Con un abbastanza considerevole ritardo rispetto alla sua uscita in patria, grazie a J-Pop è finalmente arrivato anche da noi Blue Giant, un manga che rende omaggio ad un genere musicale tanto complesso e tanto attempato da essere accostato, anche in ambienti specialistici ed accademici, alla stessa musica classica: il jazz. Questo nome ha già fatto capolino nel nostro articolo dedicato alle novità BD e J-Pop del mese di giugno 2022, che puoi trovare qui.
L’opera ha debuttato in Giappone nell’ormai piuttosto lontano 2013 ed ha raggiunto la propria conclusione tre anni dopo, per un totale di dieci volumi, i quali raccontano la storia di Miyamoto Dai, un liceale dotato sia di una grande passione che di un grande talento musicale, in particolar modo per il suddetto genere, il quale onde essere padroneggiato ha bisogno di vaste conoscenze teoriche, essendo basato in larga parte sulla virtù dell’improvvisazione.
Unico padre dell’opera è il mangaka Ishizuka Shinichi, il quale ha calcato le scene del fumetto giapponese per la prima volta nel 2003 con Gaku, manga dedicato all’alpinismo, e che dopo aver concluso Blue Giant gli ha dato ben due seguiti, rispettivamente Blue Giant Supreme (2016 – 2020, dieci volumi), e Blue Giant Explorer, avviata nel 2020 e tutt’ora in corso. Si presume che J-Pop porterà nel nostro Paese anche questi due sviluppi, mentre un adattamento anime della prima serie è previsto per il 2023.
Blue Giant, talento e passione sono la chiave per il successo
Fin dalle vignette d’apertura di questo primo volume facciamo la conoscenza di Miyamoto Dai, uno studente liceale come tanti altri che vive nella città di Sendai, situata nella parte settentrionale della centrale isola di Honshū. Come tanti coetanei, egli si dedica allo studio e allo sport, facendo faville nella squadra di pallacanestro della sua scuola. Tuttavia, grazie ad un invito quasi casuale di un suo amico di vecchia data, finisce per innamorarsi di qualcos’altro: la musica jazz.
Decide così di coltivare questa nuova passione imparando a suonare da autodidatta il sassofono tenore, passando gran parte delle proprie giornate ad esercitarsi all’aperto nei luoghi più disparati, prediligendo di gran lunga rispetto a tutti gli altri la riva del fiume Hirose.
Presto nasce in lui la determinazione di diventare il più grande jazzista al mondo, rinunciando addirittura all’università e, contrariamente alle proprie aspettative, trovando il supporto della propria famiglia, a cominciare da suo padre.
I suoi passi nel mondo del jazz proseguono in parallelo con quelli della sua vita, alla fin fine null’altro che lo specchio di come vive chiunque di noi, tra delusioni, gioie, difficoltà, nuovi amori, sogni infranti ed incontri fortuiti ma importanti e significativi, ma il tutto sempre con il sassofono tra le mani e l’ancia tra le labbra.
Empatico, dettagliato, realistico, ma ridondante
Leggendo questo volume di Blue Giant traspare l’indubbio lavoro di qualità svolto dall’autore, che fa dei dettagli grafici uno dei maggiori punti di forza di quello che a conti fatti potrebbe essere considerato il suo capolavoro. Tale attenzione si manifesta in particolare per quanto riguarda gli strumenti musicali che compaiono nell’opera, soprattutto il sassofono di Dai, il quale è uno strumento piuttosto complesso da realizzare e per conseguenza da disegnare, con tutte le piccole parti metalliche e lignee che lo compongono.
Apprezzabile è anche il taglio documentaristico che la narrazione assume di continuo, il quale permette a chi non conosca il mondo del jazz (o del sassofono tenore in particolare) di approcciarvisi. Gli stessi capitoli del manga portano il nome di alcuni famosi brani del genere, sia esteri che giapponesi (vengono spesso citati artisti vecchi e nuovi non necessariamente ascrivibili al jazz, quali il famoso cantante enka Kitajima Saburō e la cantante pop Matsutōya Yumi, con le loro canzoni).
Accanto a questi momenti ne emergono tuttavia alcuni caratterizzati da quella che si potrebbe considerare, dato l’attuale decorso per quanto riguarda le sceneggiature delle opere fumettistiche giapponesi, una scarsa originalità. Ad aggravare tale fenomeno è una certa ridondanza all’interno del volume di questi stessi frangenti. Nella fattispecie parliamo delle continue autoesortazioni che Dai fa a sé stesso davanti ad altri comprimari: la sensazione è purtroppo quella di star leggendo non solo lo stesso dialogo, ma anche lo stesso dialogo liberamente tratto da altri manga, in particolar modo shōnen quali Naruto o Black Clover.
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