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Oggi parleremo di Heidi, anime del 1974, a cui hanno lavorato Isao Takahata (alla direzione) e Hayao Miyazaki (al disegno). L’anime è tratto dall’omonimo romanzo di Johanna Spyri. La serie di Heidi viene considerata la precorritrice del filone World Masterpiece Theatre (più semplicemente Meisaku), ovvero una serie di anime prodotti dalla Nippon Animation, ispirata ai romanzi per ragazzi di stampo soprattutto accidentale. Un altro anime di questo genere, a cui hanno lavorato anche Takahata e Miyazaki, è Anna dai capelli rossi.
La sigla italiana di Heidi, cantata da Elisabetta Viviani e scritta da Franco Migliacci, ha riscosso un grande successo nelle compilation discografiche.
Trama
Ambientato alla fine dell’ottocento (precisamente negli anni ottanta) sulle Alpi Svizzere, la storia parla di Heidi, una bambina rimasta orfana in tenera. Sua sua zia Dete si è occupata di lei fino all’età di 5 anni fino a quando trova lavoro a Francoforte enon potendosi più occupare della bambin è costretta ad affidarla all’unico suo parente ancora in vita, il nonno da tutti conosciuto come “il vecchio dell’Alpe”, uomo burbero e misantropo che vive in una casetta di montagna isolato da tutti, nei pressi del paese collinare di Dorfli, presso Maienfeld. dell’Alpe”.
Il vecchio, soldato pensionato, prende in casa la bambina di malavoglia, ma la simpatia e l’innocenza di Heidi hanno subito la meglio sulla sua ruvida scorza di montanaro. Heidi si abitua molto velocemente alla vita della montagna con la sua natura incontaminata, ogni giorno alla scoperta delle cose meravigliose che la montagna le offre. Conosce Peter, un pastorello che ogni giorno porta al pascolo le capre degli abitanti del villaggio comprese le due capre del nonno e diventerà subito il suo più grande amico.
Heidi, un capolavoro senza tempo
Nonostante siano passati più di quarant’anni dalla realizzazione di quest’anime, Heidi rimane tutt’ora un prodotto godibile sia dal punto di vista tecnico che della trama. Una cosa che subito risalta è l’ambientazione. La storia si svolge per lo più tra le montagne e i prati, il cielo, gli alberi, l’alternarsi delle stagioni sono resi così bene da sembrare tangibili. Uno sfondo ben realizzato dove i protagonisti si muovono e vivono la loro quotidianità. Perché è proprio questo lo spirito di Heidi: mostrarci momenti di quotidianità, piccole avventure che la protagonista vive insieme agli altri personaggi. La serie è apprezzabile tutt’ora sia da bambini che da adulti: è semplice e allegro, ma allo stesso tempo i personaggi sono tutti ben caratterizzati e umani. A partire proprio dalla protagonista Heidi, una bambina allegra e vivace, il nonno burbero che nasconde in realtà un cuore tenero, o il pastorello Peter, insperabile amico di Heidi con il quale ha spesso dei battibecchi. O ancora l’iconica signorina Rottermeir, severa e spesso un po’ “antagonista” dell’attenzione, o ancora Clara, ragazzina ricca ma infelice. Tutti i personaggi risultano quindi diversi tra loro e indimenticabili.
Un altro dei punti focali è la bellezza delle cose semplici, la felicità nel vivere in mezzo alla natura: Heidi è libera di correre tra i prati e giocare, mentre la sua permanenza in città viene percepita come opprimente e triste. Il punto forte di Heidi sta comunque nella sua trama semplice ma d’impatto, che trascina lo spettatore di tutte le età, regalando qualche minuto di spensieratezza e leggerezza e anche una volta concluse la visione, rimane nel cuore. Si può parlare di un anime “senza tempo”, in grado di parlare ai bambini (e anche agli adulti) di più generazioni, uno di quei prodotti che non in invecchia e che andrebbe visto almeno una volta nella vita.