I manga sportivi hanno da sempre rappresentato una colonna portante nella cultura anime e manga, contribuendo in modo decisivo alla diffusione dell’animazione giapponese nel mondo. Ma oggi, c’è un titolo che sta rompendo ogni schema: si chiama Catenaccio. Dai tempi di Slam Dunk di Takehiko Inoue, passando per Kuroko no Basket, Ping Pong, Baby Steps, fino ai recenti fenomeni Blue Lock e Haikyu!!, il genere ha saputo evolversi e reinventarsi. Ma Catenaccio sembra davvero essere il nuovo fenomeno globale.

Catenaccio, il calcio visto dal punto di vista del difensore
A differenza dei manga calcistici tradizionali che puntano tutto sul talento offensivo e sul carisma degli attaccanti, Catenaccio sposta il focus su un ruolo spesso ignorato: il difensore centrale, o per meglio dire, il “center back”. In un mondo narrativo dove i protagonisti sono quasi sempre centravanti, registi o ali, Catenaccio accende i riflettori su chi gioca dietro, su chi para, blocca e costruisce in silenzio. Il manga esplora con lucidità e realismo le dinamiche tecniche, mentali e tattiche di chi vive la partita dall’ultima linea.

Una struttura narrativa diversa dal solito
Se la maggior parte dei manga sportivi seguono lo schema scolastico – studenti in club sportivi che puntano ai campionati nazionali – Catenaccio prende tutt’altra direzione. Il protagonista, Araki, è all’ultimo anno di liceo e gioca nel ruolo del classico “numero dieci”, ma non ha un talento evidente. Nella sua ultima partita viene messo, controvoglia, a fare il difensore centrale. Quella decisione cambia per sempre la sua vita.

Nonostante non abbia mai giocato in quel ruolo, Araki sorprende tutti e attira l’attenzione di osservatori italiani, finendo per trasferirsi all’estero. A differenza di titoli come Ao Ashi, dove il ritorno in Giappone è una tappa obbligata, qui Araki potrebbe non tornare mai. Il suo viaggio diventa un’odissea calcistica che riflette il vero cammino dei giovani calciatori: senza scorciatoie, senza gloria garantita, ma con sacrifici e sogni a rischio.
Realismo e maturità: Catenaccio guarda oltre lo Shonen
Nonostante appartenga formalmente al genere Shonen, Catenaccio mostra toni molto più maturi, quasi da Seinen. I personaggi sono giovani adulti, alle prese con decisioni che non nascono dall’orgoglio adolescenziale, ma da scelte di vita e professione. Il manga non edulcora la realtà del calcio: mostra fallimenti, pressioni psicologiche, infortuni, panchine e una costante lotta per un posto in campo.

Questa attenzione al realismo e alla psicologia dei personaggi lo accomuna a opere come Be Blues e Ao Ashi, ma con un’identità ben precisa: Catenaccio è un omaggio al calcio italiano, alla sua tradizione difensiva, ai suoi grandi campioni come Maldini, Nesta e Baresi, a un modo di vivere il calcio come sacrificio e strategia, non solo spettacolo.
Una storia alternativa
Catenaccio non è solo l’ennesimo manga sportivo: è un manifesto di cambiamento all’interno del genere. In un periodo in cui anche lo Shonen sta diventando più riflessivo e realistico, questa serie si inserisce con forza, offrendo una visione inedita, tecnica e profondamente umana dello sport. In un panorama dominato da titoli adrenalinici e “over the top” come Blue Lock, Catenaccio è una boccata d’aria fresca per chi cerca una narrazione più autentica, intensa e matura.