Ultimamente il personaggio di Moon Knight è sulla bocca di tutti a causa del suo imminente debutto televisivo ad opera della piattaforma di streaming denominata Disney Plus.
Prima che ciò avvenga diventa importante analizzare una parte della storia editoriale del personaggio, così da arrivare pronti alla visione delle disavventure del lunatico Marc Spector.
Il pugno di Khonshu è un eroe dalle caratteristiche assai particolari, anche se si presenta come una copia carbone luminosa di Batman ha dalla sua la sfortuna di essere un rappresentante delle più comuni malattie mentali.
E’ un supereroe affetto da Disturbo Dissociativo dell’Identità, in virtù di ciò si ritrova costantemente sul sottile filo che divide i problemi reali da cause apparentemente immaginarie, il suo operato viene messo in discussione sia dagli altri eroi dell’universo Marvel Comics che dagli stessi innocenti in procinto di essere salvati.
Un essere umano fallibile che combatte con estrema violenza un male dalla forma non ben definita, tutti questi spunti si trovano alla base dell’opera recensita Moon Knight 1. Lunatico di Jeff Lemire e Greg Smallwood.
Lo scrittore Jeff Lemire conosciuto principalmente per la miniserie Sweet Tooth è giunto alla Marvel Comics dopo un contratto in esclusiva con l’editore Dc Comics durato svariati anni, per il quale ha sceneggiato Superboy, Animal Man, Green Arrow e The New 52: Future End.
La carriera da disegnatore di Greg Smallwood ha invece avuto inizio con la Dark Horse e la serie a fumetti Dream Thief (testi di Jai Nitz), proseguendo poi nella casa di Spider-Man attraverso il suo apporto artistico ad un numero di A+X e di S.H.I.E.L.D..
La trama di Moon Knight 1. Lunatico
Marc Spector (alias Moon Knight) si ritrova catapultato all’interno di un manicomio, nel quale vengono messe in discussione sia la sua identità che il suo operato da vigilante. Sembra infatti che il nostro eroe, fin da ragazzo, sia sempre stato un paziente della struttura, i suoi ricordi prendono quindi la forma di deliri schizofrenici derivanti da un Disturbo Dissociativo dell’Identità. Confuso dalla voce di Khonshu, divinità che gli ha donato i poteri, insinuatasi nella propria mente dovrà fare i conti con una triste realtà costellata da personaggi conosciuti in una vita precedente. Per Marc Spector tutto quello che lo circonda è la realizzazione di un gioco mentale creato dal malvagio Seth, intento a far reincarnare i propri seguaci nel mondo umano al fine di terra-formarlo ad immagine del dimenticato Impero Egizio. Moon Knight deve liberarsi dalla camicia di forza e scappare dalla propria pazzia riabbracciando le sue identità passate e sconfiggendo il male che si insinua sia nella sua testa che in una New York onirica.
Considerazioni sull’opera
Non si tratta di certo di una storia di facile comprensione per i neofiti del personaggio, le vicende narrate presentano piccoli accenni al passato del protagonista che però puntualmente vengono troncati al fine di ritornare allo stato attuale delle cose.
Moon Knight e tutte le sue controparti diventano espedienti narrativi per comprendere il profilo psicologico di un eroe che nell’incertezza del proprio operato come giustiziere si ritrova catapultato in una realtà terrena distante dall’universo divino da cui dovrebbe aver acquisito i propri super poteri.
E’ interessante immergersi nei continui salti dimensionali che spostano l’attenzione del lettore dalla cruda vita di un paziente psichiatrico alle gesta eroiche di un vigilante in lotta con una moltitudine di divinità Egizie.
I molti punti interrogativi che volutamente la serie semina tra le pagine passano in secondo piano a fronte di una pletora di comprimari ben definiti sia nelle caratteristiche fisiche che in quelle comportamentali.
Il comparto artistico traduce perfettamente il concetto di reincarnazione proprio delle nemesi del fumetto, i loro volti mutano da una vignetta all’altra acquisendo le fattezze di dei quali Seth o Ammut ma senza perdere le divise civili della loro forma umana.
Le azioni intraprese dal protagonista si svolgono in un mondo dalle costanti caratteristiche oniriche, magicamente riportate su carta attraverso tecniche che propongono sfondi poco delineati da risultare magici e fiabeschi.
Una menzione particolare va fatta nei riguardi della struttura delle vignette, vengono abbandonati gli stilemi classici per abbracciare una varietà di forme e posizioni che danno dinamicità al tutto.
I dialoghi che portano avanti la narrazione sono, rispetto ai disegni, ben chiari e diretti così da non appesantire un già affaticato lettore intento a decifrare lo scopo ultimo delle azioni che vede svolgersi, nella speranza che la risoluzione non si riduca ad essere una rappresentazione di un sogno infinito del nostro Moon Knight.
Siamo di fronte ad una lettura tutto sommato piacevole e lontana dalla concezione stereotipata di avventura con protagonista un supereroe, qui l’autore mette alla prova l’appassionato di vecchia data distruggendo (o forse no) la biografia del personaggio dalle fondamenta, per poter presentare alla future generazione un soggetto dalle infinite declinazioni narrative.