Ciao a tutti e benvenuti alla consueta recensione della settimana. Oggi come da titolo parleremo di No Game No Life serie di Light Novel scritta e illustrata da Yū Kamiya, ma prima di iniziare vi lascio il link alla nostra ultima recensione anime dove abbiamo parlato di The Ancient Magus Bride. Senza dilungarci oltre iniziamo con la recensione di oggi:
No Game No Life ha ricevuto un adattamento Anime creato dallo studio Madhouse che è stato trasmesso tra il 9 aprile e il 25 giugno 2014. Un film d’animazione basato sulla serie è stato rilasciato il 15 luglio 2017 con il titolo di “No Game No Life: Zero”, incentrato sulla guerra avvenuta in precedenza agli avvenimenti della serie. E’ possibile guardare la serie e il film gratuitamente sulla piattaforma streaming di VVVVID; di seguito ecco i link:
“No Game No Life”, un anime che riesce a rendere epico anche il semplice lancio di una moneta.”
“No Game No Life” è un Isekai che si distingue molto dagli altri, (credo che sia tra i migliori) in quanto non punta molto all’ambientazione fantasy-medievale o alle classiche lotte tra il bene e il male ma punta agli spazi ristretti di una stanza, a motivazioni più egoistiche e a sfide di ingegno. In No Game No Life non si è voluto strafare cercando di mettere dentro dodici episodi una trama con troppe diramazioni, ma ci si è mantenuti su una storia abbastanza lineare, puntando molto sui dettagli di ogni singolo evento che accade, riuscendo quindi a non lasciare questioni in sospeso, ma allo stesso tempo concludersi con un finale che promette la continuazione di questa serie che non ha mai visto la luce.
Trama
I protagonisti sono i fratelli Sora e Shiro, entrambi NEET ed hikikomori, a causa di una società che non li accetta per ciò che sono: odiano il mondo “schifoso” in cui vivono, perché non ordinato da solide regole e allontana chi non è adatto. I due trascorrono le giornate reclusi nella loro stanza, giocando online e dominando tutte le classifiche, isolandosi dalla realtà. Nel web, i fratelli sono noti come “Spazio Vuoto“: il loro nickname è infatti, un semplice spazio vuoto. Sora è uno stratega eccezionale, che riesce ad essere sempre un passo avanti agli avversari e Shiro riesce a calcolare le mosse ideali per sopraffarli.
Un giorno i fratelli ricevono una mail da uno sfidante che conosce la loro identità, e li affronta a scacchi: senza difficoltà vincono la partita. Il mittente domanda loro se si sentono a proprio agio nel loro mondo o se preferirebbero vivere in un luogo più adatto a loro, con regole e obiettivi ben definiti.
I due, riflettendo sulla loro attuale situazione sociale, si rendono conto di essere nati nel mondo sbagliato, e rispondono che vorrebbero vivere in un mondo dominato dai giochi. Improvvisamente, si ritrovano a precipitare a chilometri di altezza su un pianeta sconosciuto. Il dio Tet, dall’aspetto di un ragazzino, rivela loro di aver raggiunto Disboard, una realtà in cui tutto è deciso da semplici giochi. La divinità illustra loro le Dieci Leggi che regolano il mondo: leggi indissolubili e immutabili che permettono di vivere in tranquillità, senza spargimenti di sangue.
“Ogni giocatore deve puntare qualcosa che abbia lo stesso valore della puntata avversaria: l’importante è divertirsi e non imbrogliare, perché se si viene colti in flagrante, il baro perde la partita”.
Sebbene ad un primo approccio le regole potrebbero sembrare confusionarie, proseguendo diventano più chiare, e poco alla volta ci si rende conto di come gli accordi stretti con i Patti siano indissolubili e di come i giocatori possano usare la magia per barare, senza farsi notare.
Nel corso delle puntate avremo modo di scoprire l’esistenza di 16 razze, chiamate Exeed, che regnano a Disboard, come gli Old Deus, i Flügel, gli Elfi, e i Teriantropi, classificate in base alla percezione e all’utilizzo della magia. All’ultimo posto vi è l’Imanità, l’umanità, che non vede e non usa la magia. Sora e Shiro ben presto raggiungono Elkia, capitale del regno umano.
I due apprendono che l’ultimo re, prima di morire, ha indetto un torneo di gioco d’azzardo per nominare il suo successore; questa decisione ha sfavorito la nipote Stephanie, che perde il trono contro Klamy Zell. I due fratelli scoprono che Klamy sta sfruttando l’aiuto della magia degli elfi per vincere e accettano di “vendicare” Stephanie.
Dopo aver vinto contro Klamy ad una partita di scacchi surreale, i fratelli diventano re e regina di Elkia dimostrando sovrumane capacità di leadership. Sora dichiara guerra alle altre razze: gli umani, sebbene non abbiano poteri magici di alcuni tipo, per anni sono stati in grado di tenere testa agli altri Exeed, usando l’intelletto e l’ingegno; ma quando gli altri hanno iniziato ad usare la propria intelligenza, l’umanità è stata sopraffatta. Sora e Shiro vogliono riportare in auge il genere umano, disposti anche a sconfiggere il dio Tet.
Sora e Shiro, una sola anima!
Il loro legame è molto stretto, a un passo dalla sindrome “Lannister”. I due protagonisti fanno sempre tutto insieme, vanno d’accordo, hanno totale fiducia reciproca, si compensano nei momenti di crisi, vengono colti da attacchi di panico se si separano di pochi metri, e soprattutto si capiscono al primo sguardo. Più che anime gemelle, sono la stessa anima divisa in due corpi.
Shiro non è sorella di sangue di Sora e dopo la morte dei loro genitori i due sono cresciuti prendendosi cura l’uno dell’altra. Due auto-reclusi, con un’innata genialità in tutto ciò che è considerabile come confronto ludico, indipendentemente dal formato, dal genere e dalle varianti. In realtà, questo è più un confine che si sono creati loro, in quanto, nonostante la giovane età, hanno più cultura, capacità di calcolo e di analisi di chiunque altro al mondo. A guidare gli eventi sarà principalmente Sora, il fratello maggiore, che, come i malati di gioco d’azzardo, prova un certo godimento nel rischiare tutto quello che ha. Come molti tronfi protagonisti tipici degli isekai, Sora raccatterà ogni informazione possibile e sarà molto attento ad ogni minimo, dannato, particolare, con l’aggravante di essere più rapido di Flash nel saper che fare e più onesto nel mostrare la sua sicurezza.
La sua specialità è la strategia di tipo napoleonico, ovvero non solo concentrata sugli elementi in campo, ma anche sulla comprensione umana degli avversari, su cui non di rado farà pressione psicologica. La sorella Shiro invece, dichiaratamente la più intelligente dei due, è più portata alla fredda e ferrea elaborazione degli elementi matematici. A fare particolarmente le spese del loro stile di vita sarà Stephanie, la tipica formosa testa vuota, indifesa e dal cuore d’oro che rimarrà legata a entrambi per una scommessa persa all’inizio.
Struttura dell’opera
Bisogna riconoscere agli autori di aver tentato di rappresentare il più possibile i due fratelli come due simpatiche canaglie, capaci di atti distensivi dopo la vittoria o dopo un eccessivo attacco personale, nonostante l’agire luciferino tenuto sia per provocare che per vincere gli scontri. Con Shiro vi sono riusciti, visto il fattore kawaii e il fatto che sia la più dipendente, nel loro indissolubile legame. Una sottomissione, mascherata dal fatto che lei sembri pensarla anticipatamente allo stesso modo, sempre.
La piccola Shiro va oltre il concetto di genialità comune, ed è anche maliziosetta, ma non è astuta come Sora né altrettanto energica, ed essendo una bambina, per giunta con un’infanzia difficile, non ha la stessa, seppur limitata, esperienza di vita del fratello. Con Sora invece è più complicato dare un giudizio, anche solo per la sua sconsideratezza da sociopatico. Francamente, l’avrei visto a più riprese adatto come cattivo, ma alla fine lo hanno reso solo un gran pazzoide bluffatore, ma buono nel profondo.
Tuttavia, la differenza di strutturazione rispecchia l’armoniosa antifonia tra le personalità dei due attori principali: Sora è estroverso, a suo agio in un mondo con solide regole, in cui può trovare giochi di ogni tipo, e sfoggiare la sua intelligenza e conoscenza; di contro, Shiro è introversa e riservata, come se l’importante fosse soltanto avere al suo fianco il fratello maggiore. Quando scendono sul “campo di battaglia” spiccano le loro abilità nei giochi e la loro intelligenza, che rendono imbattibile “Spazio Vuoto”.
I personaggi secondari, per quanto sopra le righe, non lasceranno mai il segno, risultando solo un inutile presenza harem, priva di qualsiasi peso nella storia, con scarsa valenza comica e fuori dall’obbiettivo romantico.
Il comparto tecnico, i giochi e impressioni personali
Il comparto tecnico è discreto e vi è una colorazione accesa e luminosa che dividerà certamente i pareri, ma che personalmente ho davvero gradito. I disegni, hanno uno stile standard di un normalissimo anime, sono un po’ mediocri, con però delle ottime animazioni da parte della Madhouse, come sempre. L’opening è bella pur non rientrando nei miei gusti e le OST sono davvero carine. Questo anime poi contiene molti momenti stupefacenti e citazioni parodiche agli altri anime e manga tra cui: “Doraemon”, “Phoenix Wright”, “Jojo”, “Persona”, “Steins;Gate” e “Di-gi Charat”
L’anime è un continuo alternarsi di momenti in cui si muore dal ridere a momenti più seri, riuscendo a renderlo molto piacevole e a non annoiare mai, anzi, ogni episodio spinge sempre a guardare il successivo, tant’è che l’ho finito in veramente pochissimo tempo rispetto ad altri anime da dodici episodi.
Le “battaglie”, ovvero i giochi all’interno di questo mondo, combattute dai protagonisti, sono a dir poco spettacolari: tanta strategia studiata così nei dettagli mi ha fatto tornare in mente alcuni anime in cui questo lato era così tanto enfatizzato nei protagonisti, come “Code Geass”, “Log Horizon” e, come già detto da qualcuno, la prima serie di “Yu-Gi-Oh”.
Ogni combattimento riesce a lasciare col fiato sospeso fino alla fine, mostrando colpi di scena continui; tanto, come appunto detto, da rendere epico anche il lancio di una moneta.
L’anime complessivamente risulta godibile al massimo, divertente e coinvolgente. Inoltre non è “vuoto” come molti altri, ma dà anche dei bellissimi messaggi come citando Sora:
“Il modo di varcare i cieli pur non potendo volare”.