I semi della pianta Mucuna Pruriens contengono la levodopa che è il principio attivo di un farmaco per combattere il Parkinson
Tutto inizia 10 anni fa, quando dei medici italiani decidono di studiare la malattia. Esiste un prodotto fitoterapico, la Mucuna Pruriens che potrebbe sostituire i farmaci che si assumono.
Le prime diagnosi:
La Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson ha condotto degli studi di tipo genetico, epidemiologico e clinico per capire se la malattia è effettivamente presente in quelle aree sud-sahariane e se è uguale a quella del resto del mondo. I casi in cui veniva diagnosticata la malattia, veniva somministrata la levodopa, questa è il farmaco principale per la cura del Parkinson. Purtroppo in molte parti dell’Africa, la ricettazione non serve a nulla. Il paziente deve ricevere il farmaco, altrimenti non sa dove trovarlo, nè ha risorse per comperarlo.
L’alternativa naturale:
È stato a questo punto che si è cercatoa un’alternativa. Nei Paesi tropicali di tutto il mondo cresce la Mucuna pruriens. Essa è una pianta erbacea che produce una specie di fava-fagiolo che contiene levodopa. Studiando una trentina di specie diverse, ne è stata identificata una che contiene circa il 5% di prodotto. Così è facile da reperire sia in Africa che in Sudamerica. Il costo è bassissimo: 3-4 dollari per un sacco di 50 chili. Con colleghi boliviani, è stata messa a punto una preparazione semplicissima, che richiede una padella, un macinino o un mortaio. Dodici semi contengono circa 500 mg di levodopa, una delle tre dosi giornaliere. Il suo dosaggio deve essere maggiore di 4-5 volte, rispetto alla preparazione farmacologica. Se il paziente assume la giusta dose, dopo 10, 15 minuti si alza e sta bene per circa quattro ore.
La verifica:
Per stabilire le dosi di efficacia e sicurezza nell’utilizzo della Mucuna, è stato necessario uno studio condotto con criteri scientifici. Esso è in doppio cieco randomizzato controllato. La polvere di Mucuna veniva somministrata a un gruppo di pazienti. I risultati sono stati pubblicati ad agosto di quest’anno sulla rivista Neurology. E confermano che la Mucuna ha un’efficacia almeno pari al farmaco levodopa, più inibitore delle decarbossilasi e dà meno effetti collaterali. Ora stanno per pubblicare uno studio sulla tollerabilità e la sicurezza della cura anche a lungo termine. I risultati sono abbastanza buoni e da poter consigliare un trattamento continuativo, a quei pazienti che non possono ottenere i farmaci. Abbiamo avuto richieste anche da parte di malati europei che preferiscono curarsi con prodotti naturali.
In Italia:
Per un paziente italiano, preparare tutti i giorni e assumere tre volte al giorno una polvere sospesa in acqua non è molto comodo. Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese con un servizio gratuito, che fornisce farmaci che danno la massima garanzia al paziente. Comunque la Mucuna può essere acquistata su internet, con molti limiti: un prezzo esorbitante per dosaggi contenuti (bassi rispetto a quelli necessari, perchè il preparato può essere venduto come integratore, e non come farmaco). La provenienza è per lo più incerta. Questi fattori lo rendono sconsigliabile.