta di un giovane suonatore dello Splendor e che lo stesso è fidanzanto con Italia, giovane figlia della signora Erminia e dell’ex militare invalido, non ci vorrà molto a scoprire che la colpevole è proprio la ragazza e per doppia vendetta.
Da un lato c’è l’aspetto sentimentale della vicenda e dall’altro un forte sentimento di rivalsa sociale nei confronti di Gelmi, colpevole secondo lei di avere causato l’invalidità del padre e averlo poi abbandonato, lavandosi la coscienza con l’elemosina del lavoro.
Per evitare di essere arrestata, Italia spara a Ricciardi fuori dallo Splendor: per sua fortuna, il commissario viene avvertito da Bianca, un’altra delle donne che hanno subito il loro fascino, e scampa per un soffio da un colpo letale.
Si trova quindi in ospedale per la notte di San Silvestro ed è proprio sul finire dell’anno che, avvertita da Nelide, Enrica giunge in ospedale insieme ai propri genitori a cui finalmente Ricciardi chiede il permesso di frequentare la figlia.
E’ nello stesso ospedale che, tra le lacrime di Bruno Modo, Lina finisce di lottare e soffrire, in un certo senso vendicata da Maione che su incarico del medico scopre gli autori del pestaggio, amici del figlio della prostituta che non ha avuto il coraggio di ribellarsi.
Si chiude così un anno e si apre un nuovo capitolo nella vita del personaggio, che scopriremo nei successivi romanzi.
Segnali di Stile
Come di consueto, lavorano al volume Paolo Terracciano per la sceneggiatura e Luigi Siniscalchi ai disegni. Il primo è riuscito a riportare su carta, in maniera abbastanza precisa, la trama imbastita da De Giovanni per questo romanzo, riportandone le suggestioni principali.
Molto buono il lavoro di Siniscalchi, ormai veterano della serie, che alla fisionomia ormai ben definita dei personaggi riesce ad accostare volta per volta delle piccole chicche, come l’apparizione di Totò o di Alberto Sordi nei panni del maestro Gelmi.
Il tutto in una cornice iperrealistica, con un attento studio di luoghi e costumi in alcuni casi non più esistenti.