Neanche la fine del mondo è sufficiente per frenare l’inventiva degli autori di anime, al punto che moltissimi titoli sono ambientati in scenari post-apocalittici, spesso dopo guerre nucleari o catastrofi che hanno quasi annientato l’umanità.
In questa classifica, ci saranno le opere più varie: da quelle note a chiunque bazzichi nel mondo dell’animazione alle perle note a pochi e meritevoli di essere riscoperte.
#10 – Violence Jack
Violence Jack rappresenta uno degli apici della produzione di Gō Nagai, leggendario mangaka che non ha bisogno di presentazioni. E’ una storia in cui la violenza, la perversione, il sesso, il dramma e l’esagerazione in ogni aspetto la fanno da padrona, allo scopo di mostrare un mondo post-apocalittico in cui comanda il più forte.
Non stupisce che si sia tentato di portare sullo schermo anche questo manga. Com’è prevedibile, non essendo materiale adatto a una serie televisiva si optò per alcuni OAV, più liberi dal punto di vista delle censure, e il risultato furono 3 episodi: Harlem Bomb – Slum King (1986), Hell City – Evil Town (1988) e Hell’s Wind (1990). Prodotti abbastanza fedeli allo spirito del manga, ma incapaci di coprirne anche solo un decimo.
Protagonista delle tre storie è Violence Jack, un gigante dall’aria truce e dai muscoli di acciaio che però nasconde un cuore d’oro e usa la propria forza per combattere le ingiustizie. Peccato che viva su una Terra così piena di crudeltà e brutalità ma non riuscire a evitare la tragica dipartita della maggior parte dei personaggi che incrocia, circostanza che non fa che rendere ancora più amara la visione dell’umanità presentata da Nagai.
#9 – Planetarian: Chiisana Hoshi no Yume
Siamo di fronte a un piccolo gioiello dell’animazione, non tanto per il lato tecnico o la complessità della trama, ma per la delicatezza dei suoi contenuti.
La storia è semplice: in un futuro non meglio definito, la maggior parte dell’umanità si è estinta e le città sono ridotte a grandi cimiteri a cielo aperto, nei quali si aggirano avventurieri in cerca di oggetti da vendere. Il protagonista dell’anime è proprio uno di questi razziatori e finisce per caso in un vecchio planetario, dove stringe amicizia con il robot-ragazza programmata tanto tempo prima per badare alla struttura e fare da guida ai visitatori.
Lo sviluppo di una narrazione viene qui sacrificato in favore della rappresentazione del rapporto che si crea tra l’avventuriero, Kuzuya, e l’androide, Yumemi. Lui avrà modo di riscoprire la propria umanità, lei di dimostrare di non essere un semplice prodigio di intelligenza artificiale, ma una creatura dotata di una coscienza e soprattutto di sentimenti.
Un consiglio per i più sensibili: meglio preparare i fazzoletti per il finale!
#8 – Nausicaä della Valle del vento
Il primo film diretto da Hayao Miyazaki, addirittura prima di fondare lo Studio Ghibli, è tratto dal manga che lo stesso Miyazaki ideò e pubblicò dal 1982 al 1994 sulle pagine di Animage. In questa prima opera sono già presenti molti elementi tipici della produzione miyazakiana: una protagonista femminile forte e indipendente, un tipo di narrazione capace di soddisfare sia un pubblico giovane sia uno più maturo, un forte messaggio ecologista.
Il futuro in cui vive la principessa Nausicaä, infatti, è stato devastato da una guerra termonucleare che ha reso tossico buona parte del pianeta e ha dato vita a forme di vita degenerate e fortemente ostili. Due potenze in guerra, il regno di Tolmekia e l’impero di Dorok, scoprono l’esistenza di un antico mecha, il Soldato Titano, e nel tentativo di impadronirsene portano solo nuova morte e distruzione.
Purtroppo, anche qui siamo di fronte a un adattamento incompleto: il film uscì nel 1984, quando il manga era appena agli inizi, e Miyazaki portò sullo schermo una piccola parte della storia che aveva in mente, con un finale apposito. Nonostante la sensazione di frettolosità e approssimazione che regna in alcuni punti della pellicola, Nausicaä della Valle del vento resta un gran bel lungometraggio.
#7 – Somali and the Forest Spirit
Il manga da cui è tratto questo anime è stato pubblicato da Yako Gureishi fino al 2020, quando ne è stata annunciata la cancellazione per le condizioni di salute dell’autore. L’anime con i suoi 12 episodi copre solo una parte di questo materiale.
La storia è ambientata in un mondo fantastico popolato dagli Altraforma: spiriti, goblin, creature umanoidi. I pochi esseri umani superstiti sono stati sopraffatti dagli Altraforma e costretti a nascondersi. Un giorno un Golem incontra nella foresta una bambina umana e decide di aiutarla a ritrovare i suoi simili, travestendola da cucciolo di minotauro per nascondere agli Altraforma la sua vera natura.
C’è solo un problema: il Golem ha una durata di vita prestabilita e gli restano solo un anno e centododici giorni ancora da vivere. Da queste premesse nasce una storia dolce e coinvolgente, in cui si parla dell’amore e della paternità che non necessariamente nascono dal legame di sangue (o dall’appartenenza alla stessa specie).
#6 – Akira
Akira è stato il film d’animazione giapponese più costoso del suo tempo, un kolossal tratto dall’omonimo manga di Katsuhiro Ōtomo che nel 1988 ebbe un impatto enorme sull’intero settore e sulla sua percezione in Occidente.
La trama ruota attorno alla città di Neo Tokyo, costruita sulle ceneri della vecchia capitale giapponese dopo la terza guerra mondiale, e al misterioso progetto Akira, che aveva lo scopo di dar vita a bambini dai poteri paranormali. Nel 2019, quando anche Tetsuo, capo di una banda di teppisti di strada, inizia a sviluppare poteri ESP, il suo amico d’infanzia Kaneda farà di tutto per fermarlo prima che sia troppo tardi, ma l’ascesa di un dio non è cosa facile da interrompere.
Come per Nausicaä, anche in questo caso il manga era ancora in corso di pubblicazione quando il film uscì (si sarebbe concluso nel 1990. Quindi lo stesso Ōtomo, che dirigeva e sceneggiava l’adattamento animato, pensò di dargli un finale simile a quello che aveva in mente per il manga, ma più semplificato.
Purtroppo, Akira è tanto un capolavoro dal punto di vista estetico e tecnico quanto un’opera nella media sul fronte narrativo. Il problema sta nel fatto che comprime in poco più di due ore una storia densa di contenuti e di vicende; di conseguenza, per quanto sia apprezzabile come prodotto in sé, sarebbe preferibile sempre leggerne subito dopo la controparte cartacea, per apprezzare ancora di più il genio di Ōtomo.
#5 – Getter Robot – The Last Day
Uscito nel 1998, l’OAV in questione riscrive le vicende della Getter Saga, nata dalle menti di Nagai e di Ken Ishikawa, dando loro un tono ancora più cupo e distruttivo.
La Terra è appena uscita vittoriosa da una sanguinaria guerra contro alieni mutaforma che hanno colonizzato la Luna, ma il principale artefice della vittoria, il professor Saotome responsabile della scoperta dei raggi Getter, viene misteriosamente assassinato dal pilota del Getter Robot, Ryoma Nagare, apparentemente senza motivo.
Qualche anno dopo, però, Saotome ricompare vivo e vegeto e dichiara guerra all’umanità intera, così come ritornano all’attacco gli alieni che sembravano sconfitti. Per salvare nuovamente il pianeta, Ryoma viene scarcerato e si riunisce ai vecchi compagni di battaglia, ma un disastro atomico devasta la superficie terrestre.
L’azione si sposta dunque nel futuro post-atomico. Kei Saotome, la figlia del professore, unisce le sue forze a quelle dell’umano artificiale Go e dell’amico Gai e, sotto la guida dell’ex-pilota del Getter Robot Hayato Musashi cerca di salvare ciò che rimane dell’umanità.
Inizialmente l’anime era diretto dal geniale Yasuhiro Imagawa, ma dopo 3 episodi i contrasti all’interno della produzione portarono all’uscita di scena di Imagawa e la direzione della serie passò a Jun Kawagoe, mentre l’impostazione della narrazione tornò su binari più tradizionali e prevedibili. Addirittura vi furono maldestri tentativi di retcon, come quella che riguarda il figlio del professor Saotome, Genki, che dall’episodio 4 si rivela essere una ragazza. Ma la lista delle cose lasciate in sospeso o risolte con trovate che cozzano con quanto avrebbe presumibilmente fatto Imagawa è lunga.
#4 – Conan, il ragazzo del futuro
Questa volta l’ispirazione non viene da un manga, ma da un romanzo occidentale: The Incredible Tide dello statunitense Alexander Key. Ancora una volta è coinvolto il nome di Miyazaki, che la diresse con l’aiuto dell’amico e collega Isao Takahata.
Questa volta la trama si svolge nel 2028. La terza guerra mondiale combattuta vent’anni prima non ha solo devastato le città, ma anche spostato l’asse terrestre provocando indicibili disastri ecologici. La maggior parte delle terre emerse sono quindi sommerse e gran parte della superficie è coperta dagli oceani.
Conan, il protagonista, vive da solo su un’isoletta con il nonno, ultimo membro di un gruppo di astronauti che aveva cercato la salvezza nello spazio prima di precipitare nuovamente sul pianeta. Ma la sua esistenza è destinata a essere scossa dall’arrivo di Lana, una ragazza in fuga dalle forze della potenza industriale Indastria.
Anche qui è molto forte l’impronta ecologista, già presente nel romanzo originale e ulteriormente sottolineata da Miyazaki. Indastria incarna quel progresso tecnologico incontrollato che ha distrutto già una volta il pianeta e che rischia di farlo ancora, mentre Conan rappresenta una nuova umanità capace di vivere in armonia con la natura, dopo essere regredita a una dimensione più autentica e “ingenua”.
#3 – Neon Genesis Evangelion
Poteva mancare in una classifica di anime post-apocalittici Neon Genesis Evangelion? Ovviamente no!
In questo caso, l’apocalisse alla quale l’umanità è sopravvissuta non è una guerra mondiale, ma un disastro causato da un’entità sovrannaturale, il Primo Angelo Adam. L’evento, noto come Second Impact, ha modificato il clima terrestre dando vita a una “eterna estate” (onnipresente il verso delle cicale per tutta la serie) e dando vita alla guerra tra l’umanità e gli Angeli (o Apostoli, se siete cannarsiani).
Per combattere queste creature sono state costruite imponenti macchine antropomorfe parzialmente umane, gli Eva, e sono stati scelti tre ragazzini per guidarle: la misteriosa Rei Ayanami, il complessato Shinji Ikari e la battagliera, ma anche lei molto complessata, Asuka Soryu Langley.
Pietra miliare dell’animazione sia per le innovazioni tecniche introdotte (come la regia con un taglio molto più cinematografico) sia per aver dato vita a un filone mistico-psicologico che genererà negli anni successivi emuli di ogni genere, Evangelion è una visione obbligatoria per chiunque si definisca fan degli anime. Lo si può amare oppure odiare, difficile trovare vie di mezzo, ma va comunque visto.
#2 – Kyashan, il ragazzo androide
Esce nel 1973 questo anime che reinterpreta in maniera molto drammatica il classico topos della ribellione dei robot ai loro creatori umani.
Quando i robot costruiti dal professor Azuma decidono di prendere il controllo del mondo e di schiavizzare l’umanità in seguito a un cortocircuito, il figlio dell’uomo, Tetsuya, prende la difficile decisione di farsi trasformare a sua volta in androide, pur sapendo che la trasformazione sarà irreversibile.
Come in molte altre opere giapponesi dell’epoca quali Zambot 3 eSpace Runaway Ideon, il racconto non si appiattisce sulla pura azione ma esplora le conseguenze sociali della guerra, dalle devastazioni a cui devono far fronte le popolazioni locali alla diffidenza verso tutto ciò che è meccanico, che condanna all’isolamento lo stesso Tetsuya. Gli unici che resteranno al suo fianco sono l’amata Luna e il cane Lucky, anche lui trasformato in androide dopo essere stato ucciso.
#1 – Ken il guerriero
Chiudiamo la classifica con l’anime post-apocalittico per antonomasia: Ken il guerriero.
Nato dal sodalizio tra il disegnatore Tetsuo Hara e lo sceneggiatore Buronson, il manga è stato uno dei capisaldi del genere battle shonen, anche se non ha influito sulla sua evoluzione futura allo stesso livello del coevo Dragon Ball.
Ancora una volta c’è di un mezzo una guerra nucleare, che ha lasciato un mondo desolato in cui comanda il più forte. Almeno finché non fa la sua comparsa Kenshiro, erede della Sacra Scuola di Hokuto capace di far esplodere le persone dall’interno e provocare altri effetti grazie alla pressione degli tsubo, particolari punti del corpo umano. Purtroppo, il futuro pullula di esseri come Kenshiro e il suo viaggio per ritrovare l’amata Yuria e porre un freno alle ingiustizie lo porterà a scontrarsi con nemici di ogni genere, da piccoli teppisti a tiranni che aspirano a dominare il mondo.
L’anime, iniziato a partire dal 1984 e terminato nel 1988, copre quasi tutto il manga e aggiunge numerosi filler, dovuti alla necessità di non arrivare in pari con l’opera originale. Una sua particolarità fu l’utilizzo di scene in negativo e di sangue color bianco allo scopo di censurare almeno in parte la violenza del manga, che sarebbe stata improponibile sul piccolo schermo.