Totò sognava di interpretare Don Chisciotte, ma non ne ha avuto l’occasione. A 55 anni dalla morte di Antonio De Curtis, Principe della risata, questa aspirazione si realizza su carta con Totò, L’erede di Don Chisciotte. Fabio Celoni recupera un trattamento cinematografico del 1949 mai portato sul grande schermo, scritto da sceneggiatori del calibro di Antonio Pietrangeli, Cesare Zavattini e Lucio Battistrada.
Dal 21 aprile è disponibile al prezzo di 18 euro in libreria, fumetteria, sul sito panini.it e su amazon il primo volume di Totò, L’erede di Don Chisciotte, un cartonato di 112 pagine a colori in formato 21.8×28.7.
Nei panni di don Chisciotte, Totò è affiancato dal suo storico sodale artistico, Aldo Fabrizi (con cui costituiva la coppia comica “I Tartassati”), che dà le fattezze a Sancho Panza.
Totò l’erede di don Chisciotte, la trama
Un pappagallo verde racconta la vicenda di Alonzo Schisciada. Partito a piedi da Napoli e arrivato in Spagna, il protagonista incontra il dottor Frugones di Altacraz, diretto a cavallo verso Villahermosa, dove vuol far guarire un anziano dalla vecchiaia. La stessa destinazione di Alonzo: ha ricevuto un biglietto dallo zio, che gli vuole comunicare le ultime volontà.
Totò fa un incontro più piacevole, quello con Consuelo, una bellissima ortolana di cui si invaghisce e che sembra ricambiare. Sfortunatamente, sul suo carro c’è la zia, che le ha imposto di non parlare e che la vuole dare in sposa a un re. Arrivato a piedi a Villahermosa, il protagonista scopre che lo zio è morto, e noi veniamo a sapere che si tratta di don Chisciotte della Mancia, pianto da tutto il paese.
Totò si qualifica come unico erede del defunto e consegna a Sancho Panza, omonimo figlio dell’aiutante del cavaliere dalla trista figura, i documenti che confermano la sua dichiarazione. Ansioso di mettere le mani sui beni dello zio, il protagonista abbandona la processione e il funerale e va verso la casa che sta per ereditare: qui trova due figure inquietanti, il notaio e il dottor Frugones, che con la scusa di dichiarare la casa abitabile, esente da malattie e contagi, si impossessa di molti oggetti preziosi.
Sancho Panza chiede di saldare il debito ventennale che don Chisciotte aveva con suo padre, e convince Alonzo a cercare l’elmo di Mambrino, che fu rubato in battaglia dal mago Malabruno: solo così l’erede entrerà legittimamente in possesso delle proprietà (e potrà dare a Sancho la sua parte). Nella notte, Alonzo riceve la visita dello spirito di don Chisciotte, che conferma la missione illustrata da Sancho: finché non sarà compiuta, la casa sarà solo del defunto.
Indossata forzatamente l’armatura dello zio, Alonzo parte, in sella al magro cavallo Ronzinante. Lo segue Sancho, il quale gli rivela che insieme all’elmo conquisterà Dulcinea, l’amata dello zio. Mosso dall’armatura animata, Alonzo combatte un mulino a vento, facendo scappare due ladri nascosti all’interno, ma ricevendo bastonate dai frati che inizialmente lo ritengono responsabile del furto della chiesa di Nuestra Señora de Villahermosa.
Sancho è deciso a portare Alonzo dalla milizia per chiedere la ricompensa per aver messo in fuga i ladri e aver recuperato un rosario. Raggiunto il primo paese, Alonzo è ancora tramortito: viene sbeffeggiato e ulteriormente picchiato dagli abitanti. Arrivano i frati e i militari, alla ricerca dei ladri: Sancho segue i criminali per evitare la cattura e recuperare il tesoro, mentre Alonzo, che ha appena rinunciato all’eredità per evitare altre disavventure, viene messo in salvo da Consuelo.
La ragazza ha promesso alla madre di sposare solo un uomo che possa garantirle una casa come quella di famiglia: a questo punto Alonzo torna sui suoi passi, riprende armatura, Ronzinante e Sancho, per compiere la sua missione. Il pappagallo rimprovera Consuelo, la sua padrona, di fare richieste eccessive ai suoi spasimanti.
Sviluppo
Don Chisciotte della Mancia, scritto all’inizio del diciassettesimo secolo da Miguel de Cervantes, è considerato il primo romanzo moderno e sminuisce il mito della Spagna del Secolo d’Oro raccontando una terra caratterizzata dall’ignoranza.
Riguardo l’originale utilizzo di Totò nelle vesti dell’eroe di Cervantes: per passare dal trattamento cinematografico di Antonio Pietrangeli, Cesare Zavattini e Lucio Battistrada, Fabio Celoni si è avvalso della collaborazione di Elena Anticoli De Curtis, nipote di Totò, Massimo, Vilma, Laura e Alessio Fabbrizzi (vero cognome dell’attore Aldo), nonché di Maria Cielo e Stefano Pessione, Claudia Terenzi.
Il disegno di Celoni mescola il volto, fisionomia e abbigliamento di Totò con elementi dell’iconografia di don Chisciotte, come i baffi lunghi e sottili.
La comicità si basa inizialmente sui calembour e la parole storpiate (più volte e in modo diverso) da Totò. Celoni ripropone con maestria la mimica del Principe della risata, anche se ovviamente le performance dell’attore sono difficilmente eguagliabili su tavola. Alcune delle battute più celebri dell’attore vengono adattate alla storia (come i tre anni di cavalierato a Cuneo). La verbosità del protagonista qualche volta penalizza il ritmo.
Il tratto e la colorazione di Celoni offrono tavole di impatto. Particolarmente suggestiva la realizzazione dei paesaggi aridi della Mancia – regione spagnola il cui nome deriva dall’arabo Al-Mansha, terra secca. In alcuni casi il paesaggio diventa particolarmente inquietante, con tinte molto più scure e prospettive distorte, figure che richiamano spesso la peste, i corvi e la sventura (scatenando gli scongiuri di Totò).
Negli approfondimenti del volume, la nipote dell’attore volume racconta la simpatia provata dal nonno per don Chisciotte – che interpretò a teatro nel 1935 – e ripercorre il rapporto di Totò con il la comicità, il pensiero e l’amarezza. Segue un testo di Celoni che racconta la storia del trattamento cinematografico, per poi soffermarsi sulle fasi di realizzazione del fumetto, dal punto di vista grafico e linguistico, e sulla figura di Aldo Fabrizi/Sancho Panza.
L’autore
Dopo aver studiato alla Scuola di Comics di Milano, a fine anni ’90 Fabio Celoni esordisce disegnando per la rivista horror Mostri, quindi approda in Disney Italia e diventa disegnatore regolare e copertinista di Topolino (per il quale ha realizzato al trilogia gotica) e altre testate dell’editore. Dal 2000 collabora con Sergio Bonelli Editore, disegnando Dylan Dog, Dampyr e Brad Barron. Si distingue per il tratto personale e versatile. Per Dylan Dog e Topolino si occupa anche delle sceneggiature.
Tra i fondatori del progetto collettivo lucchese SmartComiX, Celoni ha creato a Praga, dove ha vissuto 12 anni, la casa editrice Cerny Klaun.