Upper Comics dall’alto della sua apprezzabile indipendenza presenta mensilmente al pubblico diverse pubblicazioni sia cartacee che digitali, tra le opere che vanno a comporre il suo portfolio (visionabile sul sito ufficiale) oggi andiamo a recensire il primo volume di The Century Wasp.
Il progetto di Luca Comincioli e Giacomo Bianchi vuole trasportare i lettori nelle atmosfere violente di un western particolare che qui assume l’appellativo di weird-west pop, un fumetto europeo che strizza l’occhio al manga giapponese proponendo azione soprannaturale e catastrofismi da fine del mondo.
Nel passato dello scrittore Luca Comincioli vi è una laurea in comunicazione e graphic design e una passione sfrenata per tutto quello che non conosce (cinema, musica, fumetti), stimoli che gli hanno dato la forza di intraprendere la via dello scrittore di brevi sceneggiature e di racconti.
Giacomo Bianchi arriva invece al comparto artistico di The Century Wasp dopo aver frequentato varie scuole di Fumetto e Animazione per il cinema di Torino, un viaggio studio in Giappone è stato poi l’ultimo tassello della sua formazione come disegnatore.
Viene qui riportata la pagina descrittiva del progetto presente sul sito di Upper Comics per avere una preview dell’opera così come un assaggio della relativa colonna sonora, con annesso link per preordinare il volume in versione variant.
La trama di The Century Wasp Vol 1
Nelle lande desolate di un Mondo regredito vagabonda il ricercato cowboy soprannominato Nido di Vespe, Foster ha una precisa missione da portare a termine al fine di far avverare un suo oscuro desiderio. La prima cittadina che si staglierà davanti al nostro protagonista porterà con sé l’incontro con una giovane ragazza, entrata in possesso di un misterioso artefatto. Quest’ultimo trascinerà il duo in un’avventura costellata di personaggi immortali, poteri soprannaturali e un mistero legato alla scomparsa della prima umanità. Il western classico si tinge di elementi smaccatamente weird in uno scenario pazzo e catastrofico, dove il Male vuole occupare il ruolo di divinità.
Analisi e considerazioni finali
The Century Wasp è un’opera che presenta fin da subito una leggerezza narrativa tipica dei fumetti di matrice orientale, la storia di base assimila e rilegge i cliché portanti dei più blasonati shonen manga con un fine ultimo ben preciso: anche il nostro paese può cimentarsi in questo tipo di produzioni.
La trama trascina il lettore in un Mondo fantastico caratterizzato da un’ambientazione Western veramente poco ispirata con continui rimandi ad una sensazione di perenne déjà vu, duelli tempestati di sparatorie, poteri soprannaturali e l’ingresso di personaggi poco incisivi sono elementi che si ripetono troppo ciclicamente e rendono il tutto poco accattivante.
I protagonisti purtroppo non hanno dalla loro una caratterizzazione ben concepita e non si trovano mai ad avere dei momenti introspettivi che possano motivare le azioni poste in essere, neanche le schede descrittive che separano un capitolo dall’altro riescono ad aggiungere l’approfondimento alla base di un possibile coinvolgimento affettivo da parte dell’appassionato.
Le vicende si susseguono abbastanza velocemente e la lettura risulta scorrevole grazie a dialoghi tutto sommato ben scritti e di facile comprensione, le piccole descrizioni che rimandano a leggende passate e gli inserti posti a fine volume centrano perfettamente l’obbiettivo di dare spessore a questo universo narrativo che fatica ad emergere tra le tavole centrali.
Il comparto artistico presenta un character design ed alcuni elementi grafici molto piacevoli portati avanti da un tratto pulito che poche volte cade nell’imprecisione, queste linee morbide risultano perfette quando i volti dei personaggi assumono una deformità smaccatamente comica per far risaltare i repentini cambiamenti d’umore e quando sopraggiunge il puro fanservice maschile.
Le sinuose ed esagerate parti del corpo di Eve riescono per la maggior parte dei casi a distrarre simpaticamente l’occhio dai vari difetti che si riscontrano nel volume e ricordano al lettore quale sia il target di riferimento dell’intero progetto, qui gli autori non ricercano uno stupore collettivo ma il consolidamento di un linguaggio e di un modo di fare narrazione che nulla deve invidiare (nel bene e nel male) alla controparte Giapponese.