Per la recensione di oggi parliamo di Due Monete, la graphic novel di Núria Tamarit, vincitrice nel 2018 del premio València de Novela Gráfica. In Italia è disponibile per l’acquisto nel catalogo BAO Publishing.
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Trama
Mar è un’adolescente spagnola che si appresta a trascorrere tre mesi in Senegal. Sua madre, Sabina, è un architetto che si occuperà di aiutare la popolazione locale, gli wolof, a costruire una biblioteca. Vengono accolti e ospitati in casa di Mamadou, che spiega alle due un po’ della propria cultura. All’inizio, però, l’unica preoccupazione di Mar sembra essere quella di non riuscire a trovare una connessione wifi per il suo smartphone. Trovandosi in un mondo diverso dal suo, le cui regole non riesce a comprendere, usa il cellulare come uno scudo contro l’ignoto.
Ma le cose inizieranno a cambiare quando farà amicizia con Astou e Khadim, due ragazzi del luogo. Le conversazioni che Mar scambia con loro la aiutano a poco a poco a superare i suoi pregiudizi nei loro confronti. Passano i mesi. Quando la costruzione della biblioteca è ultimata è tempo per Mar di lasciare il Senegal, ma lo farà portandosi dietro una importante lezione di vita.
Struttura dell’opera
Due Monete parla dell’incontro tra culture e soprattutto di tutte le trappole che si frappongono a un esito positivo di questo genere di incontro. Nella storia troviamo due punti di vista che si confrontano. Mar è portatrice della cultura europea, rappresenta il “primo mondo”, con la sua ossessione per la tecnologia e per la produttività economica. Tutte le altre persone che incontra, come Mamadou, Astou, Khadim, Birane, oppongono a questo un differente modello di vita che privilegia i beni comuni rispetto alla proprietà privata, la ricerca della felicità a quella del profitto.
Il primo ostacolo trattato è sicuramente il pregiudizio, ma Mar non è la sola ad averne. Anche i wolof possono avere una visione un po’ distorta delle reali condizioni di vita dei bianchi. Il secondo è più subdolo, spunta quando pensiamo di aver superato il pregiudizio mentre, in realtà, è soltanto una sua variante. È l’idealizzazione. Secondo la prima ottica gli africani sono tutti malati e poveri, mentre secondo l’altra vivono meglio e senza pensieri, come nel mito del buon selvaggio. Ma se si vuole davvero cercare di capire l’altro allora bisogna superare anche questo ennesimo insidioso ostacolo.
Da un punto di vista tecnico l’opera è caratterizzata da un ritmo lento, con vignette che si allungano più in orizzontale che in verticale. Il disegno ha linee semplici e chiare e una predominanza, come si legge già fin dalla prima pagina, dei toni del giallo, del blu e del grigio.
Impressioni personali
Núria Tamarit non scappa delle contraddizioni, anzi le coltiva. Due Monete pone molte domande, che lascia volutamente senza una risposta assoluta. L’autrice sceglie di toccare, quasi sfiorare, molti temi piuttosto che portarne avanti solo uno. In questo modo trasmette bene l’idea dell’enorme complessità del rapporto che i paesi “sviluppati” hanno con le loro ex-colonie. Il rischio di superficialità è concreto, ma è brillantemente superato dalla giovane autrice attraverso la polifonia di opinioni portate avanti dai molti personaggi secondari.
La fumettista non manca di accennare anche ai punti più problematici del nostro dialogo con l’Africa: i diritti civili per chi ha relazioni con persone dello stesso sesso, l’integralismo islamico, gli interessi delle aziende farmaceutiche, la questione della migrazione. Tutti questi temi sono trattati brevemente ma in maniera naturale e colloquiale, di sicuro non esaustiva ma in modo da stimolare nel lettore una curiosità che potrà soddisfare altrove successivamente.
Così come Mar in soli tre mesi non può farsi un’idea completa della situazione così anche noi in 120 pagine non possiamo, e però ciononostante Núria Tamarit riesce a farci iniziare a riflettere sui nostri stessi pregiudizi e sulle nostre stesse idealizzazioni. Alla fine di Due Monete anche noi, come Mar, torniamo alla nostra vita quotidiana un po’ cambiati.