Per la sua collana Astra, all’interno della quale spazia nei vari generi del fumetto occidentale, Star Comics è riuscita recentemente ad inserire anche Le cronache di Atlantide, trilogia fantasy scritta e disegnata da Stefano Martino.
Il genovese è un autore ormai noto al grande pubblico da anni, sia per le pubblicazioni con Segio Bonelli Editore (Jonathan Steele, Legs Weaver) sia per opere per editori oltreoceano con pubblicazioni dedicate a Doctor Who o a Stranger Things.
Tra le sue opere interamente autoprodotte troviamo appunto Le cronache di Atlantide che, con una consueta tirata d’orecchie agli editori nostrani che investono poco nella produzione, giunge in Italia dopo il suo debutto oltralpe con Glénat.
Come suggerito dal nome, si tratta di un’opera fantasy che tuttavia si discosta dai canoni dello Sword e Sorcery di stampo classico; come scopriamo già in questo primo volume, in verità abbastanza interlocutorio.
Le 62 pagine che lo compongono, servono infatti solo a darci un’idea di quella che è l’ambientazione e presentarci i suoi protagonisti, terminando come da tradizione nel momento del climax.
Il primo dei tre protagonisti che incontriamo è quell’Eoden che da il titolo al volume; si tratta di un maestoso guerriero che, dopo una sanguinosa guerra durata 10 anni in cui ha anche perso un braccio, si è ritirato a vita privata su un’isola lontana da tutto e tutti, perdendo il contatto con il resto di Atlantide.
Nel frattempo Leoden, suo fratello, è diventato re e Leyon, loro compagna di giochi durante l’infanzia, è la sua sposa e regina; purtroppo Leoden si rivela un uomo dalla personalità debole e influenzata dalle trame del Sommo Sacerdote Hak-Na che ha instaurato un nuovo culto e mira a prendere il potere.
Proprio per impedirlo, un vecchio commilitone di Eoden va a cercarlo per chiedergli di tornare e fare ragionare il fratello, cosa che il guerriero accetterà di fare dopo l’ennesimo scontro in poche ore e in cui anche il vecchio amico soccombe alle armi del nemico.
L’inizio in effetti è un cliché e suona come visto e rivisto, per fortuna la trama che si dipana proseguendo è abbastanza interessante da non farci abbandonare la lettura.
Se pur è vero che la menomazione di Eoden sembra quasi un pretesto utile solo ad una caratterizzazione grafica diversa da quella dei vari Conan, Krull ed epigoni, Eoden si rivelerà un personaggio profondo, corroso dal dubbio e dal rimpianto per quella che è stata la sua vita fino ad un certo punto.
Va detto che, almeno in questo primo volume, la mutilazione di Eoden non viene praticamente sfruttata, mettendo a dura prova l’impianto di una storia che cerca di essere più realistica possibile.
Infatti, nonostante combatta con un braccio solo, il guerriero riesce a sgominare praticamente tutti gli avversari, dimostrando la stessa forza dei grandi eroi classici.
Sullo sfondo delle vicende umane del trio composto da Eoden, Leoden e Leyon, che vediamo all’opera anche nel corso di flashback ambientati durante la loro infanzia, troviamo un altro elemento tipico del fantasy: la guerra.
La minaccia di un grande conflitto, originato dalle trame di soggetti invisibili, che potrebbe distruggere l’intera Atlantide è uno spettro che inquieta i protagonisti e con cui sicuramente faremo i conti nei volumi successivi.
Segnali di Stile
Autore sia della storia che dei disegni Stefano Martino con Le cronache di Atlantide compie un lavoro degno di nota.
Le tavole, arricchite dai colori di Sébastien Bouët scorrono sotto l’occhio del lettore come se fossero in movimento, ricche di dettagli e particolari, aiutate anche dal formato BéDé che risalta sempre le vignette.
Per quest’opera, distaccandosi come dicevamo in apertura dagli stilemi del genere, Martino predilige un’ambientazione classicheggiante che ci richiama le acropoli della grecità e abbandona il retrofuturismo che spesso connota il continente perduto di Atlantide.
L’azione viene resa magnificamente da tavole in cui l’ipercinetismo dei colpi è vivido e ci trasporta nel cuore dell’azione, fianco a fianco con i protagonisti.
Il rovescio della medaglia di tavole così belle è nel lettering francamente inadeguato; sacrificare la lettura per prediligere il disegno rende la lettura sicuramente meno agevole specialmente se, come nel nostro caso, il tutto avviene su supporto digitale. Il rischio è quello di doversi concentrare (ingrandendo in digitale) sui balloon trascurando il resto della pagina. E sarebbe un peccato-