In questo nuovo numero del nostro appuntamento con la rubrica Otakult andremo ad analizzare Blood: The Last Vampire, film d’animazione di ventuno anni fa diretto da Hiroyuki Kitakubo. La pellicola venne prodotta in Giappone dalla Production I.G. già nota per opere del calibro di Ghost in the Shell, Kill Bill: Volume 1 e Neon Genesis Evangelion e fu il primo film d’animazione interamente realizzato in digitale e basato sul soggetto di Mamoru Oshii.
Un racconto oscuro e misterioso che accompagna lo spettatore all’interno di una caccia serrata e senza esclusioni di colpi ad alcune figure demoniache e grottesche, ovviamente nascoste agli occhi della popolazione civile, in quella che è un Giappone dei periodi precedenti alla guerra in Vietnam.
Prima di addentrarci nel mondo oscuro di Blood: The Last Vampire consiglio la lettura dei nostri ultimi numeri della rubrica Otakult!
Blood: The Last Vampire, la trama
Le vicende di Blood: The Last Vampire ruotano intorno alla figura di Saya, una ragazza apparentemente normale che collabora con un associazione segreta conosciuta come Red Shield. Dentro i panni di questa esile ragazza dai capelli neri raccolti si nasconde infatti una cacciatrice di chirotteri, dei demoni muta forma simili ai vampiri che si nutrono del sangue degli esseri umani.
Ovviamente il lavoro della ragazza viene svolto sotto la protezione dell’associazione e totalmente nascosto agli occhi della popolazione civile che pare non essere a conoscenza di tali figure mescolate alla gente comune. Saya infatti appare solamente come una ragazza dal carattere scontroso che gira con una borsa a tracolla lunga e sottile, studiata appositamente per nascondere la sua katana, unico strumento utile per sconfiggere le creature.
Nel corso della pellicola infatti lo spettatore assisterà ad una missione della giovane presso la base statunitense Yokota Air Base in Giappone, qualche mese prima della guerra in Vietnam, dove in prossimità della festività di Halloween dovrà scovare ed eliminare alcuni chirotteri mescolati tra gli studenti della scuola militare.
Considerazioni sul film
Seppur avvolta da un costante alone di mistero, la pellicola di Hiroyuki Kitakubo getta le basi, nella sua breve durata, per una buona storia horror incentrata su queste creature simili ai più classici vampiri. La stessa protagonista è avvolta dallo stesso alone di mistero, rendendo ancora più interessante la storia di questa cacciatrice e dell’organizzazione che la protegge.
Tuttavia è proprio questo eccessivo tentativo di tenere lo spettatore all’oscuro a rendere la pellicola talvolta troppo criptica e misteriosa, facendo quasi perdere interesse per alcuni dettagli della trama, intuibili già dai primi minuti ma svelati solo sul finire del lungometraggio animato.
L’eccessiva forza della giovane Saya, la sua avversione verso i simboli religiosi ed anche alcune linee di dialogo iniziale danno il giusto spunto per capire la natura della ragazza, lasciando volutamente sul finale tutte le spiegazioni del caso.
Le animazioni dei combattimenti ci sono sembrate avvincenti e ben realizzate seppur con qualche riserva su alcune scene verso il finale della pellicola, di cui tuttavia non voglio sottolineare apertamente la natura onde evitare spoiler di sorta.
Il Giappone degli anni ’50 viene rappresentato nel classico modo in cui siamo abituati a vederlo da questo genere di produzioni, incentrato principalmente sulla convivenza tra gli occupanti americani delle basi militari ed i giapponesi dei negozi e locali vicini, intenti a stringere rapporti con i militari per un guadagno extra dovuto alla situazione.
Cosa aspettarsi da Blood: The Last Vampire?
Volendo tirare le somme, la pellicola scelta per questo nuovo appuntamento dell’Otakult Blood: The Last Vampire ci è sembrata abbastanza convincente: un buon film d’animazione del 2000 interamente realizzato digitalmente, con una buona storia di base, coinvolgente ed intrigante. Qualche scelta narrativa forse non è troppo in linea con il racconto cupo ed oscuro che voleva essere rappresentato, ed alcune scene finali, dal punto di vista visivo, non riescono a rendere giustizia agli eventi narrati.
Un altro difetto di questa pellicola risiede nella sua durata: meno di un’ora per una caccia ai chirotteri ci è sembrata sufficiente per raccontare giusto questo episodio, ma qualche minuto in più per dare più spessore al personaggio od all’organizzazione che la segue non sarebbe stato male, anzi avrebbe aggiunto quel qualcosina in più per far guadagnare qualche punto extra a questo lungometraggio animato.