In Giappone, non mancano, certo, le attrattive. Il clima giapponese porta dalle terme immerse nella neve alle assolate spiagge, passando per la famosa fioritura dei ciliegi, in primavera. Non si può nemmeno dire che al paese del Sol Levante manchi un fascino legato alle sue vicende storiche, alla sua cultura, cucina ed alle sue tradizioni. I templi, dai più rinomati ai più sperduti, sono presenti su tutto il territorio nazionale, al quale conferiscono una caratteristica e diffusa aura di misticismo. Infine, non mancano le enormi, popolatissime ed iper-sviluppate città.
Si perdoni la breve quanto super-superficiale e scolastica premessa. Stando ad essa, si direbbe che il popolo giapponese potrebbe adagiarsi sugli allori e, forte di tutte le attrattive a sua disposizione, potrebbe limitarsi ad accogliere turisti, far visitare loro i punti di maggiore interesse, preparar loro un po’ di sushi e magari far indossare loro un kimono, prima di suonare una campana in un tempio e rispedirli prontamente al luogo di appartenenza. Non sarebbe, forse, abbastanza per un turista medio? Per qualcuno, potrebbe anche essere fin troppo.
Invece no. Perché limitarsi ad avere come luoghi di interesse solo quei siti resi importanti e noti da vicende lontane nel tempo o dalle lontane radici della cultura nipponica?
Anime e Manga, ormai, sono opere che raggiungono spettatori e lettori che si trovano in tutto il mondo e trasmettono loro immagini, flash, spaccati di una nazione e di una cultura. Nelle pagine di un manga, come nei frames di un anime, capita spesso di vedere ritratti, con estrema cura, proprio quei luoghi di interesse di cui si è parlato poc’anzi. Così, mentre si è presi da una trama avvincente, drammatica o comica, immagazziniamo informazioni su luoghi tanto lontani da noi ma che, ad un certo punto, non possiamo che vedere come familiari. Quanti appassionati di manga ed anime possono dire di non sapere che forma abbia il monte Fuji? Quanti di noi possono dire di non aver immaginato l’atmosfera di un tempio giapponese o dei caratteristici giardini con quella goccia che, dopo aver fatto inclinare il bambù, finisce nell’acqua?
Quanti di noi, almeno una volta, hanno voluto assaggiare la cucina giapponese ricordando Naruto nel sorseggiare il brodo di un ramen o pensando a Goku nel “ripulirsi” un piatto di riso? Non si può negare quanto la cultura giapponese sia riuscita, a più livelli ed in modi diversi, a permeare nelle nostre abitudini. Si pensi, ancora, alle scuole di arti marziali in cui molti genitori iscrivono i propri figli.
Anime e Manga, in quest’ottica e preso atto della loro diffusione (si consideri anche il sommerso degli streaming e delle scans), diventano dei veri e propri spot turistici per il Giappone, opere che, facendoci appassionare a storie e personaggi, presentano dei piacevoli messaggi subliminali che, ad un certo punto, potrebbero generare quello stimolo di prendere e partire verso questa destinazione conosciuta e mai vista al tempo stesso.
Ma il vero potere di manga ed anime è un altro. Tale potere è quello di riuscire a rendere turisticamente interessante un luogo solo dopo che esso sia apparso in una storia che usi quei canali. Non è un caso che in Giappone esista l’Anime Tourism Association, un’associazione che conserva un elenco sempre aggiornato di anime spots, ovvero di luoghi realmente esistenti in cui sono state ambientate alcune vicende di personaggi di finzione. Inoltre, la medesima associazione, fornisce, a tali luoghi, degli appositi riconoscimenti dei quali potranno fregiarsi i loro abitanti. Uno degli ultimi riconoscimenti, ad esempio, è stato conferito al quartiere Chiyoda-ku di Tokyo, ove hanno avuto luogo le vicende narrate nell’anime Steins;Gate.
I mangaka, pertanto, possono considerarsi dei veri e propri Re Mida con gli occhi a mandorla, se si pensa alla loro capacità di trasformare in “oro” location non particolarmente note (non è certo il caso del quartiere Chiyoda-ku, già frequentatissimo). Da un punto di vista turistico, tutto ciò può permettere ad aree non storicamente rilevantissime di diventare come dei “luoghi di culto” per quegli otaku che, pur di vedere il palo della luce sotto il quale si scambiarono il primo bacio i protagonisti del proprio manga preferito, sono disposti ad addentrarsi nei meandri del più anonimo quartiere residenziale.
Un fenomeno simile, in Italia, si ebbe dopo il film Tre metri sopra il cielo (di Luca Lucini, 2004), con l’inflazionamento delle visite al Ponte Milvio di Roma, ove le coppie solevano lasciare un lucchetto come segno di una relazione forte. Non mancano i riferimenti cinematografici ad alcuni dei posti nostrani più conosciuti e turisticamente frequentati (si pensi alla Fontana di Trevi ne La dolce vita di Federico Fellini, un esempio su tutti). Tuttavia, il fenomeno dell’impreziosimento di luoghi non conosciutissimi in precedenza, non si può dire sia prolifico come in Giappone e, spesso, resta entro i confini nazionali, come nell’esempio del film di Lucini.
Non si dimentichi, per l’appunto, che quando si parla di turismo, non è corretto pensare solo a quello generato dai paesi esteri ma è altrettanto significativo, e forse più importante, il turismo nazionale, ovvero quello dei giapponesi che visitano il Giappone. D’altronde, i giapponesi non sono forse i primi e più accaniti fan di anime e manga?
Ecco, sì. Se penso al Giappone mi viene in mente il cibo visto sin da piccola in Goku etc, prima di qualunque altra cosa. Ho fame.
Un articolo decisamente ben scritto e che dà da riflettere…bella lì, Señor Barba ?
Grazie Sor Mondelli! Nell’articolo ho preferito non dirlo ma credo che noi italiani, contrariamente ai giapponesi, ci siamo adagiati sugli allori da tempo.
Mica falso…
Bellissimo articolo per chi come me non è ancora mai andato in Giappone. Presto o tardi ci andrò ed anch’io come tanti visiterà i luoghi dei miei anime e manga preferiti!
Per gli appassionati come noi, è un’esperienza unica Giuseppe! Ti auguro di farla!