Sony parte alla conquista del mercato internazionale degli anime.
All’inizio del 2020 AT&T ha messo in vendita Crunchyroll, uno dei più grandi e conosciuti portali dedicati all’animazione giapponese in occidente.
La scelta è stata fatta prevalentemente per motivi economici, con la casa madre che ha bisogno di recuperare liquidità in una situazione finanziaria non ideale.
La piattaforma era stata inizialmente offerta a Sony per 1,5 miliardi di dollari, ma le negoziazioni si sono spinte fino ad arrivare a circa 950 milioni.
Il gigante giapponese aveva già acquisito Funimation per 140 milioni di dollari, quindi pagare sei volte tanto per Crunchyroll potrebbe sembrare una mossa azzardata, ma rientra perfettamente in una strategia più ampia, finalizzata ad occupare fette sempre crescenti di mercato.
Crunchyroll negli ultimi anni ha perso la fiducia di molti dei suoi utenti
Nel giro di poco tempo la società ha attirato le ire degli abbonati per aver trasmesso le sue serie ad un bitrate minore di quanto dichiarato, per aver censurato serie delle quali era stata garantita la versione non censurata, per aver tagliato gli stipendi dei traduttori, solo per poi investire quei fondi per una nuova sede.
A Sony interessa certamente recuperare il rapporto con gli utenti, ma la parte fondamentale di questo accordo è sicuramente il grande numero di licenze in possesso di Crunchyroll. Nel caso il portale creasse ulteriori problemi, basterebbe chiuderlo e trasferire tutte le licenze a Funimation.
La posizione di Sony sembra essere la migliore possibile, con nessun altro concorrente interessato a spendere un miliardo di dollari. Altri giganti come Amazon o Netflix avrebbero certamente le risorse necessarie, ma non è chiaro l’affetto che avrebbe l’acquisizione in termini di nuovi iscritti, considerando che si tratta di servizi a tutto tondo, che puntano al momento principalmente su film e serie tv.
Sony invece punta espressamente a monopolizzare il settore anime ed è molto vicino al farlo.