Tante esperienze virtuali diverse per un gaming sempre più coinvolgente!
Nel paese del Sol Levante, c’è molto di nuovo da visitare e da scoprire, per un occidentale. Dal misticismo dei templi di Kyoto agli antichi castelli, dalle rovine di Hiroshima, triste memento delle atrocità della seconda guerra mondiale, ai fantastici giardini, dall’immersione nelle paradisiache onsen (le tipiche terme giapponesi) alle luci accecanti di Shibuya, Shinjuku e Doutonbori. Ma questo non è tutto. Come se non bastasse, infatti, in Giappone c’è la possibilità di visitare dei luoghi in cui i concetti di tempo e di spazio assumono proporzioni quanto mai relative. Nelle grandi città più moderne, come Tokyo ed Osaka, esistono dei veri e propri portali che consentono l’accesso a questi luoghi magnifici.
Proprio qualche tempo fa, in un articolo su icrewplay, ho scritto dell’ HexaRide, un’esperienza virtuale che catapulta in un frenetico episodio di Ghost in the Shell. La particolarità dell’esperienza risiede, principalmente, in una sorta di fusione tra Realtà Virtuale ed una giostra. Ebbene, passando dall’isola artificiale di Odaiba, dove si erge la stupefacente statua di Gundam, ho avuto la possibilità di “toccare con mano” ciò di cui avevo scritto in quell’articolo.
Al prezzo di soli 1000 yen (circa 8-9 euro), ho indossato il visore ed occupato la mia postazione per poi essere lanciato all’azione per circa 8 minuti. Sin da subito, ho potuto apprezzare la cura grafica dell’esperienza e la regia che porta il punto di vista di chi indossa il visore a seguire le azioni ora di un personaggio, ora di un altro, senza mai rallentare, con incredibile dinamismo. Tuttavia, la cosa che, più di tutte, colpisce è la percezione del movimento. La struttura, con i suoi spostamenti esadirezionali, è perfettamente coordinata con le scene nella Realtà Virtuale amplificando drasticamente l’immersività dell’eperienza. Accelerate, frenate improvvise, vuoti d’aria e sterzate sono resi in modo impeccabile. Una volta finito il “giro”, si stenta quasi a credere che, in realtà, non ci si sia mai spostati da quella stanza. Unica pecca, volendo essere pignoli, è la mancanza totale di interazione con il mondo virtuale. Il “player” è, difatti, relegato al ruolo di semplice spettatore.
Ma l’HexaRide non è l’unica esperienza virtuale disponibile sull’isola di Odaiba. Nello stesso centro commerciale, il Tokyo Diver City, infatti, c’è il Tyffonium che mette a disposizione due esperienze. La particolarità di queste esperienze è proprio ciò che mancava all’HexaRide, ovvero l’interazione. Quella che abbiamo provato per icrewplay, consisteva nell’interpretare i membri di un equipaggio di una nave alla deriva di un mare fantastico e popolato da strane e pericolose creature. A colpire è, in primis, la location. I players vengono accompagnati in una stanza viola (una sorta di purple screen) e, in essa, prendono posto con i loro visori. La cosa più particolare risiede, sicuramente, nel fatto che l’utente può vedere sè stesso nella scena e non un proprio avatar. Ecco spiegato, quindi, il motivo del purple screen: fare in modo che tutto il viola sparisca lasciando visibili solo i giocatori (un po’ come accade con il green screen, nel cinema). Inoltre, la forma della stanza ed i solidi che la compongono, diventano gli appigli a bordo della nave virtuale. Quando un utente, ad esempio, si avvicina al limite dell’imbarcazione, per aggrapparsi, la sua mano riceverà il feedback reale di una sponda presente nella realtà. La stessa dinamica avviene con l’albero maestro, il timone e gli altri membri dell’equipaggio. In definitiva, quello di Tyffonium è un esperimento molto interessante che, tuttavia, dimostra ancora i limiti di una tecnologia che sta facendo i primi passi. La percezione di sè stessi e degli altri players, nel mondo virtuale, risente di un fastidioso lag (ritardo) e di uno scontornamento in purple screen ancora da perfezionare. Probabilmente, la potenza di calcolo sarebbe dovuta essere maggiore, per un risultato ottimale e, probabilmente, è per questo stesso motivo che la grafica dell’esperienza è molto più spartana rispetto a quella vista sull’HexaRide.
Ma quello che è, a tutti gli effetti, il centro nevralgico della realtà virtuale di Tokyo è la VR Zone, nel distretto di Shinjuku. La VR Zone è una struttura piuttosto grande che si trova a pochi passi da quel palazzo su cui impera il busto di un Godzilla a grandezza “reale”. Al suo interno, vi sono diversi tipi di attività che non coinvolgono solo il settore della Realtà Virtuale. Comunque, non vi sono dubbi sul fatto che le protagoniste siano proprio le attività virtuali. Al costo di 4400 yen, si ottiene l’accesso a quattro esperienze a scelta su circa dieci messe a disposizione (un costo unitario, quindi, molto vicino a quello dell’HexaRide). Nella VR Zone, si ottiene il miglior compromesso fra le due proposte dell’isola di Odaiba: interazione e cura visiva. Inoltre, non è da sottovalutare la varietà delle proposte. In questo edificio, si passa con nonchalance da una divertentissima ed avvincente sfida tra amici a Super Mario Kart in cui, naturalmente, ognuno prende posto su un kart che restituisce all’utente il feedback dei movimenti e della strada virtuale, all’esperienza horror raggiungibile, in modo semplicissimo, seguendo le grida di terrore dei giocatori che decidono di provarla. Non mancano le esperienze robotiche che ci mettono alla guida di un EVA dell’anime Neon Genesis Evangelion o che ci fanno pilotare l’elicottero che deve placare la furia di Godzilla. Una delle ultime novità, infine, è quella che porta a bordo di un canotto in balìa delle rapide sul quale i players devono darsi da fare e vogare con ritmo ed ordine per evitare di andare a sbattere. Punti comuni a tutte queste esperienze, come già detto, sono la cura grafica, il realismo dei movimenti fornito dalle postazioni e la possibilità di interagire in modo decisivo con il mondo virtuale. Queste caratteristiche, fanno della VR zone uno dei luoghi must visit di Tokyo, per appassionati di gaming e non!
Mamma mia… immagino sia stata una bellissima esperienza! :D