Il Dylan Dog Magazine, successore dell’Almanacco della Paura, giunto all’ottavo numero e propone due racconti inediti a firma di Giancarlo Marzano, Montanari & Grassani, Pasquale Ruju e Vito Rallo, il consueto appuntamento con Susy & Merz, di Giorgio Giusfredi e Paolo Bacilieri, e l’immancabile carrellata di proposte editoriali legati all’orrore. Dal 2020 le storie sono legate alla continuity della serie regolare. Il Magazine 2022 ha 176 pagine in formato 16×21 cm ed è in vendita dal 24 marzo a € 8,50.
Il faro
L’isola di Chreag, nell’arcipelago delle Shetland, è poco più di uno scoglio, sottoposto a vento e pioggia incessante, e ospita l’ultimo faro non automatizzato della marina mercantile britannica, come viene precisato nell’introduzione e durante il racconto. La sequenza di guardiani morti in circostanze misteriose, con voci su mostri marini e fantasmi, sono alla base dell’incarico che il comandante Summers affida a Dylan Dog, promettendogli ben 30.000 sterline.
Arrivato in incognito come vice-custode, Dylan si presenta come Thomas Douglas Dylan e viene con poca cortesia dalla titolare, Thora Byrne. La fatica e il disagio mettono a dura prova il protagonista, alle prese con incubi, e segnali di varia natura sull’arrivo di una creatura misteriosa. La copertura dura poco e Thora gli fa confessare il motivo della sua presenza.
La donna un po’ alla volta diventa meno severa (complici le notti alcoliche), mentre il tempo peggiora continuamente e la rottura dell’antenna rende completo l’isolamento. Thora rivela che la torre era stata costruita in antichità per avvistare il Leviatano, gigantesco mostro narrato nella Bibbia, il cui ritorno dovrebbe annunciare l’apocalisse.
Groucho, separato da Dylan all’arrivo su Chreag, in un flash back ancora una volta parla direttamente al lettore, dichiarando esplicitamente di aver sfondato la quarta parete.
Giancarlo Marzano, oltre un decennio molto attivo sulle testate di Dylan Dog, e dal 2012 frequentemente impegnato sulla regolare, porta l’indagatore in un ambiente inusuale ma che, come vedremo nei contenuti extra, ben si presta alle sue tematiche. La storia scorre piacevolmente regalando diversi colpi di scena.
Montanari e Grassani, colonne storiche del Dylan Dog classico, disegnatori di numeri storici come Le notti della luna piena, La Zona del Crepuscolo, Killer, La dama in nero e Il castello della paura, sorprendono abbinando al loro stile classico e riconoscibile diversi chiaroscuri interessanti e qualche splash page spettacolare.
Come in uno specchio
La cliente di Dylan Dog si chiama Tara Lynch e soffre di aberropia: vede le persone in modo distorto. Infatti la storia si apre con Dylan e Groucho in versione mostruosa. La vita della ragazza sembrava migliorata dopo aver conosciuto Conner, un giovane poliziotto che le appare con l’aspetto normale. Ma la relazione si è interrotta quando Tara ha scoperto che l’uomo tortura le persone. Il poliziotto la trova e prova a investirla per eliminare una pericolosa testimone.
Su richiesta di Dylan, Bloch mostra a Tara le foto degli agenti di Scotland Yard: la ragazza scopre che il cognome di Conner è O’ Brien, e non Smith, e che anche i serial killer non le appaiono in forma mostruosa. Dylan aiuta la ragazza a fermare il criminale, ma le sorprese, tanto per cambiare, non sono ancora finite.
Pasquale Ruju, che da fine anni 90 è uno degli autori più prolifici della serie regolare, confeziona un’accattivante storia breve, ben supportato dalle tavole di Vito Rallo (Jonathan Steele, Kepher, Martin Mystère). Al suo esordio su Dylan Dog, il disegnatore risulta convincente in particolare nell’espressività dei volti, nelle visioni mostruose e nella cura dei dettagli anatomici e architettonici.
Contenuti del magazine
Si comincia con un inaspettato binomio Calabria/horror: la regione ha ospitato sia la produzione di A Classic Horror Story, uno snuff movie in salsa mafiosa con Matilda Lutz diretto da Roberto De Feo e Paolo Strippoli, sia quella di They Talk di Giorgio Bruno, film girato in Sila (ma ambientato negli Stati Uniti) in cui un fonico riceve richiami ultraterreni che risvegliano brutti ricordi.
Per quanto riguarda il cinema, il Magazine elogia Malignant di James Wan: un mix tra ghost story, thriller all’italiana, body horror alla Cronenberg e splatter. Ultima notte a Soho del citazionista Edgar Howard Wright racconta la Swinging London del 1965, con un passato tragico che ritorna. Infine, John Krasinski dirige il sequel di A Quiet Place, con buoni risultati.
Il consueto appuntamento con Bacilieri e Giusfredi si intitola Ghostory: mentre il professor Merz viene deriso da Susy per la scarsa dimestichezza con il gergo giovanile, si omaggiano Boris Karloff e il regista Peter Bogdanovich, scomparso a gennaio.
Nuova edizione di un libro che alla prima uscita, nel 1990, fece scalpore, causando un’interrogazione parlamentare legata alla presunta istigazione a delinquere. Primi delitti, di Paolo Di Orazio (batterista dei Latte & i suoi Derivati), è uno dei primi esempi di splatterpunk italiano: dieci racconti in cui i bambini non sono le vittime innocenti. Esce ora una versione arricchita, curata da D Editore.
Una sezione inedita, quella del podcast: sono disponibili, prevalentemente in inglese, racconti in pillole di genere horror. L’audio romanzo Archive 81 di Marc Sollinger e Dan Powell e Lore (raccolta di leggende macabro-gore) di Aaron Mahnke sono diventate serie TV, prodotte rispettivamente da Netflix e Amazon Prime. Tra gli italiani: I dossier del mistero, di Yuri Abietti ed Elena Parretti, Spaghetti Horror di Cecia & Favo, Salotto del terrore di Massimo Mayde.
Per le serie TV, vengono consigliate Ratched, incentrato sulla sadica infermiera Mildred Ratched di Qualcuno volò sul nido del cuculo, la decima stagione di American Horror Story, Double Feature, omaggio ai doppi spettacoli dei cinema americani e ispirata a Stephen King e H. P. Lovecraft, così come Midnight Mass. Servant, di M. Night Shyamalan, vede una baby-sitter assunta per badare a un’inquietante bambola.
Videogiochi: in Rainbow Six Extraction la minaccia viene dagli alieni archei, in Dead Matter dal gelo canadese e dagli zombi. Scorn è un incubo biomeccanico ispirato all’arte di H. R. Giger, mentre in Paranoid il ritorno di una sorella scomparsa porta il protagonista in un mondo abitato da mostri.
Due videogame italiani: Marta is Dead, ambientato in una inquietante campagna fiorentina del 1944, mentre Saturnalia è ambientato in Sardegna. In Dying Light 2 – Stay Human un praticante di parkour deve fuggire ai non morti, mentre in Sons of the Forest bisogna conciliare esplorazione e sopravvivenza, infine Evil Dead è ispirato al franchise de La Casa.
Gli Horror Files sono dedicati ai temi delle storie, dunque alla figura del faro e alle allucinazioni perverse.
Da sempre sinonimo di rifugio e sicurezza, il faro è anche un luogo sfruttato dall’horror, un gradino sotto i castelli e le ville gotiche, ma scenograficamente molto funzionale. In un fumetto il faro diventa protagonista a tutti gli effetti, punendo i contrabbandieri troppo cattivi (Any Sport in a Storm, disegnato da Johnny Craig, per The Vault of Horror n. 38).
Nel film L’invasione dei mostri verdi (1963), di Steve Sekely, la struttura offre rifugio dagli alieni nonché l’arma decisiva. Nel racconto La sirena, di Ray Bradbury, il suono del faro viene scambiato per un richiamo d’amore da una enorme creatura lovecraftiana che, scoperto l’equivoco, distrugge l’edificio.
Nella pellicola Tower of Evil di Jim O’Connolly, nella torre segnalatrice di Snape Island un mostro uccide usando una daga legata al culto di Baal. Nella pellicola Fog di John Carpenter, i passeggeri lebbrosi di una nave naufragano a causa di un malfunzionamento del faro, per poi vendicarsi un secolo dopo sui discendenti dei responsabili. Shutter Island di Martin Scorsese omaggia l’estetica dei noir anni 40 e gli horror psicologici di Val Lewton, mettendo in scena un manicomio criminale da incubo: la zona più temuta dell’isola è il faro.
Xavier Gens dichiara di essersi ispirato a The lighthouse, novella brevissima e incompiuta di Edgar Alla Poe, per il film Cold Skin – La creatura di Atlantide, dove un meteorologo e un guardiano di faro si oppongono ogni notte all’attacco di creature marine umanoidi.
Robert Eggers dichiara la stessa fonte e utilizza della novella utilizza anche il titolo, per una pellicola autoriale, in bianco e nero, lenta, dall’estetica molto curata. Il vecchio guardiano del faro (Willem Dafoe) e il suo apprendista (Robert Pattinson) sono confinati su un’isola del New England: tra i due inizia una guerra psicologica che presto finisce nel delirio, complice la tempesta e le visioni.
La seconda parte degli horror files è dedicata alle allucinazioni. Si parte senza horror, con Vedo nudo di Dino Risi, in cui a un pubblicitario le donne appaiono senza vestiti. Ma il tema dell’illusione è antichissimo: si va dal Mito della caverna di Platone, alle allucinazioni di Crawford Tillinghast (nel racconto Dall’ignoto di Lovecraft) e dei protagonisti dei romanzi Le tre stimmate di Palmer Eldritch e Ubik di Philip K. Dick.
Al cinema spesso le allucinazioni sono legate alla magia. Si segnalano il recente El Páramo – Terrore invisibile di David Casademunt, dove una famiglia si rifugia dalle guerre in una landa desolata, ma viene minacciata da una creatura misteriosa che compare solo alle vittime. Su vista e occhi sono incentrati la pelllicola The eye di Danny e Oxide Chun Pang, l’episodio Eye del film Body Bags di John Carpenter e Occhi di Laura Mars, scritto dallo steso regista a inizio carriera.
Sugli inganni dell’udito è invece basato Voces di Ángel Gómez Hernández. Ancora Carpenter con Essi vivono mostra un mondo dove l’apparente normalità inscenata dagli alieni viene smascherata dal protagonista grazie ad occhiali speciali. Segnalazione anche per il cult Stati di allucinazione di Ken Russell, fanta-horror metafisico.
Oculus – Il riflesso del male di Mike Flanagan uno specchio assorbe e distorce la personalità di chi lo guarda, generando tragiche illusioni. Somnia, ancora di Flanagan, racconta dell’orfano Cody, in grado di proiettare nella realtà quello che sogna. Un giovane Robert Altman aveva firmato Images, un sogno-incubo a occhi aperti, un inseguimento fra una donna e gli “spettri” psichici del passato e del presente.