Ken il Guerriero, traduzione italiana di Hokuto no Ken, è una di quelle serie animate che hanno accompagnato i bambini, ormai diventati grandi, che si affacciavano al mondo degli anime giapponesi negli anni Ottanta e Novanta.
Il suo stile molto ruvido ha da sempre fatto discutere, per la quantità di violenza presente in ogni episodio. Anche per questo, nel nostro Paese la serie è arrivata attraverso canali televisivi minori, mentre le emittenti più quotate avevano preferito evitare di trasmettere qualcosa di così sanguinoso.
Eppure la durezza dell’ambiente è la premessa principale di Ken il Guerriero. Ci troviamo infatti in un contesto post apocalittico, in un mondo devastato da una guerra nucleare avvenuta alla fine del ventesimo secolo.
Quello che rimane della Terra è una landa desolata, abitata da una specie umana che ormai ha cancellato le sue regole del vivere civile. La legge del più forte è ormai l’unico modo rispettato da tutti, compreso il nostro eroe Kenshiro.
Ken è il successore della Sacra Scuola di Hokuto, un’antica arte marziale che insegna ai suoi adepti a uccidere i propri avversari facendoli esplodere attraverso la pressione di alcuni punti sul corpo dell’avversario.
Come avviene anche per le serie contemporanee, il viaggio di Ken lo porterà di fronte ad avversari sempre più temibili, da sconfiggere uno dopo l’altro. Un percorso tempestato di rabbia e sofferenza, oltre che da una discreta quantità di pugni ed esplosioni.
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