Gods’ Games We Play è una serie arrivata di fronte al pubblico nella primavera 2024, dopo un percorso simile a quello di tanti altri anime. La light novel originale, scritta da Kei Sazane, viene pubblicata nel 2020 sul web, per poi essere acquisita da un editore pochi mesi dopo. Il manga arriva subito dopo, a luglio 2021, e conta tre volumi. Sarà Liden Film a fare l’ultimo passo e produrre l’adattamento animato. I 13 episodi di cui è composto l’anime sono potenzialmente autoconclusivi, ma in queste situazioni non è mai facilmente prevedibile se esisterà una seconda stagione o meno. La serie è disponibile su Chrunchyroll, sottotitolata in italiano.
La trama di Gods’ Games We Play
Siamo in un mondo in cui le divinità si sono mostrate alla popolazione mondiale. Questi dei non sanno cosa farsene di tutto il loro tempo libero e hanno quindi deciso di giocare con gli esseri umani. Il “gioco degli dei” consiste in una sfida costante, allo scopo di divertirsi e sconfiggere la noia esistenziale di questi esseri onnipotenti. In aiuto della popolazione terrestre arrivano gli arise, vere e proprie abilità speciali che possono aiutare alcune persone a partecipare i giochi. I prescelti dotati di poteri sono chiamati Apostoli e hanno il compito di ottenere dieci vittorie contro le divinità, per porre fine a questo gioco perverso.
Struttura dell’opera
La serie inizia con uno sguardo a Leoleshea, divinità draconica decadura. Ritrovata e casualmente risvegliata durante una spedizione tra i ghiacci, si metterà subito all’opera per collaborare con l’umanità. Ad una condizione: vuole collaborare con il giocatore migliore che gli esseri umani hanno a disposizione.
Conosciamo quindi Fay Theo Philus, ragazzo molto abile nei giochi, capace di ottenere un discreto numero di vittorie in poco tempo, una delle principali speranze per battere gli dei al loro stesso gioco.
La collaborazione tra Fay e Leoleshea permette di progredire nella lotta, grazie alla loro abilità e alla capacità di attrarre compagni di viaggio molto validi per superare anche le prove più difficili.
Col passare degli episodi i protagonisti danno prova di una sempre maggiore confidenza e passione per i giochi, immergendosi in sfide sempre più lunghe e rischiose.
Analisi
Se la premessa iniziale può far trasparire un certo grado di pericolo per i protagonisti e in generale per il mondo in cui si muovono, fin dall’inizio comprendiamo come l’approccio della serie al tema sia del tutto spensierato. Nonostante si parli di giochi che mettono a repentaglio la vita delle persone infatti, Gods’ Games We Play si pone l’obiettivo di intrattenere il modo leggero, senza andare troppo in profondità nei temi trattati.
Da un lato infatti raramente gli apostoli si trovano in difficoltà o in pericolo, l’unico rischio è quello di essere esclusi dai giochi dopo tre sconfitte. Dall’altro l’unico incentivo a conquistare la vittoria è il premio finale, ovvero la fine dei giochi e la concessione di un desiderio da parte delle divinità.
Decisamente più interessante è il rapporto tra i personaggi e in particolare la trama che lega i due protagonisti. Fay è infatti alla ricerca di una donna dai capelli rossi, colei che gli ha insegnato tutto quello che sa sui giochi e gli ha tramsesso una passione incrollabile. Leoleshea risponde casualmente a questa descrizione, ma apparentemente non può essere il mentore di Fay, considerando che era rimasta confinata tra i ghiacci durante gli ultimi millenni.
Leoleshea è sicuramente un personaggio deus ex machina, dotata di poteri talmente forti che permettono la risoluzione di qualunque problema. La sua forza fisica e mente sveglia, unita alla scaltrezza e alla passione di Fay, garantiscono la vittoria ad ogni occasione.
L’unico momento di difficoltà si rivela essere parte del piano di Fay, che sacrifica alcune vittorie per il bene delle sue amiche.
La qualità dei disegni, molto colorati, unita ad una piccola quantità di fanservice, sottolineano la qualità del prodotto e lo collocano nel calderone delle serie brevi che saranno presto dimenticate, ma che non delude mai rispetto agli scopi che si prefigge.
Il centro rimangono i giochi con le loro caratteristiche sempre più cervellotiche. L’avventura è assicurata, tra regole da interpretare e archi narrativi più o meno complessi.