Dragon Ball è uno dei manga, e poi degli anime, più venduti e famosi al mondo e tuttora conta tantissimi appassionati; ma questa volta il capolavoro di Akira Toriyama non fa parlare di sé per le sue qualità artistiche o per l’annuncio di un nuovo progetto, bensì per qualcosa di molto meno divertente.
La rete televisiva spagnola À Punt, che trasmette nella comunità autonoma di Valencia, si è opposta alla messa in onda della prima serie di Dragon Ball (quella con Goku bambino e adolescente fino alla sconfitta di Piccolo, per intenderci). Un rappresentante del canale ha spiegato che la scelta è dovuta al fatto che l’anime viola le leggi sul genere attualmente in vigore nella comunità autonoma di Valencia, secondo le quali è proibita la trasmissione di qualsiasi prodotto televisivo che incoraggi la discriminazione di genere sulla base di stereotipi e rappresentazioni sessiste.
Nello specifico, l’articolo 5 della legge 6/2016 della Generalitat Valenciana dice che le reti televisive devono “adottare codici di condotta finalizzati a trasmettere il principio dell’uguaglianza escludendo contenuti sessisti, specialmente nei programmi per bambini e giovani”. Per realizzare ciò, si esorta a impiegare linguaggi non-sessisti e a garantire immagini non stereotipate di uomini e donne, ricorrendo anche alla collaborazione con esperti del settore.
All’inizio di marzo era partita una campagna dei fan per ottenere la messa in onda di Dragon Ball sulla rete valenciana. Persino la deputata Mónica Àlvaro del partito Coalició Compromís era stata coinvolta e aveva chiesto alla direzione generale della Sociedad Anónima de Medios de Comunicación di proporre l’anime sulla rete. La risposta alla deputata è stata un netto rifiuto, giustificato dagli alti costi per l’acquisto della licenza e dalle leggi attualmente in vigore nella comunità di Valencia. Tuttavia né il governo valenzano né i vertici di À Punt sono entrati nello specifico indicando i presunti contenuti sessisti dell’anime; non è stato nemmeno assicurato se il rifiuto di trasmissione riguarderà solo la prima serie o anche i successivi Dragon Ball Z, GT e Super.
Dragon Ball: un’opera abituata alle controversie
Non è la prima volta che Dragon Ball si trova nell’occhio del ciclone. Il manga è accusato di avere contenuti sessuali ai limiti della pornografia ormai da vent’anni: al 1999 risale il ritiro di tutte le copie dell’opera dagli scaffali della catena americana Toys “R” Us, dopo le lamentele di una mamma di Dallas, mentre nel 2009 il manga fu bandito dal distretto scolastico del Maryland. E solo pochi mesi fa, nell’agosto 2020, il politico della Florida Karl Walter Miller aveva accusato il manga di Toriyama di essere un cartone sessualizzato e pornografico.
In Italia è rimasto celebre il caso scoppiato nel 2000, quando una mamma, sfogliando uno dei primi numeri della rivista, incappò nella celebre scena di Bulma che solleva la gonna per mostrare le mutandine al maestro Muten. Dragon Ball fu accusato di promuovere la pornografia e le proteste costrinsero la Star Comics a eliminare la scena incriminata dalle successive ristampe; fu anche inserito, all’inizio di ogni nuovo manga della casa editrice, un disclaimer che recitava “Tutti i personaggi presenti in questo albo sono maggiorenni, e comunque non si tratta di persone realmente esistenti, bensì di semplici rappresentazioni grafiche”. Solo a partire dall’Evergreen Edition del 2011 la vignetta è stata reinserita.
C’è da dire che, rispetto ad altri manga e anime venuti dopo, Dragon Ball fa un uso molto ridotto del fanservice e le scene con blandi contenuti sessuali o nudità sono inserite in una chiave più che altro comica, in linea con lo spirito di Akira Toriyama che è prima di tutto un autore demenziale e grottesco (non a caso il suo grande successo prima di Dragon Ball fu Dr. Slump e Arale).
Inoltre, Dragon Ball non è l’unica opera finita di recente sotto accusa per contenuti ritenuti diseducativi. Doraemon è stato criticato per l’abuso di scene che inciterebbero lo stalking e le molestie sessuali, mentre Captain Tsubasa veicolerebbe la violenza sulle donne.