Nel vasto, vastissimo panorama dei majokko che ogni anno vengono sfornati sul mercato femminile del fumetto giapponese, c’è una piccola perla rara. Sappiamo tutti che nei maho shojo, i classici manga per ragazze adolescenti, il mondo contemporaneo passa in secondo piano, finendo col diventare una scenografia non interattiva con le vicende narrate (che son sempre le stesse in ogni elemento del genere, oserei dire).
Corrector Yui, però, noto in Italia come Yui Ragazza Virtuale o più semplicemente Virtual Yui, è un’eccezione bizzarra alla categoria, a mio avviso. Nato a cavallo tra 1999 e 2000, si tratta di un “majokko sui generis“, per così dire, che ha saputo cavalcare il trend di fine millennio incentrato sul rapporto conflittuale con la tecnologia.
Il Millennium Bug
Eppure, eccoci qui: le macchine non hanno dominato il mondo (ancora), e la tecnologia, ben lungi dal ritornare al 1900 (a quello ci ha già pensato la mentalità corrente…), ha fatto passi da gigante inimmaginabili fino all’inizio del XXI secolo. Kia Asamiya ha saputo cavalcare l’onda dell’interesse sempre maggiore verso il mondo cibernetico con la creazione di una ragazzina imbranata con il PC che si ritrova, suo malgrado, a divenire una paladina magico-digitale della rete mondiale NetCom. Così, a ridosso dei timori e delle aspettative quasi profetiche (puntualmente deluse) sulla redenzione da “Nuovo Millennio”, è nata Corrector Yui, anime che a distanza di vent’anni non sembra più così campato per aria in merito alle tecnologie immersive e alle Intelligenze Artificiali che ne fanno parte (non per nulla la storia è ambientata nel 2020).
TRAMA
Yui Kasuga è figlia di un programmatore, ma complice la sua natura pasticciona e sognatrice non ha la minima idea di come usare la tecnologia. Uno scambio di persona attuato dal malvagio supercomputer Giganet (perché in ogni narrazione fantascientifica che si rispetti c’è sempre un supercomputer ribelle malvagio), il programma Virtuale noto come I.R. le conferisce i poteri per divenire la paladina del web Virtual Yui, impegnata in una lotta senza quartiere contro i Grosser, ossia i virus al servizio della malvagia eminenza grigia che vorrebbe distruggere la rete (no, non la Lucarelli, sempre Giganet).
Con i consueti capovolgimenti di fronte, le varie sottotrame e l’aiuto di numerosi “Virtuali”, creati dal professor Inukai, la nostra piccola Yui riuscirà, a colpi di magia digitale, a sconfiggere i nemici che si trova davanti, anche grazie all’aiuto delle sue amiche e future paladine della rete Virtual Haruna e Virtual Aiko, rispettivamente la ragazza-brava-in-tutto-con-la-testa-sulle-spalle e la ragazza-brava-in-tutto-cupa-e-dal-passato-misterioso.
Perché guardare Corrector Yui?
- Prima di tutto perché Yui è figlia del suo tempo, come molte delle serie majokko nate negli anni Novanta, ma è al contempo un’affascinante testimonianza sul periodo di transizione che i maho shojo hanno avuto tra un decennio e l’altro, dove l’innocenza non è del tutto persa e i sogni delle protagoniste sono ancora legati a una dimensione leggermente meno frivola dei loro corrispettivi attuali (se trovate una profondità emotiva o una dimensione di analisi non superficiale alle Winx o alle Pretty Cure fatemi un fischio).
- In secondo luogo perché Yui è il contraltare emotivo a un mondo che si suppone comunque più freddo e calcolatore del proprio, trattandosi della cyber-rete, e il suo innato ottimismo è il motore della reazione, della rivoluzione, della ribellione verso un’Intelligenza Artificiale che vorrebbe opprimere il mondo dei suoi creatori in nome del raziocinio assoluto.
- Infine, lo stile grafico è decisamente coerente alla natura buffonesca dei fatti narrati, e fornisce introspezioni leggere non soltanto sui gregari di Yui ma anche sui suoi avversari Grosser, che, nonostante siano solo virus, riescono comunque ad assurgere a una dimensione quasi umana per atteggiamenti ed espressioni.
In definitiva, è uno spaccato genuino di un periodo di storia bizzarro, che nonostante la vicinanza temporale è remoto nella nostra coscienza quasi al pari dello sbarco sulla Luna, alla luce di un’atmosfera dove ogni evento storico finisce col divenire esistente da sempre e per sempre.
IN CONCLUSIONE
Può essere utile, dunque, rispolverare un po’ di quel pizzico di sano ottimismo che la rete sembra aver dimenticato. Ovviamente non parlo di negare la realtà dei fatti, il male esiste ed esisterà sempre, ma quantomeno riuscire ad affrontare l’angoscia del vivere con un sorriso di speranza nel futuro, che magari non sarà brillante come lo immaginiamo, ma può essere considerabile alla stregua di un bel sogno, se sapremo combattere per esso fiduciosi nelle nostre capacità.
Corrector Yui è stato, nella sua ironica semplicità, il simbolo di quanto anche la più umile delle persone, anche solo per sbaglio o per un malaccorto errore del Destino, può fare qualcosa per lasciare traccia nel presente e renderlo un posto migliore. E farlo in gonna di pizzo e blusa rosa shocking rende il tutto ancora più notevole.