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Il regista di film brutti che vinse il Festival di Cannes – La recensione

Jacopo Basanisi 3 anni fa Commenta! 4
 

Un’avventura lunga un sogno, che si chiude quando arriva il momento di cambiare canale.

Contenuti
La trama de Il regista di film brutti che vinse il Festival di CannesL’operaScheda Tecnica

Il regista di film brutti che vinse il Festival di Cannes, testi di Davide La Rosa e disegni di Chiara Karicola, Fabrizio “Pluc” Di Nicola, è disponibile in formato cartaceo e sullo shop digitale di Shockdom.

Il regista di film brutti che vinse il festival di cannes

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La trama de Il regista di film brutti che vinse il Festival di Cannes

Emiliano Speroni è un ragazzo come tanti altri, proviene da una famiglia che non ha i mezzi per garantirgli tutti gli sfizi di cui i ragazzi d’oggi pensano di avere bisogno, ma compensa con la propria fantasia. Il punto di svolta avviene quando, nel bosco vicino a casa sua, incontra un gattino, che chiamerà Giulietta, che si trova proprio sopra una videocamera. Attraverso questo mezzo, Emiliano riuscirà ad incanalare la sua creatività e inizierà a costruire un sogno.

Certamente non è facile realizzare le proprie aspettative in un mondo come quello del cinema, fatto di grandi costi, compromessi legati ai propri mezzi e di critici sempre pronti a demolire quanto faticosamente si è costruito nel tempo.

Nonostante un ambiente ostile, Emiliano non rinuncia al suo percorso e, tra esperimenti e grandi rivelazioni, riuscirà finalmente a trovare una formula perfetta per il suo capolavoro, un film in grado di vincere il prestigioso Festival di Cannes. Un punto di arrivo, o forse di partenza, per il bambino interiore che aveva provato a guardare il mondo con gli occhi della fantasia.

Il regista di film brutti che vinse il festival di cannes

L’opera

Il volume si presenta subito come un racconto nel racconto, un’analisi dall’esterno della vita del protagonista, per evidenziare come le sue esperienze lo abbiano portato ad arrivare a grandi traguardi.

Fin dalle prime pagine però, risulta evidente che la storia della vita di Emiliano non è altro che una scusa per perseguire una feroce e puntuale critica all’ambiente del cinema nostrano e in generale alla nostra società, piena di occhi indagatori, sempre pronti a tarpare le ali a chi prova ad avere uno sguardo diverso dal consueto.

Una critica ricorsiva, che si estende al lettore stesso, preso fondamentalmente per i fondelli, in una risata collettiva che coinvolge tutti i livelli di narrazione, compresa la “rivelazione” con autoassoluzione finale.

Al di là del sottotesto, Il regista di film brutti che vinse il Festival di Cannes rimane una storia divertente grazie alle sue sezioni che vagano di storia in storia, da quella di un castello abitato da vampiri che diventano feroci quando il sole è in trigono con Urano, alla space opera in cui i cattivi hanno le sembianze del Gabibbo.

Il colpo di grazia è inferto con le riflessioni riguardo alla ricetta per il film perfetto, in cui la rabbia verso un pubblico boccalone, e una critica pretenziosa che si autolegittima affidandosi a elementi rodati, raggiunge il suo apice.

Un volume spigoloso ma condivisibile, che tende a perdersi un po’ in sé stesso, ma riesce a mantenere la sua identità.

Il regista di film brutti che vinse il festival di cannes

Scheda Tecnica

Formato: 16×23, colore

Pagine: 96

Testi: Davide La Rosa

Disegni: Chiara Karicola, Fabrizio “Pluc” Di Nicola

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