Qualche anno fa, il nome Black Rock circolava insistentemente tra gli appassionati: nonostante il suo essere talmente generico da riportare a numerosi elementi (tra cui un famoso istituto bancario) il webcomic che mescola sapientemente atmosfere western ed elementi sovrannaturali, si era ritagliato una fetta di pubblico fedele al punto che 3 anni dopo la sua conclusion, BD ha deciso di riproporlo nella sua interezza con una prestigiosa edizione cartonata.
Si tratta di un’operazione inconsueta che, se da un lato premia gli autori, dall’altro consente anche ai lettori meno avvezzi alle letture digitali di scoprire un’opera interessante.
The Village
Il titolo di questa sezione della recensione non è casuale; infatti leggendo Black Rock non possiamo non pensare al film di M. Night Shyamalan con cui il fumetto condivide alcuni elementi, pur avendo uno sviluppo di trama totalmente differente.
Uno dei protagonisti di Black Rock è infatti il Villaggio: una cittadina di cui non sappiamo nulla e che potrebbe trovarsi dovunque e in nessun luogo negli Stati Uniti del XIX secolo.
E’ un villaggio in cui gli abitanti si rifugiano più che vivere, nessuno ha un nome una volta raggiunta la maggiore età e viene identificato solo dal proprio ruolo all’interno della comunità; dal villaggio non si può uscire e anche gli ingressi sono rari e quando avvengono, nei nuovi arrivati si scorge sempre la scintilla di una vita inquietante e ricca di sofferenza.
Intorno alla cittadina, per proteggerla dal mondo esterno e dai pericoli provenienti da Loro (divinità che vivono fra le Montagne Nere che danno il titolo all’opera), un cerchio di cenere a cui guardia troviamo l’altro protagonista della storia, il Guardiano.
Anche lui è una figura travagliata, che ha vissuto più vite ed è in bilico tra il mondo degli esseri umani e quello degli dei, di cui sa più di quanto non sembri in apparenza.
La routine, tutto sommato tranquilla, del villaggio viene interrotta di tanto in tanto dalla visita dei Pellegrini, umani mandati da Loro per convincere gli abitanti dell’estrema bontà degli dei e della possibilità di una nuova vita, più serena.
Per questo, in ogni loro visita i Pellegrini portano con sé doni per il villaggio, indispensabili per la sopravvivenza della comunità, e utili per convincere di tanto in tanto qualche abitante a lasciare le mura amiche per avventurarsi oltre la Frontiera.
Il Guardiano non è tuttavia la massima autorità dell’abitato: tutto viene deciso dal Capo, misteriosa entità che nessuno è autorizzato a vedere e in cui tutti gli abitanti devono credere, con un atto di fede non semplice.
Una vita solo in apparenza accettabile espone tutti ad una enorme tensione e ad un malessere sempre pronto a scattare, e la situazione precipiterà quando uno degli abitanti ucciderà un Pellegrino che per la prima volta da quando esiste il Villaggio si è presentato alle sue porte con un borsone pieno di armi da fuoco.
Inizia così una seconda parte di racconto dal ritmo molto sincopato in cui si susseguono numerosi colpi di scena, che sfoceranno in un finale inatteso e molto ben riuscito, di cui preferisco non svelarti nulla per non rovinarti la lettura.
Analisi dell’opera
E’ proprio nella struttura di Black Rock, suddiviso in 10 parti, che emerge la sua natura di webcomic: ogni capitolo è strutturato quasi come fosse un episodio di una serie tv, con tanto di cliffhanger finale, utilissimo per destare la curiosità del lettore e lasciarlo nell’attesa, più o meno spasmodica, del capitolo successivo.
Per fare questo, Dario Sicchio fa un uso sapiente del ritmo narrativo che diventa incalzante o al contrario si dilata a seconda delle sequenze affrontate, peculiarità che diventa lampante nelle sequenze ambientate nelle dimensioni al di fuori del villaggio e, presumibilmente, anche del tempo e dello spazio.
La storia nel suo complesso è suddivisa in maniera simmetrica con i primi 5 capitoli che gettano le fondamenta alla storia e hanno un ritmo più compassato e i successivi 5 che creano un crescendo che si esaurisce con il climax finale.
Molto apprezzabile la scelta di scrivere in copertina i nomi di tutti e 4 i soggetti coinvolti nella realizzazione di Black Rock: oltre al già citato Sicchio che ha scritto la sceneggiatura e a Iacopo Vanni che l’ha disegnata, vengono menzionati anche il colorista Francesco Segala e Maria Letizia Mirabella che ha curato il lettering.
Questo perchè il risultato finale, nettamente positivo, è stato ottenuto grazie a tutte queste componenti insieme e quindi grazie al lavoro di chi se ne è occupato.
Se della storia abbiamo già parlato, merita una menzione il tratto di Vanni, sporco e “underground”, perfetto per raccontare una storia di libertà perduta e in cui il riscatto personale e sociale è molto lontano all’orizzonte.
Le atmosfere cupe e claustrofobiche accompagnano il lettore nel mood della vicenda su pagina, fatta di pentimenti, seconde chance mal sfruttate e una redenzione finale motivata come spesso accade dall’Amore. Sentimento che, nonostante tutto, è forte all’interno del Villaggio e porta ad esiti più tragici che positivi.
Il tratto di Vanni viene completato alla perfezione dai colori, con una palette che pesca tra tonalità scure in cui il rosso e il nero sono dominanti, ricordandoci a tratti alcune opere di Frank Miller o, per rimanere in casa nostra, dell’ottimo Spugna e che viene esaltato dalla pubblicazione su carta.
Degno di nota anche il lavoro fatto dalla Mirabella che ad un lettering abbastanza classico, semplice e d’impatto, affianca un lettering ricercato per rendere la lingua delle divinità con cui si scontra il Guardiano, contribuendo ad un effetto complessivo che rivaleggia con produzioni più blasonate.