Dopo un excursus sulla carriera e i lavori attuali di Paolo Eleuteri Serpieri, riprendiamo la chiacchierata con il disegnatore di origini veneziane, allargando il raggio d’azione e parlando in particolare del fumetto italiano e del suo genere preferito.
Intervista a Paolo Eleuteri Serpieri – Il fumetto italiano e il western
Come mai Tex non riscuote all’estero lo stesso grande successo che ha in Italia?
In Francia sono state pubblicate poche storie di Tex oltre alla mia, là non amano molto i fumetti in bianco e nero, preferiscono altri generi. Forse la serie attuale, Tex Willer, incentrata sul personaggio giovanile, può piacere di più.
In Francia il genere western ha avuto un grande successo con Bluberry di Jean-Michel Charlier e Jean Giraud (Moebius, quasi all’esordio), con Cartland, disegnato da Michel Blanc-Dumont e con Mac Coy di Palacios. Ma quella fase è passata.
Quando ho iniziato a pubblicare con Dargaud, sono rimasto piacevolmente sorpreso delle ottime vendite, perché il mercato francese è strano, pieno di incognite: i lettori si affezionano, per poi cambiare all’improvviso, hanno forse un rapporto conflittuale con noi (ma con me sono stati tutti molto gentili). Ricordo frequenti polemiche di Enki Bilal nei confronti degli italiani.
Secondo te il fumetto deve occuparsi di politica?
Fare politica in senso stretto no, però tra le righe sì, eccome. Non ho voluto lanciare messaggi espliciti, ma spero che qualcosa sia trapelato, per esempio contro l’autoritarismo.
Ho sempre avuto una visione apocalittica della tecnologia, anche se è stata fondamentale nello sviluppo del pensiero e della scienza: una posizione che ho inserito nei miei racconti. Benché non abbia fatto dichiarazioni precise, traspare nelle storie, seppur in un contesto surreale, e qualcuno se n’è accorto: ne ha anche scritto un professore universitario della Florida, a proposito di Druuna.
[Il saggio Ecofeminist Themes in Paolo Eleuteri Serpieri’s Morbus Gravis è disponibile online, ndr].
Sebbene il surreale ricorra nelle tue storie, queste si prestano a parlare della realtà.
Mi piace molto giocare con il contrasto fra i due piani, raccontare situazioni realistiche ambientate in contesti surreali, situazioni paradossali.
Non ho mai ambientato le mie storie nell’oggi, né ho scritto fantascienza alla Guerre Stellari, piuttosto mi sono avvicinato al Ridley Scott di Alien e soprattutto di Blade Runner, una delle opere che mi hanno interessato e stimolato di più: c’è molto di quel film nei primi due volumi di Druuna.
Di recente ti ha colpito qualche fumetto italiano?
Amo i grandissimi disegnatori del passato, come Dino Battaglia e Sergio Toppi, anche come sceneggiatore. Mi piace come scrive Giancarlo Berardi e come disegna Ivo Milazzo. Mi piace molto Milo Manara, indubbiamente un grande disegnatore, ma ho cercato di fare il mio erotismo, guardando dentro di me senza ispirarmi ad altri. Ultimamente non sono stato molto attento, ma di nuovi autori molto bravi ce ne sono, potrei anche citarne qualcuno ma ne scontenterei altri.
Zerocalcare?
Apprezzo tantissimo Zerocalcare, molto divertente, ma non rientra nella mia logica narrativa. Racconta cose che riguardano i giovani, un po’ come faceva Andrea Pazienza, di cui ero amico: aveva un grande talento grafico e diceva cose molto interessanti. Ho incontrato Zerocalcare a Barcellona: mi ha detto che io faccio parte della Chiesa, il che mi ha lasciato un po’ perplesso…
Pensando a un malinteso, prima di pubblicare l’intervista abbiamo sentito l’interessato. Zerocalcare precisa:
“Volevo fare un gran complimento, intendevo dire che Paolo Eleuteri Serpieri è un pilastro della tradizione”.
Tornando ai fumetti di Michele Rech: ha iniziato a raccontare la sua generazione attraverso le proprie vicende, per poi abbracciare temi più impegnati come la questione curda.
Quello l’ho trovato un po’ eccessivo, non è neanche politica, ma ideologia, massimi sistemi. Anch’io sono molto sensibile su certi temi, ma ce ne sono tante di situazioni di quel tipo.
In Argentina, dove sono legati all’ideologia – caratteristica comune dei popoli latini – mi hanno subito chiesto quale fosse la mia posizione: io sono libertario, prendevo le firme ai tavoli con i radicali per i referendum sui diritti civili. Mi hanno detto che queste posizioni trasparivano nelle mie storie, il che mi ha sorpreso ma mi ha fatto piacere, vuol dire che non vengo travisato.
Tu hai realizzato fumetti sia come disegnatore che come autore completo: qual è il rapporto tra sceneggiatura e disegno?
Il disegno è sempre in funzione della sceneggiatura, anche il singolo dettaglio non dev’essere decorativo, ma finalizzato alla storia: quando disegno cerco di evitare elementi che vadano al di là del racconto. Quello che viene scritto si deve “sentire” nel disegno.
Il buon cinema in questo è un ottimo maestro, dal punto di vista scenico, delle immagini. Per me è stato molto importante: già agli inizi, da pittore, avevo voglia di raccontare e pensavo al cinema, è il motivo per cui ho iniziato a fare fumetti.
Avrei voluto cimentarmi proprio nel cinema, pur senza lasciare il disegno. Quando si è ipotizzato di fare un film su Morbus Gravis, mi hanno proposto registi che non mi convincevano, allora i produttori mi hanno chiesto di occuparmene io, ma sarebbe stato assurdo.
Il western riesce ancora a essere allegoria della società contemporanea, come ha fatto spesso nel cinema?
Lo ha fatto un certo tipo di western, più veritiero e molto diverso dallo Spaghetti western, fermo restando che Sergio Leone è stato un ottimo regista.
Quello è l’aspetto che mi interessa e ho cercato di raccontare, per esempio in L’indiana bianca, per il quale mi sono ispirato a Sentieri selvaggi di John Ford, con un taglio crepuscolare. Lo ha fatto anche Gli spietati di Clint Eastwood.
Tarantino invece è molto divertente ma la sua è una farsa, un’esasperazione di alcuni Spaghetti western; ha raccontato la questione razziale, che purtroppo c’è sempre stata, ovunque, ma non compete il western.
Chiudiamo così una chiacchierata molto interessante, che ci ha dato modo di ripercorrere la carriera di un grande disegnatore italiano, parlare del fumetto nostrano, sviscerare diverse questioni legate al western, e avere un’anticipazione sulla serie di Druuna, il personaggio di maggiore successo di Paolo Eleuteri Serpieri.