Nei battle shōnen, si sa, si menano le mani. E tanto. Ma siccome nessuno nasce imparato, i vari Goku, Naruto, Kenshiro e chi più ne ha più ne metta hanno dovuto apprendere le loro fenomenali tecniche da maestri e insegnanti che spesso si sono impressi nel cuore dei fan più dei protagonisti stessi.
Ecco qui una classifica dei 10 mentori “top” di questo amatissimo genere manga, scelti in base alla loro potenza, alla loro presenza scenica e al loro carisma.
#10 – William Antonio Zeppeli (Le bizzarre avventure di JoJo: Phantom Blood)
Un italiano di mezza età in un completo elegante, con un paio di baffetti ben curati, un cilindro decorato da una fantasia a scacchi e il potere di controllare strane onde per colpire gli avversari: ecco a voi William Antonio Zeppeli, uno dei principali personaggi della prima serie di JoJo, nonché maestro del protagonista di turno, Jonathan Joestar.
Il suo ruolo nell’anime è piuttosto semplice: insegnare al suo pupillo l’uso delle Onde Concentriche e metterlo in condizioni di affrontare e sconfiggere Dio Brando, lo spietato antagonista di Phantom Blood. Ma la figura del bizzarro mentore assume connotati più tragici quando si scopre che Zeppeli è a conoscenza della tragica fine che farà, e nonostante questo ha perseverato nel cammino che l’ha condotto fino a Jonathan. Il suo sacrificio estremo non può che risultare estremamente drammatico, oltre a inaugurare la lunga serie di morti importanti che costellano il manga (e l’anime).
Piccola curiosità: il cognome Zeppeli fa riferimento molto probabilmente alla band dei Led Zeppelin, essendo l’autore di JoJo un grande appassionato di musica rock; ma vista l’origine italiana del personaggio, potrebbe anche derivare dalle zeppole, tipici dolci del Sud Italia.
#9 – Marin (Saint Seiya)
Negli anni ’80 i battle shōnen erano roba per maschietti. Visto il target di riferimento, le donne erano ridotte a ruoli marginali: madri, sorelle, donne amate, donzelle in pericolo da salvare. E ovviamente anche tutti i mentori degli eroi protagonisti erano uomini.
Marin rappresentò una piacevole eccezione. Non solo era una donna guerriera, ma era anche la maestra del protagonista Seiya. Pur nascondendo il suo volto femminile dietro una maschera (come quasi tutte le guerriere di Saint Seiya), la sua sola esistenza dimostrava che anche nei fumetti potevano esistere donne forti, combattive, capaci di essere di esempio per gli uomini.
L’importanza di Marin nell’opera fu alimentata ulteriormente dai sospetti che potesse essere lei la sorella perduta di Seiya, cosa smentita dai successivi sviluppi.
#8 – Biscuit Krueger (Hunter x Hunter)
Altra mentore in gonnella è Biscuit Krueger, all’apparenza una graziosa bambina bionda, in realtà un’esperta utilizzatrice di Nen di 57 anni che usa i suoi poteri per mantenere una forma infantile e apparire molto più giovane.
Biscuit nasconde però un ulteriore segreto: nella sua vera forma è un donnone estremamente muscoloso e burbero, una vera e propria versione nipponica di She-Hulk, la controparte femminile del gigante verde Marvel. Questa dicotomia genere ovviamente numerosi siparietti comici, ma dà anche un’idea della potenza di Biscuit, capace col proprio Nen di modificare persino il proprio aspetto fisico.
In Hunter x Hunter, il suo ruolo è di affinare le abilità di Gon e Killua durante l’arco narrativo di Greed Island, una realtà virtuale in cui gli Hunter si sfidano senza pietà per mettere le mani sul segreto nascosto dietro il gioco. E visto che i due sono arrivati alla fine di Greed Island senza lasciarci le penne, si può dire che Biscuit abbia centrato in pieno l’obiettivo.
#7 – Silvers Rayleigh (One Piece)
Silvers Rayleigh fa il suo ingresso in One Piece piuttosto presto, in un flashback di Buggy il Clown, ma è solo molto più avanti che diventa una figura importante ai fini della trama, allenando Rufy nei due anni successivi la battaglia di Marineford per renderlo capace di affrontare i pericoli del Nuovo Mondo.
Silvers non è uno qualsiasi: ha navigato con Gol D. Rogers ed è stato il suo braccio destro, quindi ha sicuramente messo piede sull’isola di Raftel e sa cosa sia il One Piece. La sua potenza non è mai stata mostrata appieno, ma se è stato per anni al fianco del re dei pirati sicuramente dev’essere un individuo temibile.
Per molti versi, Rayleigh incarna la figura del tipico mentore degli anime giapponesi: vecchio e saggio, ma anche molto alla mano e capace di dar vita a scenette comiche così come di lanciarsi in lunghi consigli per l’allenamento.
#6 – All Might (My Hero Academia)
All Might, al secolo Toshinori Yagi, è il motore di My Hero Academia, o almeno della sua prima parte. In quanto eroe più forte e famoso del mondo, rappresenta un punto di riferimento per tanti ragazzini che vorrebbero seguirne le orme, compreso il protagonista Midoriya.
Ma Midoriya ha un problema: non manifesta super-poteri. E così tocca a propri a All Might concedergli una parte del proprio potere, permettendo al ragazzo di realizzare il proprio sogno e diventando nel contempo il suo mentore. Un mentore, beninteso, esuberante e pieno di energie, alla mano e cordiale, ma anche pronto a riconoscere i limiti del suo allievo e a cercare di proteggerlo e tenerlo fuori dallo scontro, quando necessario.
All Might incarna lo stereotipo del classico supereroe americano bello, muscoloso e invulnerabile… almeno finché non si scopre il segreto che nasconde, e che lo rende ancora più umano agli occhi tanto del pubblico quanto del suo pupillo.
#5 – Lisa Lisa (Le bizzarre avventure di JoJo: Battle Tendency)
Come Marin, anche Lisa Lisa sfidava l’idea che soltanto gli uomini potessero combattere e padroneggiare le più potenti tecniche nei battle shōnen.
Esperta nell’uso delle Onde Concentriche, le insegna sia a Caesar Zeppeli sia a Joseph Joestar, protagonista della seconda saga di JoJo e segretamente suo figlio. Il background di Lisa Lisa, infatti, è molto più complesso di quanto si possa pensare a una prima occhiata, ma è solo verso la fine della saga Battle Tendency che si scopre come stanno realmente le cose.
Forte e combattiva, Lisa Lisa è anche una bella donna, con una forte carica di sensualità che il manga e ancor di più l’anime tendono a esaltare. In realtà sarebbe sulla cinquantina, ma come spesso accade nei battle shōnen tanto allenamento e la padronanza dell’energia mistica di turno gli permettono di apparire molto più giovane.
#4 – Koro-sensei (Assassination Classroom)
Un polpo umanoide giallo che insegna in una classe di ragazzini addestrati a diventare futuri sicari: sembrano le premesse per un manga umoristico o una parodia, e invece sono le basi di uno dei battle shōnen più sorprendenti degli ultimi anni.
Koro-sensei è, come già detto, un essere alieno dall’aspetto vagamente simile a un polpo, con un perenne ghigno stampato sul suo volto. E’ una creatura enigmatica, dalla grandissima forza e resistenza, ma anche goffa e impacciata in più occasioni.
Soprattutto, si dimostra un insegnante premuroso con i suoi alunni, mostrando di avere a cuore la loro crescita come individui e facendo di tutto per loro, anche quando i ragazzini tentano, per tutta risposta, di farlo fuori.
#3 – Jiraiya (Naruto)
Impossibile non mettere sul podio Jiraiya. La sua conoscenza delle arti ninja lo rende uno degli esseri più potenti del suo universo: è uno dei Tre Sannin insieme a Tsunade e a Orochimaru, ha addestrato Minato Namikaze ed è stato in lizza per diventare lui stesso hokage, onore che però ha rifiutato.
Jiraiya infatti è uno spirito libero, con la passione per le belle donne e per la scrittura di romanzi erotici di grande successo, come “Il paradiso della pomiciata“. Questa dicotomia tra il serio guerriero e l’uomo perennemente allupato è uno dei motivi per cui i lettori/spettatori di Naruto non possono non amarlo.
Curiosità finale: Jiraiya, così come Tsunade e Orochimaru, non sono stati creati dal nulla da Masashi Kishimoto, ma sono i personaggi di un racconto giapponese dell’Ottocento, La storia di Jiraiya il galante, di cui però non ci è giunto il finale. Già in quest’opera Jiraiya è associato ai rospi, Tsunade alle lumache e Orochimaru ai serpenti, essendo tutti e tre esperti maghi.
#2 – Maestro Muten (Dragon Ball)
Il maestro Muten, noto anche come Muten Roshi, “eremita Muten”, e da noi in Italia come Genio delle Tartarughe, è il prototipo del maestro dei battle shōnen: da un lato riprende la figura del vecchio mentore, reso saggio e sapiente da decenni di vita e di allenamento, dall’altro ha una passione sfrenata, ai limiti della molestia, per le donne.
Nella prima parte di Dragon Ball il suo ruolo è fondamentale: è lui ad addestrare Goku, Crilin e Yamcha, al punto che la loro tipica divisa arancione reca sul petto l’ideogramma della tartaruga, in ossequio al maestro. Ed è Muten a insegnare la tecnica più iconica di tutta l’opera, la Kamehameha.
Nonostante viva su un’isoletta in mezzo all’oceano e sembri un debole vecchietto, Muten può aumentare esponenzialmente la sua massa muscolare e raggiungere ancora livelli di forza notevoli, almeno per un umano. Per insegnare l’umiltà ai suoi allievi partecipa ai tornei Tenkaichi, riuscendo pure a sconfiggere Goku in finale; ma scende in campo anche quando si tratta di fermare Piccolo Daimao, sacrificando la propria vita.
Tuttavia il suo ruolo tende a farsi sempre più marginale man mano che l’opera va avanti e che il livello di Goku e dei suoi avversari aumenta. Rimane come macchietta comica, anche se è tornato a brillare di luce propria in Dragon Ball Super partecipando al Torneo del Potere e dando prova di essere ancora in ottima forma, quando si tratta di menare le mani.
#1 – Arataka Reigen (Mob Psycho 100)
Arataka Reigen è un mentore atipico. Non possiede alcun reale potere e non insegna nulla di realmente utile al protagonista, quantomeno per l’utilizzo dei suoi poteri psichici. E’ un truffatore insomma, che si guadagna da vivere sfruttando la superstizione e l’ingenuità dei clienti.
Però, proprio per questo, Reigen è un personaggio che non si può non amare. Sarà il fascino del cattivo ragazzo, sarà la sua comicità, sarà il fatto che nonostante tutto riesce a trasmettere a Mob dei reali insegnamenti, che però riguardano la vita sociale, il rapporto con i coetanei e la vita quotidiana.
Inoltre, più volte Reigen si trova suo malgrado protagonista di situazioni in cui gli vengono attribuite incredibili capacità che lui non ha, ma sfrutta la situazione per trarre d’impaccio se stesso e chi gli sta intorno.