20th Century Boys (20世紀少年 Nijū seiki shōnen, lett. “I ragazzi del XX secolo”) è un manga di Naoki Urasawa pubblicato in Giappone a partire dal 1999, sulla rivista Big Comic Spirits della casa editrice Shogakukan, e concluso nel 2006 dopo 249 capitoli racchiusi in 22 Tankobon.
Il manga è diventato un cult tra gli appassionati del genere, ed ha consacrato il successo di Urasawa come autore (già noto per opere del calibro di Monster o Happy!), per via della sue atmosfere cupe ed una storia sempre attuale, che pesca da diversi spunti letterari e culturali. Con 20th Century Boys andremo a leggere una storia fatta di teorie cospirative, fantascienza e molti riferimenti alla cultura pop degli anni 90 (non solo giapponese) ed alla musica rock, il tutto in una forte chiave di protesta verso il problema delle sette che affligge la società nipponica ed il terrorismo globale.
Prima di procedere con la lettura di questo nostro speciale, vi consiglio di recuperare anche gli ultimi appuntamenti con la rubrica di Otakult:
La trama di 20th Century Boys
Con un ritmo narrativo decisamente non-sequenziale, ricco di flashback e continui salti temporali, Naoki Urasawa ci racconta, attraverso la sua opera 20th Century Boys, gli avvenimenti che avvengono tra il 1969 ed il 2016 nel suo Giappone distorto e modellato da quelle che sono le scelte di alcuni personaggi all’interno della narrazione.
Durante i vari flashback e salti temporali che saremo costretti a fare per seguire gli avvenimenti di 20th Century Boys, avremo modo di conoscere e veder crescere diversi personaggi che matureranno e si evolveranno attraverso le pagine del manga. Partendo infatti dal 1969 conosceremo i nostri protagonisti nella fase della loro giovinezza e spensieratezza, durante il loro continuo giocare agli eroi, sognando di salvare il mondo. Un gioco che si rivelerà essere, durante il corso dell’opera, il punto centrale di tutta la narrazione.
Kenji, Occio, Yoshitsune, Maruo, Yukiji e Donkey non sanno infatti che quelle azioni cosi innocenti e spensierate (come il crearsi una base segreta per poter leggere manga e riviste porno in libertà ed ascoltare la radio), quel simbolo formato da un occhio ed un dito che indica creato per consacrare la loro amicizia e soprattutto il “Libro delle profezie” dove annotano le loro fantasticherie su un futuro di distruzione della terra, torneranno a farsi sentire trent’anni dopo, durante gli anni 90.
Il suicidio di Donkey e la misteriosa ricomparsa del loro simbolo segreto utilizzato da una setta, darà il via alle vicende narrate da Urasawa, che porteranno Kenji, a ripercorre il suo passato ed ad investigare sulla vita dei suoi amici d’infanzia.
Le loro azioni da bambini, il loro motto innocente di voler salvare il mondo, ed il loro simbolo segreto, ci accompagneranno per l’intera lettura dell’opera, in un susseguirsi di colpi di scena che porteranno il lettore ad assistere a diversi eventi importanti in svariate annate, e che si ricollegheranno sempre a quei semplici giochi infantili. Piccolezze e semplici giochi che, tuttavia, sembrano essere sfuggiti al controllo dei protagonisti, che si troveranno faccia a faccia con i loro ricordi e con una minaccia che porterà il nome de “L’Amico”.
“L’Amico“, sarà infatti una figura chiave e misteriosa per tutta la narrazione di 20th Century Boys, che costantemente metterà in dubbio i protagonisti della storia, che cercheranno (una volta riuniti da adulti per evitare che le minacce raccontate nel Libro delle profezie si avverino) di trovare con la logica i collegamenti tra i loro giochi infantili e le vicende che stanno scuotendo il Giappone della loro età adulta, e che li porterà a scontrarsi con questa losca figura, in quel futuro cupo, dove la pace mondiale sembra essere nuovamente in pericolo.
I punti di forza di 2oth Century Boys
Un forte utilizzo della simbologia ed il continuo collegamento da parte di Urasawa agli eventi importanti realmente accaduti in Giappone durante gli anni narrati nell’opera, formano il successo della storia di Kenji ed amici. Una storia ricca di colpi di scena e capace di tenere il lettore incollato fino alle ultime pagine dei suoi volumi.
Il simbolo creato dal gruppo di ragazzini, sarà infatti lo stesso che verrà utilizzato da “L’Amico” per guidare la sua setta di adepti. Questo personaggio, di cui non si vedrà mai il volto per quasi tutta l’opera, utilizzerà proprio l’occhio con la mano che indica per farsi conoscere al mondo e per presentarsi ai suoi seguaci, e mano a mano che la narrazione si farà più intensa, sarà sempre più collegato agli eventi del Libro delle profezie, infittendo il mistero che anela intorno alla sua figura.
Una forte storia di ribellione a questo potere che sembra essere ingovernabile ed inarrestabile, e che sembra sfogliare davanti al gruppo di amici, le pagine del loro stesso libro, ripercorrendo quella strada immaginaria che, sul finale, avrebbe visto la distruzione della terra.
A completare il cerchio che ha reso cosi celebre questa opera di Urasawa, i molti riferimenti alla fantascienza ed alla grande evoluzione del Giappone in campo tecnologico di quegli anni, misti alla voglia dell’autore di creare personaggi che non vogliono fermarsi alle apparenze e non hanno paura di rischiare tutto per andare contro una potenza tanto grande quanto irraggiungibile e spietata, sempre pronta ad agire nell’ombra attraverso la sua schiera di adepti.
Per lasciarvi il piacere della lettura non vi diremo chi si cela dietro la figura de “L’amico” o il modo in cui questa viene scoperta.
Tuttavia, consigliamo una lettura molto attenta ai dettagli per apprezzare appieno l’opera e tutti i riferimenti culturali nascosti in essa, in quanto la narrazione di 20th Century Boys fa molto affidamento alle piccolezze nascoste nelle tavole di Urasawa e nella sua trama decisamente complessa, e se letto in modo frettoloso, potrebbe risultare molto confusionario dati i suoi continui salti temporali.