Nel campo della traduzione dei manga la Amimaru ha fatto grandi passi avanti dalla sua fondazione nel 2010. Tra le edizioni curate ci sono versioni rese dal giapponese in francese, inglese, arabo, finlandese e altre lingue su richiesta.Sebbene sia solo da dieci anni nel settore, ha già collaborato con la Kodansha Comics per uno dei manga candidati agli Awards, Tokyo Revengers.
Tuttavia, pare che la sua crescita sia stata minacciata di recente da alcune accuse sui social che etichettavano come ingiusti e irrisori i compensi disposti dalla Amimaru per i propri traduttori. I post risalgono al 24 agosto e l’azienda ha deciso di prendere la parole pochi giorni dopo.
Da una parte una conferma: la traduzione viene retribuita per numero di pagine, non per tempistiche. La base è di 110 yen (l’equivalente di un dollaro americano) a pagina, ma per lavori con target “difficile” la paga sale a 135 yen (1,28 dollari).
Ciò che però Amimaru intende sottolineare è come gli accordi con i traduttori per la loro prestazione siano sempre definiti in anticipo. Aggiunge inoltre che per ragioni di praticità per la compagnia le paghe sono adattate al carico di lavoro volta per volta, e dipendono dal mercato del momento e dalle richieste attive dei clienti.
Amimaru, i manga e l’ombra sui traduttori
Oltre al punto sulla retribuzione, una seconda accusa mossa all’azienda riguarda un argomento tristemente noto per il personale del settore. Nonostante rendere un testo in un’altra lingua senza perderne lo spirito sia un lavoro che richiede talento, il riconoscimento dello sforzo di chi vi si presta spesso è inesistente.
Amimaru apparentemente non solo non inserisce nei suoi volumi i nomi dei professionisti che hanno curato la versione straniera, ma non permette neanche che ne reclamino i meriti esternamente all’azienda.
Su questa faccenda pare non siano state rilasciate dichiarazioni dalla direzione, ma questa sorta di ghost-writing non sarebbe certo una novità nell’ambito.