Settimo appuntamento per il Dylan Dog Magazine, la testata che dal 2015 ha sostituito l’Almanacco della Paura, continuando ad affiancare storie dell’Old Boy e approfondimenti sul genere horror. Dopo il ciclo “bucolico” di Bloch, dall’anno scorso i fumetti sono allineati alla serie regolare, dunque ambientati nel nuovo mondo post-meteora. Il Magazine 2021 ha 176 pagine ed è in vendita dal 24 marzo a € 7,90, a seguito degli aumenti delle testate della Sergio Bonelli Editore.
Il gioco dell’amore e dell’odio
La storia principale del Magazine inizia con Dylan Dog al ristorante, alle prese con la preparazione del discorso per mollare Bess. Tra le colpe della fidanzata di turno, le manie della condivisione, dei selfie, delle esperienze romantiche consigliate dalle riviste femminili. Viene quasi da chiedersi quale alchimia l’abbia unita all’Old Boy.
Ma Bess non arriva. In compenso, un cameriere consegna a Dylan Dog un pacchetto contenente un biglietto e un dito umano. Il testo gli dà qualche indizio e lo invita a non avvisare nessuno: l’indagatore inizia una macabra e disperata caccia al tesoro per ritrovare Bess prima che sia troppo tardi. A ogni tappa trova un pacchetto analogo al primo, con pezzi di corpo e un testo da decifrare, che conduce a uno dei luoghi romantici di Londra segnalati dalla rivista letta dalla fidanzata.
L’indagatore dell’incubo capisce che la sequenza va interrotta e cambia metodo, dando il via a una serie di colpi di scena.
Charles non vuole andare
Nella storia breve, Dylan Dog è assunto da Helena ed Ian Carney per indagare sulle strane presenze avvertite in casa loro. Il padre Charles, malato di Alzheimer, diceva di vedere persone defunte, percepite come malvagie. Dopo la morte di Charles, strani fatti avvengono nella dimora e all’esterno, in particolare ai danni della vedova, Amanda.
Il fatto più grave è la misteriosa e cruenta morte del giardiniere. La situazione diventa sempre più drammatica, la casa è in preda al sovrannaturale, ma i due fratelli hanno fatto la scelta giusta: la grande umanità di Dylan Dog è fondamentale per affrontare questo caso particolare.
Impressioni personali
Il gioco dell’amore e dell’odio è scritta dalla “colonna” Paola Barbato, autrice anche dell’ultimo numero della serie regolare, e disegnata da Alessandro Baggi, autore di numerosi numeri di Dampyr e, per quanto riguarda Dylan Dog, del numero 351, In fondo al male, un Gigante, un Maxi e due Color Fest.
La storia è un thriller originale e avvincente, con i picchi di malvagità che contraddistinguono le storie della scrittrice milanese. Per trovare Bess, Dylan Dog cerca legami tra la loro storia e gli indizi che trova: man mano che sale l’angoscia, si fa prendere dai sensi di colpa e non potendo parlare con Bloch, si affida persino alla tecnologia.
Il tratto di Alessandro Baggi, nonostante una certa variazione nella fisonomia di Dylan Dog, valorizza le atmosfere della sceneggiatura, che avvolge il protagonista e il lettore in una spirale che sembra senza uscita (ma c’è spazio per un ulteriore peggioramento della situazione). Molto suggestivi ad esempio gli interni della Cattedrale di Saint Paul.
Charles non vuole andare è caratterizzata dalla colorazione che integra il bianco e nero con il rosso, che risulta la tinta dominante, soprattutto nella prima parte della storia: un tocco che rende la narrazione ancora più evocativa. La storia, scritta da Andrea Cavaletto, mette in secondo piano l’azione per lavorare sulle atmosfere, le inquietudini, le presenze nella casa, i diversi atteggiamenti dei protagonisti, le relazione tra disagio fisico, mentale e spirituale.
I disegni di Franco Saudelli e la già citata colorazione si sposano egregiamente con il racconto e con il tentativo, riuscito, di coinvolgere il lettore. Molto efficaci diverse soluzioni grafiche e di scrittura adottate nel finale della storia.
Andrea Cavaletto, autore di William Boyd (Paranoid Boyd – Edizioni Inkiostro), ha scritto per l’indagatore dell’incubo il numero 294, Piovono rane, 327, I sonnambuli, 352, La calligrafia del dolore, sei Maxi, un Color Fest e un Gigante. Franco Saudelli, specializzato in fumetti erotici, trasgressivi e di fantascienza, per la serie regolare di Dylan Dog ha disegnato i numeri 119, L’occhio del gatto, 145, Il cane infernale, 240, Ucronìa, 256, Il feroce Takurr, 295, Tra moglie e marito…, 309, L’autopsia, 380, Nessuno è innocente, cui si aggiungono 3 Giganti e un Color Fest.
Gli approfondimenti di Dylan Dog Magazine
Come sempre sono tanti i temi toccati nel Magazine. Si comincia con il folk horror, genere nato con il cinema inglese tra gli anni 60 e i 70, tornato di moda di recente, come testimoniano prima antologie, documentari, saggi e spettacoli on-line segnalati nelle pagine successive, poi l’ampia rassegna al fondo dell’albo.
Si prosegue con un omaggio all’attrice Daria Nicolodi, affermatasi a teatro e nel cinema d’autore, poi divenuta musa ispiratrice di Dario Argento: sceneggiatrice di Suspiria e Inferno, interprete di sette pellicole del regista, è deceduta lo scorso 26 novembre.
Tra i consigli per la visione casalinga, il film antologico del 2019 The Mortuary Collection di Ryan Spindell, quindi la versione moderna de L’uomo invisibile girata da Leigh Whannell e interpretata da Oliver Jackson-Cohen (Jonathan Harker nel recente Dracula della NBC), infine Antrum, mockumentary horror del 2018 diretto da Michael Laicini e David Amito. Segnalato anche I morti viventi, romanzo fiume del compianto George Romero e di Daniel Kraus.
Si intitola The Wicker Merz la consueta rubrica a fumetti del Dylan Dog Magazine a cura di Giorgio Giusfredi e Paolo Bacilieri: Susy & Merz omaggiano fin dal titolo la pellicola The Wicker Man, già citata nell’introduzione tra i capisaldi del folk horror.
Alcatraz edizioni ha inaugurato la collana Bizarre con due raccolte di opere di Gérard Prévot, maestro della scuola franco-belga del bizzarro: Il demone di febbraio e La notte del nord, rispettivamente 21 racconti brevi e 3 novelle lunghe.
Per quanto riguarda le serie televisive, il Magazine propone sia The Haunting of Bly Manor, seconda stagione della serie antologica di Mike Flanagan dedicata alla rivisitazione di famose ghost stories, sia il coreano Sweet Home, dedicato a un’epidemia che trasforma le persone in mostri. Sconsigliato invece City of Angels, spin-off di Penny Dreadful, ambientato nella LA del 1938 anziché nella Londra vittoriana.
Nella sezione dei videogiochi, fra i titoli presentati spiccano Nascence – Anna’s Song degli italiani Dreampainters, e Village, ottavo capitolo della serie Resident Evil, ambientato questa volta in Romania.
Jumpo, l’inquietante protagonista di I conigli rosa uccidono, numero 25 di Dylan Dog, ha incrociato più volte l’Old Boy: comparsate nei numeri 48, Horror Paradise e 103, I demoni, poi il grande ritorno nel numero 107, Il Paese delle ombre colorate, e nell’Almanacco della Paura 2009, I conigli rosa colpiscono ancora. Il personaggio creato da Luigi Mignacco nel 2018 è di nuovo protagonista nel Color Fest 25, I conigli rosa muoiono.
Jumpo ha molti aspetti in comune con il protagonista di Chi ha incastrato Roger Rabbit, a partire dall’anno di pubblicazione, 1988. Entrambi si rifanno a una tradizione iniziata probabilmente con Tom & Jerry, capostipiti della “violenza innocua” dove la presunta vittima diventa carnefice.
Uno schema replicato spesso nella storia dell’animazione, in particolare nei Looney Toons della Warner Bros, poi portata all’eccesso da Grattachecca e Fichetto, il meta-cartone all’interno de I Simpson, ispirato al fumetto nostrano Squeak the Mouse di Massimo Mattioli.
Spazio all’horror nel campo dell’animazione: girato da Henry Selick nel 2009, Coraline e la porta magica è la trasposizione in stop-motion del celebre fumetto Coraline di Neil Gaiman. Monster House è invece un lungometraggio prodotto nel 2006 da Robert Zemeckis e Steven Spielberg, caratterizzato dalla performance capture, utilizzata per dare maggiore realismo alle espressioni dei personaggi, ospiti di una casa stregata.
Nel 2012 sono usciti sia ParaNorman, in cui il protagonista sfrutta la capacità di vedere i morti per fermare i piani di una strega che vuole un’epidemia zombi, sia Frankenweenie di Tim Burton, adattamento in stop motion del cortometraggio omonimo del 1984 del regista di Big Fish. Horror in salsa comica quello del fantasmino Casper e soprattutto quello di Scooby-Doo e i suoi amici, sempre alle prese con casi pseudo-sovrannaturali.
Go Nagai ha dato un contributo fondamentale agli anime horror: il creatore dei robottoni più famosi è infatti l’autore di Devilman, capostipite di un genere di grande successo, soggetto a remake nel 2018 con Devilman Crybaby. Diversi anime di genere sono trasposizioni di manga: Inuyasha, del 2000, Death Note, 2006, Tokyo Ghoul, 2014, Demon Slayer, 2019. Anche i videogame sono stati fonte di ispirazione, in particolare Castlevania, portato su schermo nel 2017.
Tra i prodotti di animazione dove abbondano le scene sanguinose, si segnalano le serie Rick e Morty, Robot Chicken, Superjail! e Happy Tree Friends.
L’ultimo approfondimento riguarda H. P. Lovecraft: i luoghi, le creature, la schiavitù, con diversi riferimenti alla recente serie televisiva Lovecraft Country, prodotta dalla HBO, basata sull’omonimo romanzo di Matt Ruff e trasmessa l’anno scorso.