Nel 1991 Tiziano Sclavi e Carlo Ambrosini confezionarono per Dylan Dog una storia sui vampiri in salsa complottista, con espliciti richiami al n. 13 della serie (Vivono tra noi) e al film Essi vivono. Sergio Bonelli Editore ripropone l’opera in volume cartonato, in vendita dal 3 dicembre a 19 euro.
I vampiri – la trama
L’esercito inglese dà una caccia spietata a Paco Martinez, capo degli di spacciatori di una nuova droga. Durante l’assalto alla periferia di Londra, i militari riescono a ucciderlo, ma Luis Montero, un componente della banda, riesce a vendicarsi eliminando diversi soldati.
Peter Merrill, uno dei militari sopravvissuti, si rivolge a Dylan Dog perché ha capito che qualcosa non va: lo spacciatore non ha colpito nel mucchio, precisando anzi quali soldati non erano tra “loro”, gli obiettivi; oltretutto si è rialzato dopo essere stato colpito da numerose pallottole e si è trasformato in un vampiro! Ci sono tutti gli elementi per considerarlo il delirio di una persona sotto shock, ma Dylan Dog, dopo le perplessità iniziali, decide di accettare l’incarico.
Progressivamente, l’indagatore dell’incubo scopre che davvero qualcosa non quadra: la polizia e le istituzioni stanno nascondendo qualcosa di grosso, che ha a che fare con i vampiri e coinvolge buona parte della popolazione.
Bloch tira ripetutamente fuori dai guai Dylan Dog: l’ispettore non fa parte della cospirazione ma sembra avere le mani legate. Grazie ad alcuni poliziotti ribelli, l’Old Boy scopre la verità, ma l’unico sistema per svelare l’inganno è il siero (la “droga” contro cui si accanisce la polizia), che si rivela controproducente.
Gli elementi di una storia a tesi
L’albo contiene praticamente tutti gli ingredienti che hanno reso Dylan Dog un fenomeno di costume a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90: il personaggio scanzonato, idealista e seduttore, la spalla comica e sopra le righe, l’horror utilizzato come metafora, lo splatter, la contestazione di una società senza valori. Nell’intervista rilasciata a Marco Nucci, riportata a chiusura del volume, Carlo Ambrosini dà la chiave di lettura del racconto:
“Vampiri è una storia a tesi, che ci ricorda quanto sia pericoloso allinearsi alla soverchiante uniformità del pensiero massificato, da cui derivano tutti i tipi di fascismo. […] Si tratta di un episodio dal
messaggio netto, che richiedeva di essere raffigurato in modo stilizzato. Doveva essere chiaro fin da subito chi fossero i buoni e chi i cattivi. […]
Lo stesso disegnatore rivela ulteriori dettagli sull’approccio e lo stile utilizzato per I vampiri:
“Inchiostrai la storia a pennino, creando un tratto sporco, fatto di linee nervose e brusche, che riflettessero la crudezza e il pessimismo della sceneggiatura di Tiziano. Uno stile ben diverso da quello scelto, per esempio, per Il lungo addio, che era un racconto romantico, e richiedeva una certa delicatezza. I Vampiri rappresenta una prova generale per il mio disegno attuale, che è duro, sintetico, per niente calligrafico e, mi auguro, essenzialmente narrativo”.
Correva l’anno 1991
L’albo mantiene intatta la sua bellezza, ma la tematica si legava meglio all’epoca della prima pubblicazione, avvenuta nel novembre del 1991. Come sottolinea la postfazione del volume, I vampiri intercettò lo spirito di un momento storico particolare: del 1991 ricordiamo in particolare l’intervento Onu in Kuwait, “prima guerra del villaggio globale”, e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, evento simbolo della fine delle ideologie.
Fu un anno storico anche per la cultura pop, in particolare per la musica, che perse Freddie Mercury ma vide l’uscita di una serie impressionante di album divenuti classici, con cui diversi gruppi raggiunsero il successo (Nevermind dei Nirvana e Ten dei Pearl Jam) o lo consolidarono con una delle loro produzioni più apprezzate (Achung Baby degli U2, il Black Album dei Metallica, Blood Sugar Sex Magik dei Red Hot Chili Peppers).
In quel momento Dylan Dog ha 5 anni di vita editoriale, dunque i suoi lettori sono prevalentemente adolescenti o poco più: non c’è ancora una generazione “storica”, di adulti che hanno iniziato a seguire la testata in gioventù.
In questo contesto, così come sono passate sotto traccia, apprezzate o non percepite, alcune ingenuità nelle trame dei mitici primi numeri (che oggi, in epoca social, sarebbero stroncate senza pietà), si inserisce benissimo una trama complottista, con la metafora dei vampiri, i cattivi, che non sono gli emarginati, bensì le istituzioni, i capi, gli adulti, la massa. Oggi il tema del complotto funzionerebbe ma con target e significati diversi…
In quegli anni Sclavi dava voce al suo pensiero, alle sue tematiche e alla sua cupezza toccando le corde giuste degli adolescenti dell’epoca (e forse di sempre), contestando, come in questa storia, il vuoto di valori di una società che arrivava dal decennio del consumismo e del disimpegno.