Bentornato a Schools of rock, l’unica rubrica che ti fa ascoltare la stessa canzone per ben quattro volte dandoti, da versione a versione, qualche buon motivo per farlo. Il brano di oggi è “Sono chi no sadame”, opening della prima stagione dell’anime “Le bizzarre avventure di Jojo“, adattamento del 2012 dell’omonimo manga del 1987 di Hiroiko Araki.
Iniziamo, naturalmente, dall’originale di Hiroaki “Tommy” Tominaga. Questa versione, come potrete vedere, è quella tratta direttamente dall’anime. Tant’è che la sua particolarità è quella di affiancare alla musica gli effetti sonori in sincrono con le immagini presenti nel montaggio.
https://www.youtube.com/watch?v=m_vux8N4dy4
Cover di Pellek
Se si sta pensando a quanto sarebbe bello riascoltare lo stesso brano con un po’ più di distorsione alle chitarre ed un po’ di accento scandinavo, non può mancare la cover di Pellek che, come sempre, aggiunge poco di suo al brano, fornendo solo l’ennesima ottima prova di virtuosismo vocale.
Cover di Shoko Nakagawa
Molto più interessante può esser, invece, ascoltare una versione cantata da una vocalist donna. Ci pensa la dolce Shoko Nakagawa che, davanti ad un pubblico in delirio, è costretta ad allontanarsi quanto più possibile dall’idea di dolcezza per cantare come una scannata le tonalità più alte di “Sono chi no sadame”. Anche in questo caso, il brano non subisce particolari variazioni se non, appunto, nel cambiamento di genere nella voce. Il fatto che una donna sia costretta a dare il meglio per raggiungere le tonalità originali fa apprezzare, ancora una volta, la performance di chi interpretò, per primo, il brano. Le donne, infatti, hanno, solitamente, un range di tonalità mediamente più alte dell’uomo.
Cover di Jonathan Young
Infine, abbiamo la versione di Jonathan Young, il quale, in linea con i discorsi appena fatti sulle tonalità, è stato costretto ad abbassarla, non possedendo, probabilmente, un’adeguata estensione vocale. Tuttavia, ci troviamo di fronte ad una versione molto diversa, caratterizzata da una voce più bassa e calda e, a tratti, volutamente graffiante. Si può dire che Young abbia fatto suo il brano e, a conferma di ciò, ha pure provveduto a riscrivere il testo in lingua inglese.
Il web pullula di tante altre versioni, abbastanza da non rendere possibile un confronto fra tutte. Quelle che abbiamo fornito, però, risultano fra le più cliccate e quelle professionalmente più interessanti e rilevanti.
A me la versione della Nakagawa gasa in modo non indifferente. Certo l’originale è epica, ma sentirla cantata così acuta fa partire l’immaginazione.