Sicuramente gli amanti dei manga horror avranno sentito parlare di Uzumaki, scritto e disegnato da Junji Ito, serializzato sulla rivista Big Comic Spirits dal 1998 al 1999. I capitoli sono stati successivamente raccolti da Shogakukan in tre volumi, pubblicati tra agosto 1998 e marzo 1999. Nel marzo del 2000, sempre Shogakukan ha pubblicato un’edizione omnibus seguita da una ristampa nell’ agosto del 2010.
La storia parla dei cittadini di Kurozu-cho, una città immaginaria colpita da una maledizione che riguarda le spirali. Nella cittadina cominciano a verificarsi eventi inspiegabili e nel primo capitolo si fa la conoscenza di Kyrie Goshima, una studentessa liceale, e del suo fidanzato Suishi Saito, che saranno i testimoni della follia che sta colpendo Kurozu-cho. Ciò che sembra semplice isteria si trasfermerà in un vero e proprio delirio, dove più si prosegue con le pagine, più tutto viene pervaso dalla spirale: vegetazioni, cose, corpi di persone e animali. Una lenta discesa verso la pazzia.
Ito dichiara che l’ispirazione per Uzumaki venne quando tentò di scrivere una storia che riguardava delle persone che vivevano in una casa a forma di spirale. Si è ispirato anche a Lovercraft per ciò che riguarda i protagonisti, la trama ruota attorno alla lotta contro questa forza misteriosa e sovrannaturale. Le tematiche e le simbologie in questo manga, non sono tratte solo da Lovecraft, ma prendono spunto anche dai racconti di Stephen King e Dante Alighieri. Inoltre dal manga sono stati tratti due videogiochi e un film diretto da Higunchinski.
Gli amanti delle opere di Ito dichiarano che immergersi nei suoi racconti lasci addosso una sensazione claustrofobica, un senso di costrizione e impotenza; avvolti da tutti i risvolti macabri che accadono, come se si sprofondasse in un incubo da cui non si riesce ad uscirne. In qualche modo riesce ad estraniarti dalla realtà. Uzumaki è come se parlasse della vita quotidiana e della sua prigionia, delle abitudini, delle ossessioni che fanno diventare realtà le paure e di quanto l’umano possa diventare “disumano” e portare a galla la sua violenza animalesca. Ma non è solo questo, l’opera è anche una riflessione sulla colpa, una discesa verso i propri peccati come in un girone dantesco. D’altronde il termine “Uzumaki” significa “spirale” (Ricordate l’anime e manga Naruto?), simbologicamente l’equilibrio tra cosmo e ordine, una sequenza armonica, che con Junji Ito diventa il suo contrario: caos, disordine, perversione, decadenza.