In questa serie di articoli commenteremo settimanalmente gli episodi di Platinum End in corso di trasmissione in Giappone e in streaming su diverse piattaforme anche in Italia, come Crunchyroll.
Si parla della stagione in corso e degli episodi appena trasmessi, quindi tutto il contenuto è da considerarsi SPOILER per chi non fosse in pari con la serie e con gli ultimi episodi. Se ne sconsiglia quindi la lettura, a meno di essere particolarmente masochisti.
Dopo questo avviso, possiamo iniziare!
Ci ritroviamo al centro della scena, con Yoneda che prosegue la sua spiegazione su quanto sia necessario che tutti i candidati muoiano nello stesso momento, per evitare di creare il successore della divinità che governa tutto, o come la chiama il professore, la creatura, la falsa divinità.
Una logica ferrea, ma per fortuna qualcuno prova a ragionare fuori dagli schemi. Yuki con il suo solito modo di fare prova a controbattere, ma davanti a lei si trova uno scienziato, premio nobel in campo scientifico e letterario, che ha studiato questo fenomeno per tutta la vita.
Yoneda insiste molto sul fatto che gli esseri umani devono essere i soli artefici del proprio destino, qualunque cosa questo significhi. Il riferimento è certamente a una possibilità che a quanto pare coglie tutti in contropiede, ovvero che un essere con poteri assoluti può essere in grado di decidere del destino dell’umanità nel suo complesso, il che non dovrebbe sorprendere nessuno, considerando che si tratta di uno degli assunti base dei diversi culti sparsi in tutto il mondo.
La più grande preoccupazione che emerge è la possibilità che, anche una volta eletto un potenziale candidato ottimale, alla sua elezione corrisponda un qualche tipo di manipolazione. Un fenomeno che renderebbe comunque inutile la scelta, in favore della prosecuzione dell’operato della divinità attualmente in carica. Un essere invisibile, che non ha mai comunicato con nessuno.
Lo scopo del professore rimane uno solo: eliminare tutti i candidati, in modo che il responsabile di tutto cessi di esistere e l’umanità sia finalmente libera. Un obiettivo ambizioso, considerando che si tratta di una partita a scacchi contro un essere onnipotente, che potrebbe intervenire in qualunque momento per imporre la sua volontà.
Mirai rimane comunque convinto della sua scelta, confermando la disponibilità a prendersi le sue responsabilità al termine della selezione.
Contrariamente allo scontro finale con Poliman, quello contro Yoneda è un duello verbale, in cui contrapporre le diverse aspettative sul futuro. Considerazioni complesse e cervellotiche si contrappongono a constatazioni più semplici, ma ugualmente efficaci.
Come prevedibile, l’avversario che cerca di porsi sul piedistallo dal punto di vista morale è in realtà quello che ricorre al gioco sporco e a subdoli ricatti. Ma a quanto pare in questa serie nessuno impara mai dai propri errori e tutti continuano a dare possibilità a persone che dichiaratamente vogliono ucciderli.
Per il mio parere personale, questo episodio segna il cosiddetto “salto dello squalo”, ovvero un avvenimento talmente assurdo da svalutare l’intera serie.
Il piano di Yoneda è quello di uccidere tutti i candidati che non sono sotto il suo controllo, per poi uccidersi vicendevolmente con l’unico che ha colpito con la freccia rossa, garantendo l’assenza di persone tra cui scegliere il nuovo dio.
La minaccia di Yoneda a Mirai è quella di uccidere Saki nel caso voglia ancora provare a vincere la selezione. In sostanza, per evitare che Saki muoia, Mirai condanna a morte sé stesso, Saki e tutti gli altri. Un ragionamento ineccepibile, da parte di qualcuno che non è riuscito a combinare molto nel corso di 22 episodi, ma francamente senza senso a livello di trama. Con in più il fatto che a sopraffare tre candidati e una poliziotta sia stato un ragazzino con poche energie e voglia di vivere. Il tutto si rivela soltanto un pretesto per attuare un successivo ragionamento, ma ciò non toglie che la seconda metà della serie veda una scrittura molto più pretenziosa ma senza basi solide. Un problema già riscontrato in passato dai due autori, basta chiedere a qualunque appassionato di vecchia data di Death Note.
La fine si avvicina, nella speranza che si riesca a tirare fuori un finale degno di questo nome.